Contributi e Opinioni 18 Giugno 2019 12:48

Tubercolosi e migranti, Galli (Simit): «Il problema sono le condizioni di vita, non il paese di appartenenza»

Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano e Presidente della SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) ha voluto far chiarezza sul contenuto di una sua intervista di qualche giorno fa in cui si parlava di migranti e tubercolosi. Di seguito la precisazione: «Dopo aver constatato che era stato sintetizzato male […]

Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano e Presidente della SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) ha voluto far chiarezza sul contenuto di una sua intervista di qualche giorno fa in cui si parlava di migranti e tubercolosi. Di seguito la precisazione:

«Dopo aver constatato che era stato sintetizzato male quanto avevo detto nell’intervista ad una radio nella frase “Non si può negare connessione tra paese d’origine migranti e diffusione malattia” – ritengo importante su di una simile affermazione ambigua e confondente operare una precisazione. È un dato di fatto che più un paese è povero, più è elevata la percentuale dei suoi cittadini che sono portatori di una tubercolosi latente. In merito alla connessione con la diffusione, cioè al rischio di trasmissione della malattia, è necessario un chiarimento».

«Secondo il rapporto della WHO – prosegue – del 2018, il 23% della popolazione mondiale, circa un miliardo e settecentomila persone, me compreso, ha una tubercolosi latente. Ha incontrato, cioè, nel corso della sua vita, il micobatterio della tubercolosi, senza sviluppare la malattia. Da un’infezione da Mycobacterium tuberculosis non ci si può mai liberare del tutto. Se dopo l’infezione il tuo sistema immunitario reagisce subito bene, costringe il batterio a nascondersi in particolari cellule, i macrofagi, ove resta ‘sotto sorveglianza’ per tutta la durata della vita dell’ospite».

«La probabilità che si riattivi, causando malattia – spiega – si calcola sia circa del 5-10%, e dipende principalmente dalle condizioni (più povertà, più disagio, più riattivazione) e dalla durata della vita (gli infettivologi italiani sanno bene che gli ultra ottantenni che vengono ricoverati nei loro reparti per la riattivazione di una tubercolosi non sono rari), dall’insorgenza di malattie debilitanti e dalla necessità di assumere farmaci immunosoppressori (in questo caso, i portatori di TB latente devono sottoporsi a particolari trattamenti preventivi)».

«La frequenza della TB latente in una popolazione è proporzionale alle condizioni di vita e al livello igienico-sanitario che le sono garantite. Quindi oggi i paesi più poveri sono quelli con la più alta percentuale di TB latente. In Italia – specifica – la TB latente e la circolazione di M.tuberculosis hanno cominciato a ridursi  prima ancora dell’introduzione delle terapie antitubercolari ad alta efficacia, in relazione con il miglioramento delle condizioni di vita. Ciononostante, i cittadini italiani che ‘ospitano’ M.tuberculosis sono ancora molti. Tra gli italiani sopra i sessanta, anche se mancano dati recenti,  gli ‘ospitanti’ sarebbero il 20-30%. Ipotizzando per difetto che nella intera popolazione siano il 10%, gli italiani con TB latente sarebbero, me compreso, circa sei milioni. E non credo che nessuno di noi sia, si ritenga o voglia essere trattato come un potenziale untore».

«Gli italiani con TB latente sono quindi anche  più numerosi di tutti gli immigrati – sostiene – e molto più numerosi di quelli tra gli immigrati che hanno una TB latente. La differenza sta tutta nelle condizioni di vita. Chi arriva dopo un viaggio disagevole, magari dopo un lungo soggiorno in condizioni miserevoli in Libia, non stupisce che abbia avuto più probabilità di riattivazione della TB. O di averla contratta in condizioni di sovraffollamento. Magari anche dopo essere arrivato in Europa, in situazione abitative precarie. Capita anche ai nostri connazionali senza tetto, che rappresentano un gruppo a rischio per la riattivazione della TB. È arrivato il momento di fare chiarezza, combattendo la malattia, e non le persone. I rischi legati alle condizioni di vita, e non chi li subisce».

Articoli correlati
Forno a microonde, attenzione ai batteri: “Ne può contenere fino a 101 ceppi”
Gli scienziati: "Non è una 'bomba batteriologica', ma va regolarmente pulito". Le ricerche precedenti avevano già dimostrato la presenza di comunità batteriche in elettrodomestici come le lavastoviglie e le macchinette del caffè, ma questa è la prima volta che si prende in considerazione il forno a microonde
Allarme antibiotico-resistenza, molti farmaci non funzionano più contro comuni infezioni infantili
Uno studio dell'Università di Sidney ha concluso che molti farmaci per il trattamento di infezioni comuni nei bambini e nei neonati non sono più efficaci in gran parte del mondo.L'allarme è stato lanciato sulla rivista The Lancet Regional Health Southeast Asia
I disinfettanti possono favorire la resistenza agli antibiotici di un superbatterio mortale
La maggior parte dei microbi muore se esposta ai comuni prodotti per la pulizia, ma i residui di questi disinfettanti potrebbero spingere i batteri mortali a diventare resistenti agli antibiotici. Questo è il risultato allarmante di uno studio condotto dalla Macquarie University di Sydney e pubblicato sulla rivista Nature Microbiology
Long Covid: rischio sovrastimato? Comunità scientifica divisa
Tracy Beth Høeg dell’Università della California, San Francisco, e il suo team di ricerca hanno affermato che c'è una buona probabilità che il Long Covid sia stato sovrastimato. Le conclusioni del loro lavoro hanno sollevato un polverone di polemiche all'interno della comunità scientifica
Long Covid: più vicini a un test del sangue per la diagnosi
I pazienti con Long Covid presentano chiare differenze nella funzione immunitaria e ormonale rispetto alle persone senza sindrome post-infezione. Questo significa che nel plasma potrebbero esserci molecole specifiche in grado di aiutarci a identificare coloro che hanno il Long Covid da chi no
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Alzheimer, Spadin (Aima): “Devasta l’economia della famiglia, la sfera psicologica e le relazioni di paziente e caregiver”

La Presidente Aima: “Due molecole innovative e capaci di modificare la progressione della malattia di Alzheimer sono state approvate in diversi Paesi, ma non in Europa. Rischiamo di far diventar...
Salute

Disturbi alimentari, ne soffrono più di tre milioni di italiani. Sipa: “Centri di cura pochi e mal distribuiti”

Balestrieri (Sipa): "Si tratta di disturbi che presentano caratteristiche legate certamente alla sfera psicologica-psichiatrica, ma hanno anche un’importante componente fisica e nutrizionale che...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"