Gli stati membri avranno tempo fino al 31 dicembre 2026 per mettersi in regola. Falciola (Sima): “Le nuove norme si applicheranno ai materiali che entrano in contatto con l’acqua potabile, dai sistemi di captazione fino ai rubinetti delle nostre case, allo scopo di impedire la crescita microbica e ridurre il rischio di sostanze nocive”
Tutti i materiali che entrano in contatto con l’acqua potabile, dal momento della captazione in natura, fino all’arrivo nelle nostre case attraverso i rubinetti, devono rispettare precisi standard igienici. A prevederlo una recente norma della Commissione europea. “Lo scopo è di garantire non solo una qualità dell’acqua potabile sempre più elevata, ma anche uno standard uguale in tutti i Paesi dell’Unione Europea”, spiega il professore Luigi Falciola, chimico analitico UniMi, responsabile Qualità dell’Acqua della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), in un’intervista a Sanità Informazione.
Gli stati membri avranno tempo fino al 31 dicembre 2026 per mettersi in regola, “esattamente come accaduto con la precedente norma sugli standard qualitativi dell’acqua potabile emanata dalla Commissione Europea nel 2020 ed in vigore dal gennaio del 2021. Successivamente, i vari Paesi si sono messi a lavoro per rendere operativa la norma: l’Italia si è già adeguata, altri Paesi stanno ultimando l’adattamento. Va sottolineato – aggiunge il professore Falciola – che già prima che fossero emanate tali normative gli standard dell’acqua potabile in Europa risultavano molto alti, i più elevati a livello mondiale”.
Nello specifico, le nuove norme si applicheranno ai materiali e ai prodotti destinati ad essere utilizzati in nuovi impianti per l’estrazione, il trattamento, lo stoccaggio o la distribuzione dell’acqua, o per lavori di riparazione, come ad esempio tubi di alimentazione, valvole, pompe, contatori dell’acqua, raccordi e rubinetti. Sono comprese, dunque, anche tutte le strumentazioni utilizzate per la captazione dell’acqua potabile che può essere effettuata da sorgente, da falde freatiche o artesiane, acque superficiali correnti (fiumi) o stagnanti (laghi), acque subalvee e, raramente, da acque meteoriche o piovane. “Lo scopo è impedire la crescita microbica e ridurre il rischio di sostanze nocive che penetrano nell’acqua potabile”, aggiunge l’esperto Sima.
Oltre a rendere l’acqua più sicura da bere, si ridurranno gli oneri amministrativi per le aziende che producono i materiali e i prodotti pertinenti, autorità nazionali comprese. Finora, come segnalato dall’esecutivo comunitario, c’è stata poca armonizzazione nell’Ue e i produttori erano obbligati a richiedere approvazioni diverse in ciascuno Stato membro in cui desideravano vendere i loro prodotti. Le nuove norme semplificheranno il lavoro di approvazione precedentemente svolto da ciascuna autorità nazionale. I materiali e i prodotti conformi alle nuove norme Ue riceveranno una dichiarazione di Conformità Ue e una marcatura specifica europea e il prodotto potrà essere venduto in tutta l’Unione senza alcuna restrizione legata a possibili problemi di salute pubblica o ambientali.
“L’emanazione di questa norma è, dunque, indiscutibilmente una buona notizia – dice l’esperto Sima -. Rientra nell’ambito delle ‘politiche europee dell’acqua’ che presto si focalizzeranno sulla regolamentazione degli inquinanti emergenti presenti nell’acqua potabile, come microplastiche (minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri) e PFAS (note come ‘sostanze chimiche permanenti’, con potenziali effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro), attenzionati a livello globale – conclude il professore Falciola – per la loro tossicità sulla salute umana e dell’ambiente”.
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