A Roma la “zona rossa” era stata istituita nel maggio del 2022 dopo il ritrovamento di un cinghiale positivo al virus nella riserva naturale dell’Insugherata, nel nordovest di Roma, vicino alle zone di Monte Mario, Balduina e Primavalle
Ieri il ministero della Salute ha revocato la cosiddetta “zona rossa” istituita nel 2022 a Roma per contenere la diffusione del virus della peste suina africana, una malattia virale che colpisce i suini ed è diffusa da anni sul territorio europeo, e da tre anni su quello italiano. Ad annunciarlo è la struttura del Commissario straordinario alla Peste suina africana (Psa) con la Direzione generale della salute animale del Ministero della Salute, insieme al ministero dell’Agricoltura. “La sessione della Salute e benessere animale del Comitato permanente, che si riunisce mensilmente a Bruxelles, ha votato favorevolmente la revoca delle zone soggette a restrizione istituite a maggio 2022 in provincia di Roma”, precisa il ministero della Salute in una nota, sottolineando che “continuerà a mantenere alta l’attenzione”. La “zona rossa” era stata istituita nel maggio del 2022 dopo il ritrovamento di un cinghiale positivo al virus nella riserva naturale dell’Insugherata, nel nordovest di Roma, vicino alle zone di Monte Mario, Balduina e Primavalle. L’istituzione della “zona rossa” ha sancito il divieto di organizzare eventi e raduni, pic-nic compresi, nelle aree agricole e naturali, e quello di avvicinare i cinghiali e dare loro da mangiare, cosa comunque già precedentemente vietata.
Con un regolamento approvato nel 2023 proprio per il contenimento del contagio da peste suina africana, l’Unione Europea aveva diviso le aree a rischio in tre categorie a seconda della gravità della situazione epidemiologica, con regole gradualmente più severe. Sono inseriti nella “zona 3” i luoghi in cui la situazione è ritenuta più seria e in cui sono contagiati anche animali da allevamento. Nella “zona 2” ci sono contagi solo tra i cinghiali selvatici, mentre la “zona 1” invece è quella in cui non ci sono contagi, ma si ritengono comunque necessari controlli e restrizioni perché confina con le zone più a rischio. Il territorio di Roma si trovava in “zona 2”, e comprendeva anche diversi comuni alla periferia nord della città.
“La peste suina africana (PSA) è una malattia virale dei suidi (suini e cinghiali) causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, ad esito solitamente infausto, per la quale non esistono vaccini. Gli esseri umani non sono sensibili alla malattia, che comunque è causa di gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa – spiegano gli esperti dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) in una pagine web dedicata sul proprio sito internet – . I segni tipici della peste suina africana sono sovrapponibili a quelli della peste suina classica e includono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne. I ceppi più virulenti del virus sono generalmente letali (il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi). Gli animali infettati da ceppi meno aggressivi del virus della peste suina africana possono non mostrare i tipici segni clinici. L’infezione può avvenire per contatto diretto con animali infetti, per ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti (per es. scarti di cucina) o per contatto indiretto”.
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