Ad annunciarlo, Ngashi Ngongo, esperto di Africa dei Centri Cdc: “Potrebbe essere un’epidemia di malaria grave in un contesto di malnutrizione e infezione virale”, oppure il contrario, ovvero ” che si tratti di un’infezione virale in un contesto di malaria e malnutrizione”
Sono due le ipotesi, attualmente in fase di verifica, sulle possibili cause del virus che si è diffuso nella Repubblica democratica del Congo, nella zona di Panzi: “Potrebbe essere un’epidemia di malaria grave in un contesto di malnutrizione e infezione virale”, oppure il contrario, ovvero ” che si tratti di un’infezione virale in un contesto di malaria e malnutrizione”. Ad annunciarlo è stato Ngashi Ngongo, esperto di Africa dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), oggi, durante una conferenza stampa. Per ora, stando ai risultati di laboratorio disponibili, l’ipotesi più accredita è quella di “una malaria grave”. “I test sono ancora in corso, c’è una squadra che è stata dispiegata lì per fare le indagini e stiamo ancora aspettando di vedere l’esito di quelle indagini. E, oltre a questo, stiamo vedendo un altro quadro di malattia emorragica virale”, aggiunge Ngongo.
L’incontro con la stampa è stata anche l’occasione per fare il punto sui numeri: sono 592 i casi registrati e 37 i morti documentati a livello di strutture sanitarie, “il che significa un tasso di mortalità del 6,2%, ma – puntualizza Ngongo – abbiamo anche altri 44 decessi segnalati a livello comunitario che sono sotto indagine in questo momento”. Rispetto alla settimana precedente, prosegue l’esperto, “ci sono stati 65 casi aggiuntivi registrati e cinque ulteriori decessi”. Questi 65 casi aggiuntivi “sono stati tutti indagati. Il tasso di test è del 78%, che si traduce in 51 casi che sono stati campionati e 181 campioni che sono stati raccolti e inviati al laboratorio”. Ma quali sono i risultati raggiunti finora? “Per quanto riguarda i test della malaria qPcr, ne sono stati condotti su 29 campioni, 25 dei quali sono risultati positivi (tasso di positività dell’86%). In aggiunta a ciò c’è stato anche il test diagnostico rapido della malaria che è stato condotto su 88 pazienti, il 55% dei quali è risultato positivo. Questo è il motivo per cui la diagnosi pende più verso la malaria in base alla diagnostica di laboratorio, ma c’è anche un nuovo sviluppo: un paziente maschio adulto è morto di una sindrome da febbre emorragica, il campione è stato prelevato e inviato a Kinshasa per i test di laboratorio”, aggiunge.
Gli esperti dell’agenzia vogliono essere certi che non ci si trovi davanti a un’infezione virale sconosciuta e, finché non avranno tutti i dati, tengono in piedi entrambe le ipotesi, pur rafforzandosi quella della malaria. Va infatti considerato che “è la stagione delle piogge, è un’area endemica per la malaria, il che significa che indipendentemente da questo è davvero il momento in cui ci si aspetta anche la malaria in quell’area – analizza Ngongo – e poi sul fatto che la malnutrizione sia davvero aumentata ci sono molte cose” che incidono: una è prima di tutto la presenza di “forti piogge”, e poi “le infrastrutture si sono deteriorate così tanto che davvero l’accesso a quell’area è un problema”, che si ripercuote pure sulla disponibilità del cibo e sulla sicurezza alimentare. Questo il quadro delle ipotesi entro le quali ci si muove. “Ora – conclude Ngongo – stiamo tutti aspettando di vedere i risultati dell’indagine per ottenere una comprensione più solida di cosa abbia realmente giocato” un ruolo “in quella comunità per vedere ciò che stiamo vedendo”.
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