Le persone a rischio aviaria sono soprattutto quelle esposte per ragioni professionali. Ad affermarlo sono gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), della Fao e dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (Woah) nell’ultima valutazione redatta sull’argomento. Il livello di rischio di diffusione dell’influenza aviaria A/H5N1 è stato stimato in Nord America dove resta basso per la popolazione generale e da basso a moderato per coloro che lavorano a contatto con animali potenziali veicoli del virus. La diffusione del virus A/H5N1 non si è arrestata.
Il Report traccia un bilancio dei casi aggiornato al primo marzo 2025: negli Stati Uniti 979 mandrie di bovini da latte risultavano positive al virus. Il virus, inoltre, continua a colpire uccelli e mammiferi. Dal 2022 si contano almeno 88 gatti domestici infettati. Parallelamente, aumentano i casi nell’uomo. “Dall’ultima valutazione del dicembre 2024 e fino al primo marzo 2025, sono stati segnalati ulteriori 17 casi umani di infezione da virus A/H5”, si legge nel report. Dodici di questi negli Stati Uniti e tra essi si conta un decesso. I casi, però, potrebbero essere sottostimati.
“Uno studio sierologico su 115 persone in Colorado e Michigan che lavoravano in allevamenti di bovini da latte” ha rilevato che otto (il 7%) presentavano “prove sierologiche di infezione recente”. Nuovi casi di influenza aviaria continuano a essere registrati anche al di fuori del continente americano. Tra dicembre e marzo sono stati segnalati due casi umani in Cambogia: entrambi i pazienti hanno contratto l’infezione da pollame infetto e sono deceduti. Un caso si è verificato nel Regno Unito in un lavoratore di un allevamento avicolo interessato dall’infezione. Un altro caso in Vietnam: l’individuo è entrato in contatto con pollame malato e morto e ha sviluppato una forma grave della malattia, ma è guarito. A questi si aggiunge un caso in un bambino in Messico, identificato a inizio aprile.
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