Alla Camera celebrata la Giornata Mondiale con l’evento “Acqua pubblica, una sfida globale”. Daga (M5S): «Ridando ai cittadini la gestione del servizio idrico integrato si avrà a cuore la qualità delle acque». Il Direttore IRSA-CNR parla anche delle acque minerali: «Italia terzo consumatore mondiale: giusto equiparare i parametri a quelli delle acque potabili, ora limiti sono troppo diversi»
Siamo quello che mangiamo, diceva il filosofo tedesco Feuerbach. Ma ancora di più siamo quello che beviamo. E per questo, nella Giornata mondiale dell’acqua ma non solo, è giusto interrogarsi sullo stato di salute dell’acqua italiana, sia quella ‘pubblica’ che quella minerale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato prioritario un approccio one-health (la salute dell’uomo è strettamente collegata a quella dell’ambiente), e il concetto è ancora più vero se riferito all’acqua. Se ne è parlato, tra le altre cose, all’incontro “Acqua pubblica: una sfida globale” promosso dalla deputa del Movimento Cinque Stelle Federica Daga, che ha visto tra i protagonisti anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Noi abbiamo incontrato Vito Felice Uricchio, Direttore facente funzione dell’Istituto di ricerca sulle acque IRSA-CNR. L’IRSA, tra le altre cose, è impegnata nelle ricerche sulla valutazione degli effetti combinati delle sostanze chimiche inquinanti sotto soglia sull’ambiente e la salute umana. Uricchio traccia un bilancio positivo dello stato di salute delle acque italiane, anche se non mancano i fattori di rischio: «Lo stato delle acque italiane – sottolinea il direttore di IRSA-CNR – è abbastanza buono, nel senso che, valutando alcuni parametri, l’Italia può essere collocata al quinto posto in Europa, tutto sommato niente male. Se noi rapportiamo la qualità delle acque al Pil si può dire che l’Italia è messa anche meglio di altre nazioni».
Non mancano però le criticità: a partire da prodotti fitosanitari per arrivare alle microplastiche: «Ovviamente bisogna considerare più aspetti: la diffusa presenza di prodotti fitosanitari, l’Italia è al terzo posto come consumo di questi prodotti. Per cui si sta iniziando un’azione di monitoraggio incisiva e mirata a poter approfondire tutti i composti fitosanitari si sta iniziando a fare. Esistono poi altre emergenze: esistono i problemi legati alle microplastiche anche delle acque interne. È noto il problema delle microplastiche anche nel mare. L’Italia ha iniziato a valutare questi spetti nelle acque interne e ci si è resi conto che le microplastiche sono degli importanti microassorbitori per cui sono in grado di poter assorbire tutta una serie di inquinanti fra cui i pesticidi, tutta una serie di farmaci, di metalli pesanti. Per cui un’azione di verifica e controllo anche di queste microplastiche può essere importante. Poi c’è il tema dell’antibiotico resistenza. In Italia si utilizzano moltissimi antibiotici e questo ci sta disarmando nei confronti di patologie importanti. I morti stimati in Europa sono circa 33mila, in Italia sono circa 10mila. Per cui in Italia questo problema è particolarmente significativo. Occorre utilizzare meno antibiotici. Soprattutto nell’ambito zootecnico. Molte volte nella zootecnia si utilizzano antibiotici sia per la prevenzione di patologie negli allevamenti intensivi ma altre volte si utilizzano per far ingrassare più rapidamente gli animali allevati. Questo ci espone a importantissimi rischi. Nelle nostre acque rinveniamo delle situazioni critiche in relazione a questi aspetti».
Uricchio ha parlato anche delle acque minerali e dell’annoso problema della presenza di metalli: «Le acque minerali in realtà, teoricamente, dovrebbero essere utilizzate in maniera episodica per cui da un punto di vista normativo sono previsti limiti differenti rispetto all’acqua pubblica. In Italia abbiamo dei consumi importantissimi delle acque minerali: siamo i terzi nel mondo per i consumi di acque minerali, i primi in Europa. Quindi dobbiamo fare attenzione alle nostre acque minerali. So che si sta anche lavorando a uniformare i parametri delle acque minerali per rapportarli a quelli delle acque potabili. Fra le varie situazioni emerge in particolare quella del manganese: nelle acque potabili il limite è 50 milligrammi litro, nelle acque minerali è di 500. Ci sono altre situazioni, come quella del fluoro e di altre sostanze. Può essere utile, considerato il livello di consumo delle acque minerali in Italia, uniformare i limiti. L’acqua è unica, ed è il principale nostro alimento, questo va considerato in modo opportuno».
L’onorevole Federica Daga ha sottolinea l’importanza della proposta di legge che il Movimento Cinque Stelle sta per presentare sul tema, una proposta che tutela il diritto di tutti a disporre di 50 litri d’acqua al giorno e lo stop agli utili distribuiti ai privati: «Ridando ai cittadini la gestione del servizio idrico integrato si avrà a cuore la qualità delle acque – sottolinea Daga – la trasparenza delle acque e non l’utile di esercizio. Maggiore qualità delle acque arriva se si ha a cuore l’idea di dare al cittadino un servizio essenziale come questo. Bisogna uscire da logiche di mercato perché sull’acqua non si fa può fare profitto».