Le zone del cervello maggiormente colpite sono risultate essere la corteccia frontale, parietale e temporale. Inoltre è apparso come le aree cerebrali colpite fossero più estese nell’emisfero destro.
Non sono probabilmente ancora stati esplorati tutti gli effetti a lungo termine del Covid. Lo dimostra un articolo pubblicato su Scientific Reports della linea editoriale Nature in cui viene dimostrato che i pazienti affetti da Long Covid che manifestano deficit cognitivi mostrano una significativa alterazione della perfusione cerebrale, che si traduce in un inadeguato apporto di sangue al cervello.
Le zone del cervello maggiormente colpite sono risultate essere la corteccia frontale, parietale e temporale. Inoltre è apparso come le aree cerebrali colpite fossero più estese nell’emisfero destro.
In particolare, sottolineano gli autori dello studio, la riduzione del flusso ematico a livello cerebrale è stata osservata prevalentemente nelle aree bilaterale frontale, temporale e parietale rispetto a persone sane: un dato che supporta l’ipotesi della presenza di una vasta disfunzione nei pazienti osservati.
La ricerca è partita dalla considerazione che i deficit cognitivi sono uno dei sintomi già diffusi nella sindrome da Long Covid. Tra gli altri si segnalano anche un aumento della stanchezza, dolori muscolari diffusi, perdita del senso del gusto e dell’olfatto, mal di testa e disturbi del sonno. Gli esperti hanno studiato le alterazioni della perfusione cerebrale, cioè eventuali variazioni nel flusso di sangue che raggiunge l’encefalo – utilizzando avanzate tecniche di neuroimaging non invasive.
Queste evidenze, scrivono i ricercatori nell’articolo pubblicato su Nature, supportano l’ipotesi che i pazienti affetti da Long Covid che manifestano disturbi cognitivi siano interessati da un’ampia disfunzione della rete cerebrale.
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