Informazione e sensibilizzazione dei cittadini su celiachia e intolleranze alimentari, corsi di formazione per gli operatori del settore alimentare, sostenere la ricerca scientifica, garantire che i buoni acquisto erogati ai soggetti affetti da malattia celiaca, dematerializzati, digitalizzati e spendibili in maniera frazionata, possano essere usati al di fuori del territorio regionale. Sono questi i principali impegni per il Governo contenuti nella mozione unitaria sulla celiachia approvata dalla Camera dei deputati.
Un importante documento, che per ora rappresenta solo una lista di buone intenzioni, ma che se attuato può semplificare in modo significativo la vita di chi è costretto a mangiare alimenti senza glutine.
La celiachia, disturbo frequente
Non bisogna dimenticare che la celiachia rappresenta l’intolleranza alimentare permanente più frequente e colpisce circa l’1 per cento della popolazione. È stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600mila contro i 233.147 ad oggi diagnosticati ed è più frequente tra le donne (162.883 casi tra le donne rispetto ai 70.264 negli uomini).
Purtroppo, si tratta di una patologia che ha un grave impatto sociale, perché oltre alla modifica del regime alimentare mette in discussione la relazione con gli altri in contesti che prevedono pasti fuori casa: dalla scuola al lavoro, dal viaggio ai momenti di svago con gli amici.
Come emerge dall’ultima edizione della relazione annuale al Parlamento sulla Celiachia anno 2020, i sistemi territoriali di erogazione degli alimenti senza glutine e i canali di acquisto utilizzabili non sono ancora totalmente omogenei nell’intero Paese, generando gravi disuguaglianze fra i pazienti. In alcune regioni, infatti, il valore dei buoni mensili è caricato sulla carta sanitaria ed è spendibile sia nelle farmacie che nei negozi specializzati e nella grande distribuzione, mentre in altre il sistema è ancora caratterizzato da buoni cartacei, spesso utilizzabili in un unico servizio o farmacia e in una unica soluzione, senza la possibilità per il paziente di ritirare gli alimenti in base al proprio fabbisogno come avviene per le necessità alimentari comuni.
Diagnosi errate o tardive
Altro problema è quello della estrema complessità della diagnosi. Nella mozione si definisce la celiachia “una malattia cronica a rischio di complicanze in caso di diagnosi errate o tardive. Il costo per la prevenzione è di gran lunga più affrontabile rispetto ai costi necessari per ricoveri e cure, dunque, è fondamentale sostenere i celiaci nel percorso diagnostico e in quello alimentare”.
Su due punti (il 7 e il 15) il governo ha invece espresso parere contrario: quello sulle misure premiali per la ristorazione commerciale e le mense aziendali private che garantiscano, su richiesta, la somministrazione di pasti senza glutine ai soggetti interessati e quello di eliminare ogni discriminazione e preclusione all’accesso alla carriera militare per le persone affette da celiachia o altre intolleranze alimentari.
