Contributi e Opinioni 19 Novembre 2018 16:42

Foad Aodi (Amsi): «Al decreto sicurezza rispondiamo potenziando l’integrazione silenziosa, qualificata e non valorizzata»

Il Congresso annuale dell’AMSI (Associazione Medici d’origine Straniera in Italia) insieme al Corso d’aggiornamento AMSI in Neurotraumatologia si terrà il 1 dicembre a Roma. L’iniziativa si svolgerà nella Clinica “Ars medica” (Via Ferrero di Cambiano) con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Roma, Movimento “Uniti per Unire”, Unione Medica Euro mediterranea (UMEM) e BTL Italia. Parteciperanno professionisti della […]

Il Congresso annuale dell’AMSI (Associazione Medici d’origine Straniera in Italia) insieme al Corso d’aggiornamento AMSI in Neurotraumatologia si terrà il 1 dicembre a Roma. L’iniziativa si svolgerà nella Clinica “Ars medica” (Via Ferrero di Cambiano) con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Roma, Movimento “Uniti per Unire”, Unione Medica Euro mediterranea (UMEM) e BTL Italia.

Parteciperanno professionisti della sanità italiani e d’origine straniera: nel contesto del programma d’aggiornamento professionale e interdisciplinare dell’AMSI (che ha al suo attivo, in 18 anni, l’organizzazione di più di 650 convegni) s’intensifica la collaborazione tra AMSI e Ordine dei Medici di Roma e Provincia. Il convegno(accreditato ECM, con il rilascio, a tutti i professionisti partecipanti, di 6 crediti formativi) nasce nel quadro della politica dell’AMSI di massima apertura anche alle altre professioni sanitarie e alla società civile nel suo complesso. Interverranno, infatti: neurologi, neurochirurghi, fisiatri, radiologi, ortopedici, radiologi, fisioterapisti, podologi. 

«Sin dall’inizio della sua attività – precisa il professor Foad Aodi, medico fisiatra, fondatore e Presidente AMSI e Consigliere dell’ OMCeO di Roma  – l’AMSI ha ritenuto che medicina e sanità siano i migliori argomenti per sviluppare veramente il dialogo interculturale e inter religioso e la difesa dei diritti umani. Al Convegno del 1 dicembre, così, presenteremo le ultime proposte dell’AMSI e i suoi progetti recenti “Buona sanità Internazionale” e “Buona immigrazione”, per lo sviluppo d’una vera cooperazione sanitaria internazionale. Siamo, infatti, fortemente preoccupati – prosegue Aodi – per un quadro internazionale in cui, da una parte, continuiamo a contare le morti di  innocenti (nei vari conflitti o per fame o nel mare), la violenza contro donne ed anziani e la scomparsa – nel caos delle migrazioni irregolari – di migliaia di minorenni non accompagnati. Dall’altra, la mancanza di qualsiasi seria azione politica e diplomatica per prevenire tutto questo, con un preoccupante e gravissimo ritardo dell’ Unione Europea, che ha lasciato  l’Italia da sola in questi anni di emergenza  immigrazione, legata al continuo mutamento della geopolitica nei Paesi euro mediterranei e africani».

«Con i nostri due progetti – conclude il Presidente dell’ AMSI – proponiamo, in sostanza, nuove politiche nazionali per l‘immigrazione (che dev’essere sempre programmata coi vari Paesi di partenza): l’integrazione- termine che, oggi, sembra scomparsa dal lessico della politica italiana – e la sicurezza di tutti, nel rispetto di diritti e doveri. Ci sembra questa, da parte nostra, la migliore risposta al “Decreto sicurezza” del Governo. In Italia vivono e lavorano circa 80.000 professionisti della sanità (di cui circa 19.000 medici): senza negare la complessità dei problemi legati all’immigrazione, anzichè attribuire agli stranieri la responsabilità di tutto cerchiamo anche di valorizzare l’integrazione silenziosa,invisibile e qualificata, quella che ogni giorno, in Italia, compiono queste migliaia di professionisti della sanità, determinanti nel funzionamento del SSN e di altri importanti servizi pubblici. E pensiamo, nella cooperazione internazionale, a realizzare adeguati progetti di sviluppo dei servizi sanitari nei nostri Paesi di origine. Queste iniziative permettono di formare e specializzare medici in loco per curare adeguatamente bambini e malati, limitando, al tempo stesso, l’esodo annuale, in quei Paesi, di medici italiani, e le migliaia di richieste da parte di malati che desiderano essere curati in Italia, tramite progetti umanitari».

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