La Medicina di Genere non è la salute della donna o la salute dell’uomo, bensì una nuova dimensione della medicina che studia l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, fisiopatologia e patologia umana. Lo stato di salute o di malattia può essere influenzato sia da aspetti sanitari legati al sesso (biologici) sia da aspetti […]
La Medicina di Genere non è la salute della donna o la salute dell’uomo, bensì una nuova dimensione della medicina che studia l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, fisiopatologia e patologia umana. Lo stato di salute o di malattia può essere influenzato sia da aspetti sanitari legati al sesso (biologici) sia da aspetti socio-economici e culturali, cioè di genere. Infatti, se dal punto di vista biomedico è stato osservato che gli uomini e le donne presentano significative differenze riguardo l’insorgenza, la sintomatologia, la progressione, la risposta ai trattamenti e la prognosi di molte malattie, esistono anche fattori socio-economici e culturali che possono condizionare l’accesso alle cure per individui di sesso diverso.
«Le differenze di genere nelle malattie gastro reumatologiche sono particolarmente evidenti nel numero di persone colpite. L’80% dei pazienti con malattie autoimmuni (come molte malattie gastro reumatologiche), infatti, è rappresentato da donne a causa di una maggiore sensibilità del sistema immunitario – spiega il Presidente della SIGR, Vincenzo Bruzzese –. Tra queste anche molte patologie gastro-reumatologiche: la sindrome di Sjogren, il lupus eritematoso sistemico (LES), le malattie autoimmuni della tiroide e la sclerodermia presentano una frequenza 7-10 volte più elevata nelle donne rispetto agli uomini. E sempre a svantaggio delle donne, anche se in misura inferiore è la prevalenza di malattie quali l’artrite reumatoide (AR), la sclerosi multipla e la miastenia grave, che sono 2-3 volte più frequenti nelle donne rispetto agli uomini».
«Un approccio di genere alla medicina, garantendo a tutti, uomini o donne, il migliore trattamento auspicabile in funzione delle specificità, consentirebbe di promuovere l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure generando risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – spiega il Prof. Walter Malorni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) –. Per raggiungere questo obiettivo la Medicina di Genere non deve essere una specialità a sé stante, ma un’integrazione trasversale di specialità e competenze mediche affinché si formi una cultura e una presa in carico della persona che tenga conto anche delle differenze biologico-funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che ovviamente di risposta alle cure».
«Recentemente – spiega la Dottoressa Elena Ortona dell’ISS –, Agenzie ed Istituzioni internazionali quali FDA (Food and Drug Administration), WHO (World Health Organization) ed ONU hanno preso in considerazione questa nuova disciplina ed hanno consigliato di favorire lo sviluppo di nuove strategie preventive, diagnostiche, prognostiche e terapeutiche che tengano conto delle differenze tra uomini e donne in termini biologici, sanitari e sociopsicologici. Negli ultimi cinque anni sono stati pubblicati circa 5000 lavori clinici e di biologia sperimentale su riviste scientifiche. Sono nate alcune riviste scientifiche specialistiche (per es. “The Italian Journal of Gender Specific Medicine”, “Biology of Sex Differences”, etc.) ed interi Istituti specificamente dedicati alle differenze di genere (Berlin Institute of Gender in Medicine, Germany; Center for Gender Based Biology – UCLA, USA, etc.). Questo ha consentito alla stampa ed ai mass-media in generale di recepire il tema come innovativo e di interesse pubblico. In Italia – prosegue la Dottoressa – si è costituita un’importante rete di collaborazione per il sostegno della Medicina di Genere che vede coinvolti l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), con la recente attivazione di un Centro di Riferimento per la Medicina di Genere, il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere e il Gruppo Italiano su Salute e Genere (GISeG). C’è una convergenza di obiettivi e di azioni tra queste 3 istituzioni volti all’informazione della popolazione, alla ricerca scientifica e alla formazione degli attori nel mondo sanitario, in primis i medici».