Gli impegni della mozione
Questi gli impegni per l’esecutivo contenuti nella mozione:
- adottare iniziative per l’introduzione di una giornata informativa sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai componenti degli alimenti), e sulla celiachia in particolare, nella cui ricorrenza gli enti pubblici promuovano incontri ed eventi di sensibilizzazione assicurando massima risonanza agli stessi;
- vigilare affinché, in tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, vengano avviati percorsi per una corretta educazione sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai suoi componenti) e sulla celiachia in particolare, nell’ambito di quanto già previsto in materia di educazione alla salute e al benessere dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, che trovino il proprio culmine durante la giornata informativa;
- adottare iniziative volte a potenziare la campagna informativa sulle allergie e intolleranze alimentari all’interno di studi medici pediatrici e di medicina generale, anche mediante affissione di manifesti intuitivi e brochure mirate;
- adottare iniziative, di concerto con le regioni, per prevedere appositi corsi di formazione e approfondimento sulla celiachia, sulle intolleranze e sulle allergie alimentari e ai componenti degli alimenti, rivolto a operatori di imprese alimentari che producono e/o somministrano alimenti destinati direttamente al consumatore finale (ad esempio, ristorazione collettiva, pubblici esercizi, laboratori artigianali, con vendita diretta), in modo da preparare e somministrare alimenti sicuri e non contaminati;
- avviare adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulle allergie e intolleranze, con particolare riguardo alla celiachia, adottando ogni iniziativa di competenza per prevedere opportuni spazi nella programmazione radiotelevisiva e multimediale anche della società concessionaria del servizio pubblico, al fine di consentire una maggiore sensibilizzazione in materia di educazione alimentare e di informazione in materia di allergie e intolleranze alimentari;
- adottare iniziative per garantire l’inserimento di appositi moduli formativi sulla celiachia e sulla dieta senza glutine nei programmi di studio degli istituti professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera;
- prevedere un’adeguata pubblicità delle relazioni annuali che le regioni e le province autonome sono tenute a redigere e trasmettere al Ministero della salute per la ripartizione dei fondi destinati all’erogazione di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e delle altre strutture pubbliche;
- procedere con il completamento su tutto il territorio nazionale dell’informatizzazione del processo che renderà i buoni acquisto erogati ai soggetti affetti da malattia celiaca, dematerializzati, digitalizzati e spendibili in maniera frazionata, permettendo la spesa degli alimenti senza glutine in più canali di vendita e al di fuori del territorio regionale, garantendo così significativi risparmi in termini di risorse pubbliche, semplificazione dell’accesso alla terapia e modernizzazione della sanità;
- sostenere in Italia la ricerca scientifica sulla celiachia per garantire l’avanzamento della pratica clinica, la prossimità alla cura e il miglioramento della qualità di vita e accrescere gli investimenti per frenare una patologia che si espande al ritmo di 9 per cento per ogni anno;
- implementare la ricerca nell’ambito della medicina di genere per studiare le differenze tra uomo, donna e bambino/a sia per i meccanismi biologici e fisiopatologici della patologia, sia sulle interazioni tra fattori di rischio ambientali, sia sui profili genetici e biomarcatori, inclusi studi sui componenti tossici del glutine, sia sulla innovazione delle metodologie cliniche;
- incentivare programmi di ricerca che garantiscano l’implementazione di possibilità per il clinico specialista di valutare più correttamente la strategia terapeutica migliore da adottare caso per caso ovvero la «medicina personalizzata»;
- adottare iniziative volte ad ampliare l’elenco dei prodotti erogabili nonché a reinserire le farine mono cereale senza glutine all’interno del Registro nazionale dei prodotti erogabili a carico del servizio sanitario nazionale, istituito ai sensi dell’articolo 7 del decreto ministeriale 8 giugno 2001, come modificato con il decreto ministeriale 17 maggio 2016, per una sana alimentazione, in quanto anche per i celiaci va raccomandata una dieta varia ed equilibrata con largo uso di alimenti e farine naturalmente senza glutine che presentano normalmente un costo più alto della tradizionale farina di frumento ma che rappresentano un alimento fondamentale per la preparazione casalinga di alimenti senza glutine;
- a valutare l’opportunità di includere nel prossimo aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza anche le prestazioni per la diagnosi precoce della celiachia nei soggetti ritenuti a maggiormente a rischio;
- ad adottare iniziative per garantire l’inserimento di appositi moduli formativi obbligatori sulla celiachia e sulla dieta senza glutine nei corsi di aggiornamento professionali rivolti a ristoratori e ad albergatori o addirittura prevedere nei corsi per il rilascio dell’HACCP l’obbligo della procedura sulle allergie-intolleranze, in particolare la celiachia;
- ad adottare iniziative per aumentare la capacità diagnostica degli operatori sanitari attraverso corsi di formazione specifica per ridurre il numero ancora troppo alto di soggetti non diagnosticati che determinano un aggravio della spesa sanitaria.
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