Ridurre le emissioni inquinanti e, di conseguenze, ridurre il loro impatto sulla salute ambientale e dell’uomo. Queste sono solo alcuni degli ambiziosi obiettivi della Carbon Tax dell’Unione Europea alle frontiere, entrata in vigore da pochi giorni
Ridurre le emissioni inquinanti e, di conseguenze, ridurre il loro impatto sulla salute ambientale e dell’uomo. Queste sono solo alcuni degli ambiziosi obiettivi della Carbon Tax dell’Unione Europea alle frontiere, entrata in vigore da pochi giorni. Si tratta di una vera e propria ecotassa, tecnicamente chiamata Meccanismo di Adeguamento del Prezzo della CO2 alle Frontiere, la quale stabilisce che l’Unione Europea applichi il prezzo del carbonio del suo mercato interno a determinate categorie di prodotti. Questo meccanismo è stato introdotto dall’UE per proteggere le imprese europee che devono conformarsi alle regolamentazioni del Green Deal rispetto alla concorrenza di industrie di paesi terzi che non seguono gli stessi rigidi standard di emissioni, al fine di scoraggiare pratiche commerciali sleali. È stato anche concepito per dissuadere le delocalizzazioni industriali. Ma con ricadute positive anche sulla salute.
Una recente ricerca del Guardian ha rilevato circa il 98% della popolazione dell’Europa vive in zone dall’aria altamente inquinata. In collaborazione con alcuni scienziati dell’Università di Utrecht e dello Swiss Tropical and Public Health Institute, il quotidiano britannico ha condotto la sua ricerca analizzando immagini satellitari e misurazioni ottenute da più di 1.400 stazioni di monitoraggio ambientale. Secondo i dati emersi, gran parte del territorio europeo è fortemente soggetto all’inquinamento da particolato fine, generato da tuttii tipi di combustione. Il PM2.5 ha la caratteristica di rimanere sospeso nell’atmosfera tanto a lungo da poter entrare in circolazione nel corpo umano attraverso l’apparato respiratorio e sanguigno, provocando rischi per la salute. La Pianura Padana è emersa come una delle aree più inquinate in Europa.
La carbon tax dunque potrebbe avere effetti importanti sulla riduzione delle emissioni e quindi sul miglioramento della qualità dell’aria. Inizialmente, questa tassa sarà in fase di sperimentazione e quindi non verrà applicata la tariffa sulla CO2 mirante ad equiparare il costo del carbonio nei prodotti europei con quelli importati. Fino al 2026, gli operatori dovranno semplicemente dichiarare le emissioni dei prodotti importati nei settori del cemento, ferro e acciaio, alluminio.
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