Il segretario generale della Fials Giuseppe Carbone attacca: «I 9 miliardi alla sanità gridano vendetta, soprattutto se rapportati a un totale di 196 miliardi disponibili. É offensivo per gli operatori sanitari, dopo tutto quello che hanno fatto e continuano a fare per lottare contro questo virus»
«Stendiamo un velo pietoso sulla bozza del cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano che prevede come spenderemo il Recovery Fund: i 9 miliardi alla sanità gridano vendetta, soprattutto se rapportati a un totale di 196 miliardi disponibili. É offensivo per gli operatori sanitari, dopo tutto quello che hanno fatto e continuano a fare per lottare contro questo virus, financo al sacrificio estremo di centinaia di colleghi. É così che li ringraziamo per gli immani sforzi messi in campo in questi drammatici dieci mesi di pandemia? Non basta essere il paese dove si muore di più di Covid per capire che è necessaria una riorganizzazione radicale e una revisione strutturale del SSN». Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, sul Recovery Plan italiano per la sanità.
«Non crediamo ai nostri occhi. Al momento – prosegue – lo stanziamento di fondi è davvero esiguo, ci auguriamo che venga rivisto al più presto, a meno che non abbiano deciso di avvalersi del Mes».
I tagli lineari degli ultimi dieci anni alla sanità hanno portato al blocco del turn over e a un depauperamento progressivo dell’offerta di salute ai cittadini, con le ricadute che sono state evidenziate dalla crisi pandemica in termini non solo di posti letti delle terapie intensive, ma soprattutto di organici ridotti all’osso. «Questi 9 miliardi – ribadisce Carbone – sono uno schiaffo agli operatori sanitari e agli italiani stessi, che vivono sulla loro pelle il blocco delle attività degli ospedali e chiedono salute. É necessario investire subito ingenti risorse – conclude il segretario generale Fials – per un piano straordinario di assunzioni e per valorizzare gli infermieri e le professioni sanitarie».