Viaggio negli istituti che da due anni studiano cause e rimedi di un malessere che può colpire chiunque abbia contratto il virus anche se non in forma grave. Tra i rimedi percorsi personalizzati, telemedicina e criostimolazione total body
Dolori muscolari, stanchezza cronica e nebbia cognitiva, sono questi i sintomi più frequenti del Long Covid. Ad esserne maggiormente colpiti le donne, tra i 35 e i 49 anni e gli uomini anziani, anche se in realtà chiunque abbia contratto il virus, pure in forma non grave, può esserne vittima. Comprendere cosa accade all’organismo e come superare la condizione deficitaria che si genera è la grande sfida della medicina negli ultimi due anni.
Il dolore è il sintomo predominante, di solito inizia in una sede localizzata, come il rachide cervicale e le spalle, per poi diffondersi in tutto il corpo. Si manifesta in più forme: bruciore, rigidità, contrattura, tensione e può variare in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, ai ritmi e allo stress. In questa condizione la quantità di tessuto, oltre che di fibre muscolari, diminuisce gradualmente. Il risultato è una perdita di massa e forza muscolare. Il paziente fa fatica anche a salire le scale, a portare carichi e a percorrere tragitti di breve durata. Questo fenomeno si chiama sarcopenia e nel paziente anziano può aumentare anche il rischio di cadute e di fratture correlate. Può essere causa di invalidità e debolezza oltre a favorire l’insorgenza di osteoporosi. In ambito muscolo -scheletrico sembrano prevalere fenomeni clinici con caratteristiche di mialgie (tra l’11 e il 50% dei casi), artralgie (nel 2,5% dei casi), mentre in alcuni pazienti si è osservata l’attivazione anche di patologie reumatiche come la polimiosite, il Les, l’artrite reumatoide e artropatia psoriasica.
All’Ospedale San Raffaele di Milano, la Dottoressa Luigia Brugliera, medico fisiatra, responsabile UO Riabilitazione Specialistica Motoria guida un team multidisciplinare di professionisti che hanno messo a punto un percorso efficiente, efficace e clinicamente appropriato per i pazienti che hanno completato la guarigione dall’infezione Covid 19, ma che presentano menomazioni delle funzioni cardiorespiratorie, neuro- muscoloscheletriche e mentali. «Attraverso alcuni esami specifici, dalla spirometria al test del cammino in 6 minuti, è possibile avere subito alcune importanti indicazioni sulla necessità e sulla tipologia di riabilitazione e di trattamento farmacologico da effettuare – spiega la responsabile del centro riabilitazione -. Dobbiamo dedicare molta attenzione a questi pazienti. Visti i numeri della pandemia, il rischio è quello di trovarci una lunga sfilza di malati cronici nei prossimi anni. Quindi è fondamentale definire un piano multidisciplinare che comprende numerosi aspetti: clinici, funzionali, cognitivi, psicologici e nutrizionali».
L’inserimento al training riabilitativo è solitamente preceduto da una valutazione funzionale mediante “Six Minute Walking Test”, SPPB (short physical performance battery) e Timed up and go test. «Il percorso è strutturato in due fasi: valutazione diagnostica e monitoraggio periodico (in presenza o via telefonica). Vengono consigliati esercizi da eseguire in palestra o a casa, oppure vengono prescritti cicli riabilitativi in regime ambulatoriale attraverso specifica strumentazione e un’integrazione con aminoacidi e vitamine dove si evidenziano carenze – racconta la dottoressa Brugliera -. Per gli esercizi respiratori, di mobilizzazione e rinforzo dei diversi distretti articolari degli arti superiori e inferiori viene illustrata la finalità e l’esatta modalità di esecuzione e di ripetizione. Parallelamente viene indicata un’attività fisica, prevalentemente aerobica, tenendo sempre ben presenti le precauzione da adottare e gli obiettivi progressivi da raggiungere. Con la telemedicina è possibile erogare poi prestazioni riabilitative, con differenti intensità e complessità, in ambienti facilmente accessibili al paziente». Il follow-up prevede un controllo periodico ambulatoriale con rivalutazione delle performance fisiche, per monitorare i progressi e apportare eventuali modifiche dei piani riabilitativi.
Tra le diverse strategie messe in campo per contrastare i dolori muscolari diffusi da Long Covid, un unicum è rappresentato dall’Istituto Auxologico che da qualche tempo, oltre a programmi personalizzati di esercizi fisici per il ripristino della funzionalità muscolare e respiratoria e la prescrizione di antinfiammatori e integratori, ha introdotto la criostimolazione total body.
