Misiti contesta la narrazione dei media che spesso parlano «di una sanità calabrese che non ha nulla da offrire, al pari di un territorio sottosviluppato». Secondo il deputato e medico M5S «non si può di certo negare che l’attrattiva per i giovani professionisti, medici, infermieri e oss sia pressoché nulla» e dunque bisogna «cambiare paradigma»
«Nel quotidiano, il mondo sanitario calabrese appare costellato da luci di una ribalta accese solo per interessi di share e di pubblicità, da media, giornalisti e politicanti più o meno interessati alla pubblicità personale e di tipo scandalistico». Così in una nota il deputato M5S e medico Massimo Misiti.
«Che la Calabria viva, e non da adesso, in grosse difficoltà, per gli addetti ai lavori e per i cittadini calabresi è notizia risaputa da sempre. Il SSN e quelli regionali hanno molte criticità, amministrative, legate ai bilanci, dove, spesso, vige il mancato equilibrio finanziario tra entrate e uscite, e l’inosservanza della regole sulle verifiche e i depositi. Criticità sanitarie, sono infinite, è sufficiente pensare che da un percorso ospedalecentrico e di campanile si è passati ad una mancata applicazione del DM 70/2015 che ha visto la chiusura di ben 18 ospedali, la mancata realizzazione di quelli che erano già stati costruiti, oltre che l’inosservanza delle verifiche antiincendio ed antisismica e la sostituzione delle attrezzature che sono oramai più che vetuste. Ma a tutto questo, che non è poco, si aggiunge la ritrosia a lavorare in Calabria, perché se tutto è marcio, se tutto non funziona, se tutto è mafia ed interesse privato, per quale motivo si dovrebbe lavorare in Calabria? La carenza quindi, che si nota, in particolare, è quella del personale sanitario».
«Questo ulteriore elemento – continua Misiti – aggrava una situazione già di per sé precaria, una crisi vera e propria che con l’emergenza pandemica sta avendo un culmine. Molte sono le campagne di promozione che volgono all’assunzione di personale sanitario per le strutture sanitarie calabresi, inviti rivolti a medici, infermieri e a tutti gli operatori, ma, ribadisco, la situazione che i media, giornali, tv, contenuti social, presentano è una situazione allo sbando: una sanità che non ce la fa, che non ha più speranze, che non lavora. Non è difficile mettersi nei panni di coloro che dovrebbero svolgere il lavoro di medico in Calabria, non è difficile chiedersi e chiedere perché un giovane medico dovrebbe voler esercitare la professione in Calabria? Da professionista della sanità che desidera lavorare con impegno, senso del dovere, capisco perfettamente tutte le reticenze. Il favoreggiamento dell’amplificazione delle negatività da parte di una certa categoria di giornalisti, che usano i media per fare e dare solo spettacolo con dosi di sensazionalismo spicciolo, che non aiutano ma che mostrano e rappresentano una situazione irrecuperabile sono responsabili e complici di un sistema di faziosità innata e non utile. La sanità calabrese non può essere il soggetto di una rappresentazione mediatica che fa indignare, ma di cui nessuno vuole occuparsi. Alcuni programmi tv forniscono una rappresentazione della sanità calabrese che non tiene mai conto delle eccellenze, che pure ci sono, e di un personale che, anche con fatica, riesce a fornire un servizio sanitario fondamentale. Lo dico da tempo ed è importante ribadirlo: esistono non solo delle responsabilità, ma anche dei responsabili. Coloro che hanno sbagliato devono fare i conti non solo con la coscienza collettiva ormai stanca, ma anche con gli istituti competenti. Nessuna caccia alle streghe, ma è necessario capire cosa e chi ha sbagliato affinché il sistema possa ripartire con più medici, con più personale sanitario».
«Non voglio declassare la sanità calabrese ad un mero mercato – conclude il deputato M5S – o utilizzare le logiche della concorrenza per parlare di nuove assunzioni, ma non si può di certo negare che l’attrattiva per i giovani professionisti, medici, infermieri e oss sia pressoché nulla. Nessuna agevolazione, nessun incentivo, anzi quello che abbiamo di fronte è una narrazione stanca e affranta, perpetrata da chi non vuole (ri)costruire ma solo distruggere. La narrazione è quella di una sanità calabrese che non ha nulla da offrire, al pari di un territorio sottosviluppato, eppure questo stesso territorio fa parte del Paese Italia. Mi sembra, pertanto, inverosimile, e soprattutto bisogna capovolgere questa forma mentis. Modificare uno status quo che non fa bene a nessuno, specie ai cittadini. La mia regione deve cambiare paradigma, sono tantissimi coloro che, nonostante abbiano studiato nei corsi dedicati alle professioni sanitarie, si ritrovano senza un lavoro: incominciamo da loro. Incominciamo a rinnovare, ad edificare una sanità diversa e per tutti».