Oltre ad avere un livello di contagiosità diverso dalla Delta, anche la durata dei sintomi delle infezioni da Omicron presenta qualche significativa differenza
La variante Omicron è ormai la versione del virus Sars-CoV-2 prevalente in tutto il mondo. Ma oltre ad avere un livello di contagiosità diverso dalla Delta, anche la durata dei sintomi delle infezioni da Omicron presenta qualche significativa differenza. Uno studio britannico, pubblicato sulla rivista The Lancet, ha concluso che la durata dei sintomi legati a Omicron è più breve di quella dei sintomi legati a Delta tra le persone che hanno avuto un vaccino di richiamo.
Per scoprirlo Cristina Menni del King’s College London e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di più di 63mila persone risultate positive al virus Sars-CoV-2, tra giugno 2021 e gennaio 2022. I partecipanti, che avevano tutti ricevuto almeno due dosi di un qualsiasi vaccino anti-Covid, hanno tutti riportato la loro positività al Covid e i sintomi tramite l’app Zoe Covid. Da giugno a novembre 2021, quando Delta era la variante dominante nel Regno Unito, i sintomi del Covid-19 sono durati in media 7,7 giorni tra i partecipanti che hanno ricevuto tre dosi del vaccino anti-Covid. Da fine dicembre 2032 a metà gennaio 2022, nel periodo in cui Omicron era già la variante dominante, la durata media dei sintomi riportata dalle persone positive al virus è pari a 4,4 giorni.
Omicron è noto da tempo per essere meno virulento delle precedenti varianti Covid-19. I sintomi di Omicron sono lievi e sembrano anche differire da quelli legati alla Delta. Meno di uno su cinque (17%) dei partecipanti che si sono positivizzati al Covid-19 quando Omicron ha iniziato a essere dominante hanno riportato una perdita dell’olfatto, rispetto a oltre alla metà (53%) di coloro che probabilmente avevano la Delta.
Coloro che probabilmente hanno preso Omicron avevano maggiori probabilità di riportare mal di gola e abbassamento della voce rispetto a quelli che hanno avuto la Delta. Tuttavia, quest’ultima variante era più fortemente legata a sintomi come la «nebbia cerebrale» , mal di testa e febbre. «È una lezione: dobbiamo essere molto più flessibili nel pensare a cosa sia il virus e come si presenterà», sicuramente nel Regno Unito”, ha detto al Guardian Tim Spector del King’s College di Londra.
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