Quando ci si rivolge al proprio medico ci si aspetta competenza e professionalità innanzitutto, ma anche la capacità di rassicurarci e di comprendere il nostro stato d’animo di pazienti. Quasi mai ci si ferma a pensare che il medico, oltre il camice, è prima di tutto un essere umano che, a differenza di quanto accade […]
Quando ci si rivolge al proprio medico ci si aspetta competenza e professionalità innanzitutto, ma anche la capacità di rassicurarci e di comprendere il nostro stato d’animo di pazienti. Quasi mai ci si ferma a pensare che il medico, oltre il camice, è prima di tutto un essere umano che, a differenza di quanto accade in altre professioni, è quotidianamente a contatto con situazioni di malattia, di dolore, talvolta purtroppo anche di morte. Soprattutto se si tratta di un oncologo. Anche il medico, insomma, dovrebbe essere rassicurato e supportato nel gestire un carico professionale che lo espone a situazioni di stress e vulnerabilità tali da poter incidere negativamente sia nella vita privata che nel lavoro.
Parliamo di un logorio psicofisico che, tecnicamente, si chiama Burnout, sindrome sempre più diffusa anche nella classe medica italiana, benché ancora poco presa in considerazione da istituzioni e opinione pubblica. A porre l’attenzione sul tema è Women For Oncology Italy, l’associazione delle donne oncologhe italiane che il 22 e 23 marzo prossimi si riunirà a Perugia per il suo meeting annuale: un’occasione per fare il punto della situazione sullo stato dell’arte dell’oncologia, in particolare quella al “femminile”. L’incontro nel capoluogo umbro coinvolgerà professioniste provenienti da tutta Italia per confrontarsi sul concetto di leadership in oncologia e, soprattutto, su come sviluppare al meglio le proprie abilità personali per costruire un rapporto medico-paziente efficace: una vera e propria necessità in una fase storica in cui l’alleanza terapeutica è in crisi e la carenza di risorse in sanità riduce sempre più il “tempo medico” spendibile con il paziente. È invece partendo dalla soddisfazione personale e professionale dell’oncologo che si può restituire dignità e fiducia nella classe medica.
In particolare, W4O Italy coglie l’occasione di Perugia per assumersi l’impegno di mappare finalmente il fenomeno del Burnout in Italia, nella consapevolezza che l’oncologo deve possedere tutti gli skills per riuscire ad avere una buona relazione con il paziente, ma va anche supportato nel suo diritto di potersi “ricaricare” attraverso momenti di confronto ed ascolto con altri oncologi o psicologi. Secondo l’Associazione W4O Italy, attualmente il carico di lavoro dei medici italiani è sempre più pressante, tanto che, letteralmente, non hanno il tempo di “riprendere fiato” di fronte alla sofferenza.
In Italia non ci sono ancora strumenti potenti per contrastare questo fatto, né si è ancora sviluppato un sostrato culturale che preveda il supporto anche al medico, non solo al paziente. La sfida è dunque quella di ottenere una migliore distribuzione dei carichi professionali e fornire agli oncologi tutti gli strumenti cognitivi e relazionali necessari per affrontare al meglio tutti i risvolti di un mestiere che dà moltissimo e moltissimo prende.