I sintomi delle reinfezioni tendono a essere più lievi, anche se non si possono escludere forme gravi della malattia. I più comuni sono: affaticamento, febbre, tosse e mal di gola
Ormai è noto da tempo che le reinfezioni da Covid-19 sono piuttosto frequenti. L’ultimo report sull’andamento dell’epidemia diffuso dall’Istituto superiore sanità mostra una risalita dei casi di reinfezioni, che sfiorano negli ultimi sette giorni un aumento del 16% (15,8%) rispetto al 14,9% della settimana precedente. Reinfezioni che in un anno hanno raggiunto 1.089.184 di casi segnalati, pari al 6,2% del totale dei casi notificati nello stesso periodo. La buona notizia è che i sintomi dovrebbero essere più lievi dell’infezione precedente, anche se questa non è una regola assoluta.
Alcuni studi hanno osservato che una prima infezione può fornire protezione contro una seconda infezione più grave. E’ più probabile infatti che i sintomi di una seconda, terza o quarta reinfezione siano più leggeri o addirittura inesistenti. Tuttavia, sono stati registrati anche casi in cui la reinfezione si è manifestata in maniera più intensa rispetto all’infezione primaria. Ma questi casi sembrano essere, per fortuna, poco diffusi. La possibilità di contrarre una reinfezione in forma severa e richiedere l’ospedalizzazione è piuttosto bassa.
In caso di presenza di sintomi, questi sono sostanzialmente simili a quelli già noti per la variante Omicron, oggi quella dominante. Si va da problemi di affaticamento a tosse, febbre e mal di gola. Tuttavia, si tratta di disturbi che durano pochi giorni. Mediamente 4 giorni o anche meno, specialmente se le reinfezioni riguardano le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Tuttavia, più volte ci si infetta e più probabilità ci sono di sviluppare il Long Covid. Per questo gli esperti raccomandano di completare la vaccinazione che, anche se non annulla il rischio infezione, lo riduce significativamente.
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