Roberto Fumagalli (Niguarda Milano) spiega cosa accade a chi viene colpito da un fulmine. «La scarica da dieci milioni di volt altera le cellule e determina ustioni sul corpo e lesioni agli organi interni. La morte è pressoché istantanea. Chi sopravvive ha conseguenze neurologiche e fisiche»
Un clima sempre più instabile, cambi di pressione repentini e perturbazioni possono portare con sé fulmini molto pericolosi. Solo nell’ultimo weekend a causa del killer di fine estate hanno perso la vita sulle montagne piemontesi l’imprenditore Alberto Balocco e il manager torinese Davide Vigo, sorpresi da un fulmine in mountain bike, mentre sul gran Sasso tre giovani sono stati colpiti durante una escursione in montagna e uno di loro è rimasto ferito gravemente.
«Tutto accade in una frazione di secondo, chi viene colpito da un fulmine non ha neppure il tempo di percepire l’evento traumatico. La morte è istantanea». A spiegarci le dinamiche di un fenomeno che rappresenta la seconda causa di morte per eventi atmosferici, con una percentuale di sopravvivenza inferiore al 20% è Roberto Fumagalli che coordina l’attività clinica nell’ambito del soccorso territoriale lombardo e dirige il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Niguarda di Milano oltre che essere direttore di specialità della stessa disciplina.
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«La lesione provoca tre conseguenze – spiega Fumagalli – la prima di natura elettrica dovuta al passaggio della scarica attraverso il corpo». Questa in genere è fatale perché il voltaggio di un fulmine raggiunge i dieci milioni di volt. «Una situazione inimmaginabile – aggiunge -, la scarica elettrica altera le cellule ed è responsabile anche delle lesioni agli organi interni, come il cuore. Provoca asistolia cardiaca e conseguenze alle cellule nervose».
Oltre alle scariche elettriche il corpo va incontro anche a delle ustioni. «Questa è la seconda conseguenza – sottolinea Fumagalli – perché l’elettricità si trasforma in calore con conseguente ustione esterna e interna degli organi che genera la morte delle cellule e di tutto ciò che può essere ascritto ad un trauma da alte temperature». Ad aggravare ancor più la situazione è poi lo spostamento di massa che si genera. «Siano nell’ordine di 20 atmosfere per la differenza di temperatura che si crea e può ledere tessuti, ossa e quant’altro – prosegue il direttore di anestesia e rianimazione del Niguarda – Questi sono i tre meccanismi per i quali il fulmine può determinare lesioni al corpo umano, spesso fatali».
«Nel 30 percento dei casi la morte è improvvisa – aggiunge Fumagalli-, mentre c’è una percentuale importante di pazienti che muoiono per le conseguenze dei traumi subiti e si arriva complessivamente all’80 percento di decessi a causa del fulmine killer. Un 20 percento sopravvive con conseguenze neurologiche e fisiche, perché i tessuti vengono cotti, mentre una piccola percentuale di persone che rappresentano casi clinici, sopravvivono senza conseguenze. In realtà nella mia lunga carriera non ho mai avuto casi di pazienti che abbiano superato un evento tanto traumatico. Forse solo uno con conseguenze». Chi ce la fa avrà davanti a sé un lungo percorso di cure e riabilitazione con specialisti. «Il primo intervento è affidato all’anestesista rianimatore che presta le cure essenziali al fine di ripristinare il ritmo cardiaco, poi sarà la volta del chirurgo plastico che dovrà intervenire sulle ustioni e del chirurgo che interverrà sugli altri traumi subiti».
Sopravvivere a un fulmine è un evento raro, ancor più senza conseguenze. I danni possono essere al cervello, anche permanenti, all’udito e alla vista. Meglio dunque evitare di essere sorpresi dal killer del cielo e perciò è opportuno prestare attenzione ai consigli degli esperti e controllare il meteo prima di avventurarsi in una gita in montagna o al mare. «La prima regola di prevenzione è di stare lontani dalle superfici metalliche – dice Fumagalli – perché se queste vengono colpite, l’energia che si sprigiona provoca ustioni anche se ci si trova nelle vicinanze. Occorre poi evitare di cercare riparo sotto gli alberi ed è meglio stare lontani da tutte le strutture che hanno una punta e dunque possono essere richiamo per il fulmine. Allo stesso modo è opportuno evitare un luogo estremamente aperto, ma cercare riparo in una struttura in muratura o rocciosa»
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