Entro il 2026 ne dovranno essere inaugurate almeno 1.350 Case della Comunità su tutto il territorio nazionale. Vi lavoreranno medici di medicina generale, pediatri, specialisti, professionisti sanitari, operatori sanitari, socio-sanitari e sociali
Offrire un’assistenza sanitaria vicina ai cittadini è l’obiettivo principale che si intende perseguire con la realizzazione delle Case della Comunità. La pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza i principali punti di fragilità del Sistema Sanitario Nazionale italiano e tra questi c’è proprio l’incapacità di assicurare un’assistenza sanitaria continuativa e prossima ai cittadini, al di fuori degli ospedali. Così, per sopperire a tale carenza, nella redazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ed in particolare alla Missione n.6, esclusivamente dedicata alla Sanità, sono stati individuati dei cambiamenti strategici volti a migliorare ed a rendere più capillare la rete sanitaria territoriale.
Entro il 2026 dovranno essere inaugurate almeno 1.350 Case della Comunità su tutto il territorio nazionale. Queste strutture dovranno rispondere a tre requisiti chiave: prossimità, accessibilità e multidisciplinarietà. Il primo luogo, dovranno essere luoghi fisici e trovarsi vicino alle abitazioni dei cittadini. Poi, i servizi offerti, oltre a dover essere equamente accessibili ad ogni cittadino, senza distinzione di genere, età o condizione socio-economica, dovranno integrare l’assistenza sanitaria con quella sociosanitaria e sociale. All’interno delle Case della Comunità, infatti, i cittadini potranno trovare medici di medicina generale e pediatri, specialisti, professionisti sanitari, operatori sanitari, socio-sanitari e sociali.
Le Case della Comunità nasceranno con l’obiettivo di ridurre il numero delle ospedalizzazioni, soprattutto non urgenti. Nonché incrementare l’utilizzo di nuove tecnologie, comprese la telemedicina e la teleassistenza. Inoltre, è prevista la creazione di un punto di accesso unico a tutti i servizi sanitari. Per ogni paziente verranno realizzati un database medico e un registro elettronico sanitario, al fine non solo di garantire un equo accesso alle cure, ma anche di facilitarlo. Per realizzare oltre 1.300 Case, nell’arco dei prossimi tre anni, avremo a diposizione 2 miliardi di euro.
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