L’innalzamento delle temperature medie globali dovute ai cambiamenti climatici potrebbe aumentare la frequenza degli eventi metereologici estremi e, di conseguenza, della mortalità e dell’attività nei pronto soccorso. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital e del Brigham and Women’s Hospital. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, suggeriscono l’importanza di rafforzare i sistemi sanitari.
L’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sulle conseguenze indirette del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature. Il gruppo di ricerca ha considerato gli eventi climatici estremi verificatisi tra il 2011 e il 2016 e il loro impatto sull’erogazione dei servizi di assistenza sanitaria per gli iscritti a Medicare, il programma di assicurazione sanitaria americano per le persone con più di 65 anni. Stando a quanto emerge dall’indagine, ogni evento estremo è stato associato a un incremento dell’1,22 per cento dell’utilizzo di servizi sanitari. I tassi di mortalità in pronto soccorso risultavano invece maggiorati dell’1,4 per cento e sono rimasti elevati per diverse settimane.
Le tempeste violente sono risultate associate a tassi di mortalità più alti e duraturi rispetto alle altre tipologie di eventi estremi, tanto che i valori maggiorati potevano protrarsi fino a sei settimane dopo l’episodio. Gli studiosi hanno considerato gli eventi estremi come inondazioni, tempeste e uragani che hanno causato danni per oltre un miliardo di dollari. È stato riscontrato che le contee con le maggiori perdite economiche hanno tassi di mortalità da 2 a 4 volte più alti rispetto a tutte le contee colpite. Questi dati evidenziano che la distruzione delle infrastrutture, come interruzioni di corrente e problemi di trasporto, possano aggravare i costi economici e sanitari. “I nostri risultati – commenta Renee Salas, che ha coordinato lo studio – suggeriscono che i più grandi disastri meteorologici hanno impatti ampi e duraturi sulle emergenze sanitarie e sui decessi. Monitorare questi risultati è importante per proteggere meglio i pazienti più vulnerabili, come la popolazione più in avanti con gli anni, e rafforzare i nostri sistemi sanitari”.
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