L’ex sottosegretario alla Salute promuove il provvedimento sulla chiusura delle scuole: «8,5 milioni di studenti che ogni mattina si incontrano in ogni parte d’Italia sicuramente sono un potenziale di rischio che dobbiamo evitare». Poi attacca i no vax: «Sono spariti, dibattito di un anno fa demagogico e populista»
«Questa svolta epidemiologica che stiamo vivendo con il coronavirus non sarà una eccezione. Nei prossimi anni i transiti e la denazionalizzazione dei rapporti imporranno ai sistemi sanitari mondiali e al nostro grande sistema sanitario di fare i conti con queste epidemie. Per questo bisogna investire in sanità». Ha le idee chiare Vito De Filippo, capogruppo di Italia Viva in Commissione Affari Sociali. In una Camera dei deputati ormai ‘sotto assedio’ per l’emergenza coronavirus e con l’attività ridotta al lumicino (l’Aula nel mese di marzo si riunirà solo il mercoledì), De Filippo è tra i pochi deputati che si aggira per il Transatlantico, dove fino a pochi minuti prima aveva a lungo conversato con il suo leader Matteo Renzi. «Sono assolutamente d’accordo con la chiusura delle scuole – sottolinea a Sanità Informazione -. La scienza e le persone che hanno esperienza internazionale sulla materia ci dicono che sono tutte azioni necessarie anche se sperimentali nel senso che non abbiamo una esperienza da prendere come riferimento puntuale perché si tratta di un virus nuovo. Bisogna sicuramente applicare le misure più rigorose per contenere il contagio. Io sono molto d’accordo perché 8,5 milioni di studenti che ogni mattina si incontrano in ogni parte d’Italia sicuramente sono un potenziale di rischio che dobbiamo evitare».
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De Filippo, che al suo attivo vanta anche una lunga esperienza da Sottosegretario alla Salute dal 2014 al 2016, sa bene che per affrontare un’epidemia come quella in corso serve un Sistema sanitario performante e adeguatamente finanziato: «Sicuramente in questi ultimi 15 anni il Sistema sanitario italiano, per mantenere una sostenibilità finanziaria, ha usato strumenti come il blocco del turn over e limitazioni alle assunzioni che ormai sono fuori dalla storia. Abbiamo una grande esigenza di rinnovare il personale, di implementare le piante organiche delle strutture sanitarie del nostro Paese. Ci sono stati piccoli ma interessanti segnali già nella legge di bilancio con l’aumento del fondo sanitario e con lo sblocco minimo di alcune attività in termini di turn over, ma bisogna fare molto di più».
Ma appena finita l’emergenza quali priorità per la sanità del futuro? «C’è un dibattito sulla cifra che bisogna mettere a disposizione ma sicuramente serve un aumento del fondo sanitario. La sanità non è un costo: se ben utilizzate quelle risorse sono un investimento. Sicuramente bisogna fare di più sulle tecnologie e anche e soprattutto su una presenza più diffusa della medicina territoriale. Il grande antidoto a queste vicende è anche nella copertura vaccinale sulla cui utilità hanno dibattuto in maniera impropria alcune fazioni politiche, non certo noi, nei mesi scorsi. La copertura vaccinale è una delle grandi conquiste positive che la sanità mondiale ha a disposizione per contrapporsi a questi eventi negativi». Quando gli chiedo dei no vax, non riesco neanche a finire la domanda che subito mi ferma: «Sono totalmente spariti. Questo fa capire quanto era strumentale, populistico e demagogico il dibattito di un anno fa».
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