Nel 2023 i cambiamenti climatici sono al primo posto tra le preoccupazioni ambientali espresse dai cittadini italiani, confermando un primato ormai decennale: esprimono questa attenzione sei persone su 10 di 14 anni e più (58,8%)
Nel 2023 i cambiamenti climatici sono al primo posto tra le preoccupazioni ambientali espresse dai cittadini italiani, confermando un primato ormai decennale: esprimono questa attenzione sei persone su 10 di 14 anni e più (58,8%) in aumento di 2 ,2 punti percentuali sul 2022. Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 49,9% della popolazione, dato stabile rispetto al 2022. Stando a quanto emerge dal Report dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana” che rileva la percezione dei cittadini sulle tematiche ambientali, più distaccate, ma rilevanti, ci sono la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (38,9%, in calo di un punto percentuale rispetto al 2022) e quella per l’inquinamento delle acque (38,0%, dato stabile).
Effetto serra e buco nell’ozono (33,1%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale. Altri problemi ambientali preoccupano meno di tre persone su 10. In fondo alla graduatoria vi sono le preoccupazioni per l’inquinamento elettromagnetico, per le conseguenze del rumore sulla salute e per la rovina del paesaggio. Le preoccupazioni legate al clima sono da tempo al centro dell’interesse delle persone di 14 anni e più. Tra queste, tuttavia, la preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su 10, cala rispetto al primo anno di rilevazione di circa 25 punti percentuali. In senso inverso, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36,0% delle persone, sale al 58,8% nell’ultimo anno (+22,8 punti percentuali).
Valutando insieme i due problemi – effetto serra e cambiamenti climatici – emerge che l’attenzione della popolazione per la crisi ambientale aumenta in misura decisa dal 2019 (70% di cittadini preoccupati), ossia nell’anno caratterizzato dal diffondersi in tutto il mondo dei movimenti di protesta studenteschi ispirati ai “Fridays For Future”. L’indicatore si mantiene stabile negli anni successivi, salvo nel 2021, anno in cui la discesa a un livello del 66,5% è determinata da fattori più che altri legati alla pandemia e alla polarizzazione dei cittadini su un altro tipo di preoccupazioni ad essa connessi (70,8% nel 2020, 66,5% nel 2021, 71% nel 2022 e 70,8% nel 2023).
L’inquinamento dell’aria, secondo il rapporto dell’Istat, rappresenta una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre 20 anni. L’attenzione al dissesto idrogeologico, sebbene sia scesa molto nell’arco temporale in esame (dal 34,3% nel 1998 al 26,5% della popolazione di 14 anni e più nel 2023), registra un aumento di oltre 4 punti percentuali sul 2022. Le conseguenze delle alluvioni nelle Marche e in Toscana del maggio 2023 potrebbero aver innescato un aumento del livello di preoccupazione espresso dai cittadini nei confronti del dissesto idrogeologico. A conferma di ciò nelle Marche si riscontra un aumento sul 2022 pari a 11 punti percentuali mentre in Toscana, Umbria ed Emilia Romagna la crescita è di circa 6 punti. Rispetto all’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste, il problema più sentito è, negli anni in esame, l’inquinamento delle acque che interessa in maniera costante circa il 40% delle persone.
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