L’esposizione al caldo estremo, eventualità diventata più frequente a causa dei cambiamenti climatici durante la gravidanza è stata collegata a un aumento del rischio di grave morbilità materna, cioè di complicanze durante il travaglio e il parto. I rischi sono maggiori se l’esposizione è avvenuta durante il terzo trimestre di gravidanza. Questo è quanto emerso da uno studio condotto dal Kaiser Permanente Southern California, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open
L’esposizione al caldo estremo, eventualità diventata più frequente a causa dei cambiamenti climatici durante la gravidanza è stata collegata a un aumento del rischio di grave morbilità materna, cioè di complicanze durante il travaglio e il parto. I rischi sono maggiori se l’esposizione è avvenuta durante il terzo trimestre di gravidanza. Questo è quanto emerso da uno studio condotto dal Kaiser Permanente Southern California, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. In particolare l’esposizione prolungata al calore è stata collegata a un aumento del 27 per cento di complicanze.
Le donne incinte con un «livello di istruzione inferiore» e le cui gravidanze sono iniziate durante la stagione fredda sono risultate avere un rischio più elevati. Anche l’età sembra giocare un ruolo determinante, con le donne incinte di età inferiore ai 25 anni e quelle di età superiore ai 35 che mostrano un rischio elevato. «Le madri adolescenti hanno maggiori probabilità di trovarsi in condizioni sociali o fisiche sfavorevoli e possono avere una conoscenza o una consapevolezza limitata per proteggersi contro il caldo estremo», spiegano i ricercatori. «Le complicazioni della gravidanza e i fattori di rischio possono essere più comuni tra le madri anziane, probabilmente a causa dei cambiamenti fisiologici derivanti dall’invecchiamento, che possono esacerbare gli effetti del calore», aggiungono.
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Lo studio si è basato sui dati riguardanti 403.602 gravidanze con un’età media di 30,3 anni in un periodo che va dall’1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2018. L’analisi ha rilevato che il caldo estremo è stato associato a molti esiti ostetrici avversi. Questi includono la nascita pretermine, la rottura prematura delle membrane, il basso peso alla nascita e la natimortalità. Per fornire nuovi spunti per la prevenzione di queste morbilità materne, l’analisi si è concentrata sui fattori di rischio ambientale che non sono stati esaminati in precedenza. I ricercatori hanno identificato quasi 3.446 casi di grave morbilità materna tra le 403.602 gravidanze. Inoltre, un’elevata esposizione a giorni di caldo estremo durante il terzo trimestre di gravidanza è stata associata ad un aumento del 28% del rischio di grave morbilità materna.
I tempi del concepimento, che portano alla fase più delicata della gravidanza durante i mesi più caldi, possono influenzare la relazione tra esposizione al calore e complicanze materne. Le madri che hanno iniziato la gravidanza nella stagione fredda (da novembre ad aprile) sono risultate più vulnerabili all’esposizione al caldo. Hanno cioè associazioni più elevate tra esposizione al calore e grave morbilità materna rispetto a coloro che hanno iniziato la gravidanza nella stagione calda (maggio-ottobre). Lo studio ha anche elencato le associazioni tra esposizione al calore ed eventi cardiovascolari durante il travaglio e la gravidanza, suggerendo la necessità di interventi mirati per ridurre il rischio di complicanze, in particolare tra le madri con un basso status socioeconomico.
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