«La Costituzione Etica della Federazione ha un preciso messaggio da comunicare: il coronavirus si combatte con il coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie» spiega l’avvocato Laila Perciballi, referente della Federazione TSRM PSTRP
«Oggi, 2o Febbraio 2021, nella casa virtuale della della Fno Tsrm Pstrp di Roma e Provincia, stiamo celebrando “la giornata internazionale dei professionisti sanitari vicini alla persona, vicini alla comunità”. Festeggiamo dunque il valore dell’integrazione per la promozione della salute». Inizia così il discorso tenuto dall’Avvocato Laila Perciballi, referente della FNO TSRM PSTRP per la redazione della Costituzione Etica, tenuto nel corso del webinar organizzato dall’Ordine TSRM e PSTRP di Roma dal titolo “Il prezioso ruolo delle professioni sanitarie ai tempi del Covid. L’esperienza dell’Ordine di Roma”.
«La Giornata – prosegue l’avvocato Perciballi – è stata istituita per “onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia di Coronavirus nell’anno 2020″ [legge 13 novembre 2020, n. 155]. E, riportando le parole del Presidente delle federazione delle professioni sanitarie, Alessandro Beux, “è stata necessaria un’emergenza pandemica per rendere evidente ai più il valore inestimabile delle professioni sanitarie, tutte, ognuna per quel che di esclusivo e di essenziale garantisce a favore della salute degli individui. Sin da questa prima edizione la nostra Federazione ha voluto che le iniziative promosse fossero caratterizzate dalla sobrietà che le motivazioni alla base della Giornata impongono e da un chiaro profilo inter-professionale e inter-istituzionale. Quel che ancora stiamo patendo, insieme, deve essere sin da questa prima edizione un monito e uno stimolo a perfezionare la conoscenza, il rispetto e la cooperazione inter-professionale. Così facendo, oltre a garantire la miglior sanità, onoreremo nel migliore dei modi possibili il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia di Coronavirus nell’anno 2020. A nome del Comitato centrale, del Consiglio nazionale e delle Commissioni di albo, locali e nazionali, ringrazio le colleghe e i colleghi per quel che han dato, patito e a cui hanno rinunciato, con un pensiero particolare alle famiglie e ai cari delle colleghe e dei colleghi che a causa della Covid-19 non ci sono più”.
Memori del loro sacrificio, nel corso dei lavori per la realizzazione della Costituzione etica della Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM PSTRP, di seguito Federazione), oggi in fase di consultazione pubblica, siamo stati costantemente attenti alla persona, intesa come professionista sanitario, come persona assistita, come persona di riferimento. La persona è, difatti, (art.1 della Costituzione) “il centro in cui si armonizzano le dimensioni biologiche, spirituali, relazionali, etiche, bioetiche, ambientali e progettuali dell’essere umano nel percorso della vita”. Oggi celebriamo i professionisti sanitari ma al contempo ricordiamo la sconfitta della nostra società alla luce dei migliaia di morti, anche tra i professionisti sanitari, che ci sono stati e che purtroppo continuano ad esserci ogni giorno.
È un sentire comune che tutte queste vittime non siano dovute solo alla calamità ma anche – se non soprattutto – alle inefficienze ed ai tagli della sanità, al mancato rispetto dell’ambiente, all’assenza di uno sviluppo sostenibile rispettoso della persona e dell’ambiente. Se tutto questo è accaduto, se professionisti sanitari, anziani e persone di ogni età sono morte significa che le parole Universalità, Uguaglianza e Solidarietà non hanno un vero contenuto all’interno di questa nostra società! Per questo si è evidenziato (art.3.4.) che “tutte le persone hanno diritto di accedere al Servizio Sanitario Nazionale, comunque organizzato e articolato sul territorio”. In questa ottica il professionista sanitario “promuove la qualità della programmazione e dell’organizzazione sanitaria e contribuisce a rendere effettivi i principi fondamentali di universalismo, uguaglianza e solidarietà del Servizio Sanitario Nazionale”. Solo in questo modo è possibile costruire il cammino verso la salute intesa (art.3) come “condizione dinamica di benessere fisico, mentale, spirituale, sociale e ambientale, non mera assenza di malattia” che “insieme con la sicurezza delle cure è diritto fondamentale della persona e interesse della comunità”.
È stata individuata una funzione sociale del professionista in una duplice chiave: Promozione della salute (art. 3.2) e anche (articolo 3.3) Prevenzione e precauzione. E questo nel quadro di uno Stato che faccia giustizia da un lato, ma che sia al contempo espressione di quella necessità di rinnovamento e di vero cambiamento che si è accesa in ogni professionista della sanità, come in ogni persona di buona volontà.
