Stando ai dati Oms, dal 2003 nel mondo sono stati registrati 903 casi di influenza aviaria A/H5N1, tra cui 464 morti
Una ragazza di 15 anni ha perso la vita dopo aver contratto il virus dell’influenza aviaria A/H5N1. È accaduto in Cambogia. A rendere noto l’accaduto è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità: la giovane ha cominciato ad avere la febbre l’11 agosto e, in pochi giorni, le sue condizioni sono peggiorate al punto da richiedere il ricovero a Phnom Penh. Nonostante l’immediato inizio del trattamento con farmaci antivirali la ragazza è morta il 20 agosto. Secondo le prime indagini, nel villaggio dove risiedeva erano stati segnalati casi di pollame morto. “Alla famiglia della paziente sono stati dati alcuni di questi polli per il consumo e la ragazza è stata esposta al pollo mentre preparava il cibo”, ricostruisce l’Oms. I test hanno confermato che la causa dell’infezione è stata una forma di virus dell’influenza aviaria A/H5N1 che circola nel paese dalla fine del 2023. Stando ai dati Oms, dal 2003 nel mondo sono stati registrati 903 casi di influenza aviaria A/H5N1, tra cui 464 morti. Quasi tutti i casi sono collegati al contatto con animali infetti o con ambienti contaminati.
Intanto, un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, dimostra che il virus dell’influenza aviaria H5N1 ha raggiunto anche l’Antartide, dove è stato rilevato sia negli uccelli, che nei mammiferi. La ricerca è stata condotta dal dipartimento di Virologia dell’Agenzia britannica per la salute di pianete e animali, Apha. I dati costituiscono la prima dimostrazione reale di quanto il virus dell’aviaria si sia diffuso geograficamente, al punto da costituire ormai una minaccia per gli animali selvatici che vivono nelle regioni più remote del mondo, come l’Antartide. Quest’ultimo continente era finora rimasto indenne dall’invasione di molte malattie infettive che in altre regioni hanno colpito la fauna selvatica, ma a rompere questo prezioso isolamento è arrivato il virus H5N1, come dimostrano i dati raccolti fra il 2022 e il 2023 dal gruppo dell’Apha guidato da Ashley Banyard e del quale fa parte il virologo italiano Marco Falchieri, che da anni lavora in Gran Bretagna.
Nella campagna di ricerca, condotta nelle isole Falkland e nella Georgia del Sud, il virus H5N1 è stato identificato in molte specie di uccelli, alcune delle quali molto comuni nel continente antartico come gli Skua, e poi negli zigoli e nelle sterne. Fra gli animali marini, il virus è stato rilevato nelle foche elefante. Le prime analisi genetiche indicano, inoltre, che il Sudamerica è stato fra le probabili vie d’ingresso del virus, attraverso i movimenti degli uccelli migratori. Per i ricercatori la scoperta del virus H5N1 in Antartide solleva preoccupazioni sulla vulnerabilità della fauna selvatica a malattie finora assenti nel continente. Per questo ritengono opportuno analizzare in dettaglio la circolazione del virus nell’ecosistema antartico. In generale, osservano che è importante mettere a punto misure preventive e attuare una sorveglianza continua al fine di mitigare i rischi per la fauna selvatica nelle aree remote come l’Antartide.
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