La recente assoluzione in Corte D’Appello nei confronti degli imputati per i 10 morti del Teatro alla Scala ha scatenato l’indignazione di Medicina democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) che si erano costituite parti civili. E ora, le stesse associazioni chiedono a gran voce che si cambi linea nei processi per le vittime d’amianto, e che, in particolare, il terzo grado di giudizio venga assegnato alle Sezioni Unite della Cassazione
È una sentenza che lascia l’amaro in bocca, e che ha reso il Natale ancora più difficile per i familiari delle
vittime. Si parla di amianto, e della recente assoluzione in Corte D’Appello nei confronti degli imputati per i 10 morti del Teatro alla Scala. Un procedimento in cui, come per molti altri processi analoghi, Medicina democratica e l’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) si erano costituite parti civili. E ora, le stesse associazioni chiedono a gran voce che si cambi linea nei processi per le vittime d’amianto, e che, in particolare, il terzo grado di giudizio venga assegnato alle Sezioni Unite della Cassazione.
La richiesta, che come sottolineano le due associazioni sarà a breve supportata da un dossier di
approfondimento, nasce perché quasi in contemporanea con la sentenza assolutoria della Corte
D’Appello datata 20 dicembre, altre due sentenze sono state emesse rispettivamente il 15 e il 16
dicembre: la prima di condanna da parte della Cassazione per i morti dell’ILVA di Taranto, e la seconda
di deposito delle motivazione di condanna in appello a Venezia per i morti della Marina Militare.
«Ancora una volta esprimiamo tutto il nostro sconcerto e perplessità di fronte di fronte alle ennesime e
contraddittorie sentenze, di assoluzione o condanna dei responsabili di morti e malati di amianto, a
seconda del Tribunale o della Sezione di Cassazione che le emette» è la denuncia di Fulvio Aurora,
responsabile dei procedimenti giudiziari di Medicina Democratica e AIEA, esprimendo la sua solidarietà
e vicinanza ai familiari delle vittime «senza giustizia».
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«Se da un lato esprimiamo la nostra soddisfazione per le giuste sentenze di condanna – aggiunge Aurora – chiediamo, però, con urgenza un cambio di rotta non solo per ridurre i tempi biblici della durata dei processi ma anche affinché, in particolare, i prossimi procedimenti giudiziari in materia di amianto che giungono in Cassazione vengano assegnati alle Sezioni Unite della stessa Cassazione: non è giustificabile né accettabile, che, a parità di condizioni, i processi davanti alla IV Sezione della Cassazione si concludano sistematicamente con l’assoluzione dei responsabili, mentre i pochi che giungono davanti alla III Sezione si concludano con sentenze di condanna, come nel caso dell’ILVA di Taranto. Chiediamo che venga fatta finalmente giustizia per i malati e i morti di amianto ‘dimenticati’ dalle istituzioni e dalla coscienza collettiva – conclude Aurora – con giuste condanne dei responsabili da un lato e con l’equo risarcimento delle vittime e i loro famigliari dall’altro».
Medicina Democratica ed AIEA sono impegnate da anni non solo come parti civili in decine di
procedimenti per le vittime di amianto in corso in Italia, ma anche in una continua battaglia per portare alla luce i drammatici effetti in termini di malattia, morte e di disastri ambientali provocati dalle fibre di amianto. I due enti, inoltre, chiedono con urgenza che Governo e istituzioni si attivino per promuovere un Piano nazionale operativo così da procedere alla bonifica dei siti in cui l’amianto è ancora presente, così da interrompere una volta per tutte la scia di morte che continua a portare con sé.
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