Insomma al centro ci devono essere la persona e la qualità della relazione ovvero, come si legge nella Costituzione (articolo 4.1) “attenzione verso l’altro e presa in carico dei bisogni di salute della persona assistita”. Si tratta di “una relazione contraddistinta da umanità ed empatia, gentilezza ed educazione, …una relazione modulata tenendo conto dell’età, del genere, dell’etnia, della cultura, della religione e dei valori etici di riferimento. Una relazione basata sull’ascolto attivo”. E alla base c’è la comunicazione ispirata a criteri di verità, attualità, immediatezza, correttezza e chiarezza del messaggio così che le persone abbiano la possibilità di comprendere il significato della informazione ricevuta e di esercitare in concreto il diritto/dovere a scelte consapevoli per la tutela della salute. Del resto la comunicazione che ruota intorno ad una informazione corretta, comunicata in modo adeguato, è alla base di ogni relazione di fiducia che consente l’effettivo rispetto dei diritti inviolabili della persona. Il professionista sanitario crea empatia dato che “le informazioni fornite alla persona assistita, secondo progettualità preventivamente elaborate, permettono una sua migliore adesione agli interventi sanitari”.
Durante la pandemia, la FNO ha preso ancora più coscienza dell’importanza del proprio ruolo e del significato valoriale del cammino della Commissione Costituzione etica della Federazione. In questa sede, ci si è posti l’obiettivo di contribuire a rivisitare e salvaguardare i principi fondanti del Sistema Sanitario Nazionale: Universalismo, Uguaglianza e Solidarietà. Si è capito che bisognava lottare contro le nostre abitudini e non solo contro il virus. Si è capito che il vero alleato del coronavirus è stata l’incompetenza, l’assenza di lungimiranza, l’oblio delle esperienze che ci ha regalato la storia. E la Costituzione Etica della Federazione risente delle quotidiane sofferenze dei professionisti sanitari, delle persone assistite, delle comunità, del territorio e di tutte le criticità mostrate dalla sanità e dalla società in questi mesi. Nella fragilità, la Commissione Codice Etica ha cercato le risposte nei valori. La Costituzione Etica della Federazione ha un preciso messaggio da comunicare: il coronavirus si combatte con il coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie, in un unico progetto di formazione – sin dall’Università- sulla responsabilità, sulla sicurezza delle cure, sulla corretta modalità di comunicazione ed informazione, sulla qualità della relazione, sul consenso informato – ai tempi della pandemia, troppo spesso sacrificato -, sull’etica e sulla deontologia creando una vera e duratura alleanza tra i professionisti sanitari, la cittadinanza e le istituzioni.
La pandemia ha messo in luce i cambiamenti della sanità che è diventata molto più complessa, formata di ben 30 professioni, di cui 19 afferenti alla Federazione: l’introduzione del valore della “multiprofessionalità” fotografa questa realtà poliedrica. Non è una parola particolarmente bella, e abbiamo avuto dubbi se cambiarla o meno, ma poi ci si è detti che, invero, l’ “attività multiprofessionale”, espressa nell’art.7 della Costituzione, riconosce “la rilevanza dell’integrazione e della collaborazione leale e coordinata con i colleghi di tutte le professioni per far fronte ai bisogni di salute della persona e della comunità”. Durante la pandemia, il professionista sanitario ha mostrato che “nello svolgimento dei propri interventi, crea un rapporto di fiducia con i colleghi di tutte le professioni basato su solidarietà, responsabilità e condivisione, collaborazione e cooperazione nel lavoro multi e interprofessionale, riconosce le peculiarità dei diversi ambiti di competenza, partecipa ai processi decisionali dell’equipe, ne attua le scelte e favorisce una comunicazione efficace nel rispetto della centralità della persona”. Ed ancora, con senso di responsabilità e solidarietà, il professionista sanitario oltre a prendersi cura della persona assistita (art.1.5.) “è attento al benessere fisico, psichico e relazionale proprio e dei colleghi, previene i rischi da stress lavoro-correlato o extralavorativo, consapevole che questo possa incidere sulla qualità dell’agire professionale. Promuove ogni azione utile a recuperare il pieno benessere in caso di stress, proprio o dei colleghi, prendendosi cura anche degli altri curanti. Il professionista sanitario mantiene con i colleghi una solida relazione che sostenga l’assunzione di responsabilità negli obiettivi e nelle scelte, anche attraverso un costante dialogo personale e in equipe”.
Nella giornata delle professioni sanitarie, in un mondo trasfigurato dai lutti e dalla sofferenza, è forte, come più volte espresso dal Presidente Alessandro Beux, la “necessità di un cambiamento vero, sostanziale, non dettato dall’emergenza e dalla paura”. Perché, se diamo davvero valore alla memoria, una passata la pandemia, come ha affermato il tesoriere Teresa Calandra, “nulla sarà come prima” . E, riprendendo il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi: “Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata.”
L’auspicio è che l’Italia, paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa proporre un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro abitazioni, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale. La parola chiave è rifioritura della sanità e della collettività; e, quindi, per il post-lockdown, si chiede alle Istituzioni “di disegnare insieme le nuove rotte” del camminare solidalmente con le persone, con i professionisti sanitari, in una società che rispetti i principi inviolabili della persona e dell’ambiente.