L’iniziativa, lanciata dai deputati Siani, De Filippo e Lacarra, prevede una modifica dell’attuale art. 582 del codice penale in materia di aggressioni. Se la proposta venisse accettata, contro l’aggressore potrà procedersi d’ufficio senza necessità di denuncia da parte del medico. Anelli (FNOMCeO): «Il tema di come riconoscere i segnali premonitori di una violenza è entrato nella formazione ECM»
Un provvedimento snello e semplice, che metta d’accordo tutti gli attori in gioco e che possa aiutare a combattere un fenomeno riprovevole, trasversale e pericolosamente in crescita: le aggressioni ai medici e al personale sanitario. Si è aperta così, alla Camera, la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge ad iniziativa dei deputati del Pd Paolo Siani, Vito De Filippo, Marco Lacarra e Ubaldo Pagano che propone sostanzialmente una modifica e integrazione all’articolo 582 del codice penale, laddove in materia di reato di aggressione si configurerebbe una ulteriore e specifica fattispecie: quella di aggressione al personale sanitario. Con una importante novità, e cioè che in questi casi si possa procedere d’ufficio, senza necessità di querela di parte e sollevando quindi la vittima dall’onere della denuncia.
«Quasi nessun medico denuncia le aggressioni subìte, per paura delle conseguenze – commenta Paolo Siani -. Aumentare le pene senza introdurre la procedibilità d’ufficio sarebbe stato un falso deterrente. Con questa proposta riteniamo di aver trovato un sistema che tutela il medico senza esporlo a ritorsioni. Fermo restando che, al di là dell’approvazione della proposta, è necessario lavorare per eradicare tutte quelle criticità da cui il fenomeno aggressivo scaturisce: sovraffollamento dei Pronto Soccorso, triage assente o poco funzionante, scarsa preparazione del personale nella gestione delle situazioni di stress».
«Si era anche parlato – interviene Marco Lacarra – di equiparare la figura del medico e dell’operatore sanitario a quella del pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, ma questo avrebbe comportato un aggravio di responsabilità e di oneri accessori in capo a questi, senza risolvere il problema principale, cioè la comprensibile reticenza a denunciare. Se, come speriamo, la nostra proposta venisse calendarizzata ed accolta, per avviare un procedimento giudiziario a carico dell’aggressore sarebbe sufficiente la semplice notitia criminis».
«La procedibilità d’ufficio – ha aggiunto Vito De Filippo – è un metodo che ha dato riscontro positivo in un’ampia casistica di fattispecie di reati».
Al dibattito è intervenuto anche Filippo Anelli, presidente FNOMCeO: «Pensiamo a quei presìdi di guardia medica che sorgono in zone isolate e privi di adeguati sistemi di sicurezza. Pensiamo alle condizioni di stress e paura in cui lavorano soprattutto le donne. A Bari abbiamo avuto il tragico episodio della dottoressa Paola Labriola, assassinata a coltellate da un suo paziente nel presidio di Psichiatria in cui lavorava. Questi casi stanno raggiungendo punte intollerabili per un Paese civile. La Commissione ECM ha, a tale proposito, inserito questi temi nell’ambito della formazione: ai medici vengono mostrati, attraverso filmati, i momenti da riconoscere come premonitori di un’aggressione, per poterli riconoscere e mettere in atto strategie che allentino la tensione e riducano il rischio di degenerare in violenza vera e propria».
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Presente alla conferenza stampa anche Bruno Zuccarelli, Vicesegretario Nazionale Anaao, che ha evidenziato la compresenza, nel Napoletano, di fenomeni camorristici che esasperano l’escalation di violenza: «Mi chiedo come possano i nostri colleghi, costretti a lavorare in un clima di terrore, garantire una sanità sicura ed efficiente. Il rischio di errori e di un eccessivo ricorso alla medicina difensiva è enorme. È fondamentale, oltre alla calendarizzazione della proposta in oggetto, trovare una sinergia sul tema con tutte le forze politiche così da far confluire tutte le proposte in un testo unitario».
D’accordo anche Maurizio Cappiello, Direttivo Nazionale di Anaao: «La sovrapposizione tra fenomeni di stampo camorristico e aggressioni si sta ripercuotendo sull’assistenza garantita ai cittadini. I presidi della rete di emergenza urgenza sono sguarniti di personale a causa della paura e del disagio in cui si lavora. I concorsi per i posti da ricoprire in queste aree vengono disertati. Questo, nel tempo, si tradurrà in un problema di salute pubblica. Se medici e infermieri vogliono essere eroi, che sia per aver salvato vite umane, non per aver messo a rischio la propria. Questa proposta di legge, che punta sulla esigibilità della pena e non sul suo inasprimento, rappresenta un reale deterrente. Motivo per il quale spero trovi spazio negli impegni del Governo e consenso unanime tra le forze politiche».