Le nanoplastiche sono frammenti piccolissimi che si formano a seguito della degradazione delle microplastiche. Sono talmente piccole da finire, ovunque, persino nel nostro sistema respiratorio. E se ci finiscono creano non pochi danni, tra cui anche la riduzione delle capacità olfattive. A rivelarlo è uno studio coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo Scalo (Roma) che ha indagato per la prima volta gli effetti delle inalazioni di nanoplastiche nei mammiferi, rivelando che queste sono in grado di penetrare nel cervello e deteriorare la funzione olfattiva.
La ricerca, condotta in collaborazione con il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma è pubblicata sulla rivista Science of The Total Environment. Poiché circa il 95% dei pazienti con Alzheimer e Parkinson soffre di disturbi olfattivi, che si manifestano 10-15 anni prima dell’esordio delle malattie, le nanoplastiche potrebbero aver un ruolo che gli scienziati vogliono indagare in future ricerche. Le nanoplastiche sono frammenti di plastiche di dimensioni inferiori a un millesimo di millimetro ormai diffuse in quasi tutti gli ecosistemi, compresi suolo, aria e acqua: la massiccia contaminazione determina un rischio per gli organismi viventi, tra cui l’essere umano, che può entrare in contatto con queste sostanze in diversi modi, attraverso la catena alimentare, l’acqua e l’aria.
Gli autori hanno condotto lo studio su topi, dopo l’osservazione che l’inalazione di nanoplastiche ne provoca la diffusione in numerosi organi del corpo, fra cui il cervello, i polmoni, i testicoli, il tessuto adiposo, spiega Stefano Farioli Vecchioli del Cnr-Ibbc, tra gli autori. “Ora, per la prima volta abbiamo osservato che la loro presenza induce un grave difetto nella capacità olfattiva degli animali, associato a un persistente deficit della funzionalità dei neuroni del bulbo olfattivo, la regione del cervello deputata al riconoscimento degli odori – afferma -. I nostri studi hanno poi evidenziato la presenza di processi infiammatori transitori nel bulbo olfattivo che ha inalato nanoplastiche. Infine, abbiamo osservato che l’inalazione è in grado di indurre un aumento compensativo della produzione di nuovi neuroni (neurogenesi adulta), che però non è in grado di riparare il danno indotto dalle nanoplastiche stesse”.
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