«Non può essere tollerato, anche di fronte a un’emergenza grave come quella che stiamo vivendo, che esistano malati di serie A e malati di serie B» sottolinea la Vicepresidente della Commissione Affari Sociali Michela Rostan
«Analizzando i dati del 2019 registriamo un decremento notevole e non giustificato di pazienti affetti da Epatite C avviati a trattamento: il calo ammonta a circa il 35% causando così un possibile ritardo di 7 anni nel raggiungimento degli obiettivi sanitari prefissati dall’Organizzazione mondiale della sanità, vale a dire debellare la malattia entro il 2030. Se a questi numeri sommiamo gli effetti della situazione assolutamente straordinaria per la pandemia Sars-Cov2, il calo del numero dei trattamenti dell’infezione da HCV registrato nel 2020 potrebbe essere addirittura superiore al 65% rispetto all’anno precedente. È il drammatico corollario dell’emergenza Covid-19 nel nostro Paese che riguarda la riduzione dei trattamenti per tutti gli altri pazienti affetti da patologie diverse, in particolare quelli che devono essere seguiti nelle stesse strutture dei pazienti Covid». È l’allarme lanciato da Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, che sul punto ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro per la Salute, Roberto Speranza, per chiedere di accelerare l’iter di approvazione del Decreto Attuativo del Fondo già istituito per lo Screening di HCV (G.U. 29 Febbraio 2020), la revisione del Piano Nazionale Eliminazione Epatiti (PNEV) con susseguente condivisione con la Conferenza Stato Regioni per la sua piena attuazione; e con l’istituzione di un Fondo ad hoc per il trattamento dell’epatite nell’ambito del relativo Piano Nazionale per la Prevenzione e il trattamento, integrato da piani regionali di eliminazione, che potrebbe rendere così nuovamente raggiungibile l’obiettivo dell’OMS per l’eliminazione dell’HCV entro il 2030.
«Non può essere tollerato, anche di fronte a un’emergenza grave come quella che stiamo vivendo, che esistano malati di serie A e malati di serie B – prosegue Rostan. L’epatite C è una malattia clinicamente rilevante dalle gravi conseguenze a livello epatico e che per la sua alta capacità di contagio è, purtroppo ancora oggi, un problema di salute pubblica e lo sarà fino alla sua completa debellazione. Occorre che il governo ponga la necessaria attenzione a questi pazienti coerentemente con gli investimenti sostenuti sino ad oggi dal SSN per il trattamento di pazienti dal 2015 al 2018 che, è bene ricordare, hanno portato ad un risparmio di oltre 52 milioni di euro per 1.000 pazienti trattati».
«La recente attribuzione del Premio Nobel ai ricercatori che hanno identificato il virus evidenzia come a livello internazionale sia alta l’attenzione verso questa patologia, il cui contrasto, grazie ai progressi di ricerca e clinica ha contribuito anche a definire le modalità di approccio al Covid, a livello – conclude la deputata di Italia Viva – e per questo proseguiremo con le campagne di prevenzione e gli screening in piazza per evitare la recrudescenza della diffusione del virus. Ma serve anche garantire la necessaria assistenza a chi ne è affetto. A questo proposito giova ricordare la necessità di organizzare le strutture ospedaliere con percorsi protetti che consentano ai pazienti con epatite C e promuovere screening congiunti con quelli per il Covid che consentano di proseguire in questa difficile battaglia».