Il lavoro di ricerca condotto dal team di Ematologia dell’Università di Milano Bicocca è stato pubblicato sulla rivista “Nature Communications”
Una nuova scoperta – effettuata da un team italiano coordinato dai professori Rocco Piazza, professore associato di Ematologia presso la facoltà di Medicina dell’Università di Milano-Bicocca, Carlo Gambacorti-Passerini, professore ordinario di Ematologia presso la stessa facoltà direttore del reparto di Ematologia dell’ospedale San Gerardo – fornisce un contributo importante alla comprensione della patogenesi della Leucemia Mieloide Cronica Atipica (LMCa) e potrebbe nel futuro cambiare il destino dei pazienti affetti da questa malattia. I risultati di questo lavoro di ricerca, condotto sotto il patrocinio della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dell’Associazione “Antonio Castelnuovo”, sono stati pubblicato sull’autorevole rivista “Nature Communications”. L’8 dicembre, inoltre, lo studio sarà presentato dalla dottoressa Diletta Fontana, ricercatrice presso l’Università di Milano-Bicocca e primo autore della pubblicazione, al congresso della Società Americana di Ematologia in sessione plenaria, dove è stato selezionato, insieme ad altri 5 lavori scientifici provenienti da tutto il mondo, nella prestigiosa categoria dei “Late-breaking abstracts”.
Ancora oggi, purtroppo, esistono tumori la cui origine rimane misteriosa e ciò impedisce lo sviluppo di strategie terapeutiche efficaci. Per i pazienti con LMCa (circa 200 nuovi casi in Italia ogni anno) la prognosi attualmente è estremamente severa, con una sopravvivenza che in genere non supera i 2-3 anni dalla diagnosi e senza terapie efficaci a contrastarne la crescita.
Grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate, come il sequenziamento dell’intero genoma e l’uso di una nuova tecnica conosciuta come CRISPR-Cas9, in grado di modificare selettivamente un determinato gene, è stato possibile caratterizzare il ruolo di un gene, noto come ETNK1, precedentemente identificato per la prima volta nel 2015 dallo stesso team dell’Università di Milano-Bicocca, e coinvolto nella LMCa fin dalle sue fasi più precoci. Ora è stato identificato il meccanismo con cui la mutazione del gene ETNK1 causa la leucemia.
«In passato eravamo riusciti ad identificare specifiche mutazioni a carico del gene ETNK1 – osserva il professore Piazza – ma il loro ruolo nel processo di sviluppo del tumore ci era oscuro. Dopo 4 anni di lavoro siamo riusciti finalmente a ricostruire il meccanismo oncogenico delle stesse, arrivando a capire come le mutazioni a carico di ETNK1 causino una ridotta produzione di un piccolo metabolita, noto come fosfoetanolamina, in grado di controllare l’attività del mitocondrio, il “motore” delle nostre cellule, agendo come un freno sulla sua attività. La ridotta produzione di fosfoetanolamina determina quindi un’iperattivazione del mitocondrio che, proprio come un motore costretto a lavorare ad un numero troppo elevato di giri, “inquina” la cellula con dei prodotti di scarto noti come radicali liberi. Questi prodotti a loro volta causano un danno diretto al genoma della cellula, causando l’accumulo di nuove mutazioni ed aumentando quindi progressivamente l’aggressività della malattia stessa».
«Le ripercussioni terapeutiche sono possibili – continua la dottoressa Fontana –; abbiamo già iniziato a lavorare a nuovi esperimenti che speriamo ci consentano di ripristinare il “freno molecolare” andato perso a causa delle mutazioni di ETNK1, arrivando quindi a bloccare direttamente il meccanismo alla base dell’attività genotossica mediata da ETNK1».
«Questo “freno” – conclude il professore Gambacorti-Passerini – ha dimostrato di funzionare in cellule leucemiche in coltura e speriamo di poterlo dimostrare a breve in vivo e in pazienti».
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