«Durante il periodo pandemico ci siamo accorti che ad essere colpiti da sindrome post Covid erano in molti, con un picco maggiore per i pazienti più fragili, anziani con comorbidità, ma anche giovani che presentavano mialgie, facile affaticamento e dispnea – ricorda Paolo Capodaglio, direttore Riabilitazione Osteoarticolare Auxologico Piancavallo e Professore di Medicina Fisica e Riabilitazione all’Università di Torino -. Una sveglia per il Sistema Sanitario Nazionale che non era preparato a forme di fragilità diffusa anche in età giovanile. Quindi sono state attuate diverse strategie per contrastare i sintomi dal Long Covid».
«Ai pazienti sono stati forniti dei tablet con gli esercizi motori da svolgere e dei devices per l’allenamento respiratorio. Settimanalmente veniva effettuato il controllo attraverso delle video call e poi fatta una valutazione finale in presenza con il medico e il fisioterapista». Un percorso riabilitativo da tre settimane a due mesi, che nei casi più gravi ha incluso anche il trattamento di criostimolazione total body fatto in speciali criocamere ad azoto liquido a temperature da -110 a -140 gradi centigradi per due, tre minuti. «Da tempo si conosce l’effetto antinfiammatorio e antidolorifico di questa terapia che è stata utilizzata per la prima volta quarant’anni fa per il trattamento dell’artrite reumatoide – spiega Capodaglio -. Successivamente ha avuto sviluppo nella medicina sportiva dove viene impiegato per i suoi effetti antidolorifici, antinfiammatori e defatiganti dai club di calcio, dalle nazionali di rugby e basket. Negli ultimi dieci anni gli studi sulla criostimolazione total body sono aumentati, ma l’impiego è ancora marginale per i costi elevati delle criocamere, nonostante gli ottimi effetti». All’Auxologico sono stati individuati i pazienti con una storia importante di sintomi post Covid, allettati e con deficit respiratorio a cui è stato inserito nel programma riabilitativo la criostimolazione. «In un periodo variabile tra uno e due mesi hanno completato la riabilitazione – afferma con soddisfazione il primario Fisiatra di Auxologico Piancavallo – ed ora abbiamo esteso questo trattamento anche a pazienti con sclerosi multipla, Parkinson e obesità con diabete su cui stiamo riscontrando degli effetti benefici».
Tra i primi a riconoscere i sintomi da Long Covid ed attivare un ambulatorio è stato l’ASST Fatebenefratelli Sacco che ha preso in cura un numero consistente di pazienti con dolori muscolari e articolari conseguenti al Covid. «Oltre il 50% ha manifestato persistenti problematiche muscolari, articolari e neuromotorie – spiega Fabrizio Gervasoni Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica dell’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano (ASST Fatebenefratelli Sacco) – Anche la letteratura scientifica parla di percentuali di pazienti che manifestano sintomi persistenti superiori al 30% dei casi. Abbiamo poi evidenziato una percentuale significativa di donne con fatica persistente, in grado anche di condizionare l’autonomia e la sicurezza nel cammino». Sintomi vari difficili a volte anche da identificare: «In molti hanno riferito di “non sentirsi più come prima” o che “qualcosa è cambiato” – dice Gervasoni – l’errore da evitare è ritenere che questi sintomi persistenti siano esclusivamente un problema di tipo psicologico. Certamente, la sindrome post Covid può determinare problematiche psicologiche, neurologiche o psichiatriche, ma non devono essere sottovalutati altri sintomi di tipo neurologico, osteoarticolare o motorio».
Nulla deve essere trascurato, dunque, e proprio per questo è attivo un ambulatorio ad alta tecnologia presso la sede dell’Ospedale Sacco dove l’équipe di fisiatri propone un trattamento riabilitativo basato sul miglioramento del controllo del movimento, sul recupero dell’equilibrio, sulla riduzione della fatica e sul trattamento diretto dei gruppi muscolari interessati dalla sintomatologia dolorosa. «Nel nostro gruppo i medici fisiatri lavorano in sinergia con pneumologi affinché possano essere inquadrate sia le problematiche respiratorie che muscolari, neurologiche o motorie – aggiunge Gervasoni -. Una volta definito il percorso riabilitativo del paziente, vengono proposti esercizi con innovative apparecchiature tecnologiche e con dispositivi robotici. Sulla base dei risultati ottenuti, poi viene impostato un percorso riabilitativo personalizzato». L’ASST Fatebenefratelli Sacco ha attivato gli ambulatori territoriali all’interno dei quartieri di edilizia residenziale pubblica ALER della città di Milano. «In questi ambulatori sono disponibili infermieri per la somministrazione di terapie farmacologiche, psicologi e fisioterapisti per affiancare il paziente nello svolgimento degli esercizi. Esiste inoltre un servizio di Telemedicina e Teleriabilitazione, collegandosi a distanza con il proprio smartphone o computer al medico o al fisioterapista presente in struttura. In questo modo riusciamo a seguire i pazienti anche da lontano», conclude.
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