Meini (Sifo): “Dati estremamente preoccupanti, colpiti i più fragili, ma anche soggetti ‘sani’. Aumentano richieste di visite specialistiche e prescrizione di medicinali (inappropriati)”.
“Le disuguaglianze di salute nascono dalle disuguaglianze nella società e solo intervenendo sugli aspetti politici, sociali e ambientali è possibile ridurre la palese e ingiusta differenza nella distribuzione della salute che esiste sia tra Paesi sia all’interno di uno stesso Paese”. È questo, in sintesi, il pensiero dell’epidemiologo di fama mondiale Sir Michael Marmot, secondo cui “il cambiamento climatico aumenta le disuguaglianze sociali e sanitarie “. La povertà, dunque, non è un destino e “nulla di ciò che attiene le iniquità di salute è inevitabile”. Il XLIV Congresso nazionale dei farmacisti ospedalieri SIFO, che si apre oggi a Roma, ha ospitato nell’ambito pre-congressuale una sessione dedicata al tema dell’emergenza climatica, un argomento – hanno spiegato gli organizzatori – ancora poco considerato tra le tematiche di politica sanitaria e di sostenibilità del sistema, della prevenzione e della qualità della salute.
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“Dalla sintesi delle evidenze scientifiche – ha fatto sapere la dottoressa Barbara Meini, presidente del collegio dei Probiviri e coordinatore per l’editoria scientifica SIFO – emergono dati estremamente preoccupanti sull’impatto che i cambiamenti climatici hanno sull’ambiente circostante, la biodiversità e la salute umana, in particolare sui fattori di vulnerabilità”. Oltre ad attuare “tempestivamente” soluzioni di adattamento e di mitigazione, ad esempio per la riduzione dei gas serra, è “necessario anche evitare l’aumento del divario sociale della disuguaglianza quando le variazioni climatiche scatenano eventi metereologici di portata inaudita (come per esempio ondate di gelo oppure di caldo torrido), in uno scenario di sottofondo alimentato dalla crisi energetica e da un aumento repentino dei costi per le fonti energetiche”.
Intanto i soggetti fragili per condizione sociale, età (anziani e bambini) e comorbilità sono “certamente quelli maggiormente interessati dagli effetti che determinano il peggioramento dello stato di salute- ha aggiunto la dottoressa Meini- ma anche i soggetti ‘sani’ vedono ridursi la possibilità di rimanere tali, con la conseguenza di maggiori costi per il Servizio Sanitario Nazionale. La conseguenza, infatti, è l’aumento delle richieste di accesso a visite specialistiche e a prestazioni diagnostiche di secondo livello, aumento della prescrizione di medicinali per il trattamento dei sintomi in acuto con più alta probabilità di inappropriatezza (come per esempio antibiotici e corticosteroidi inalatori)”.