Anelli (Fnomceo) plaude: «Spetta al Governo centrale il ruolo di guida. Rafforzare il Ministero della Salute e coinvolgere i professionisti»
«Il legislatore regionale, anche se dotato di autonomia speciale, non può invadere con una sua propria disciplina una materia avente ad oggetto la pandemia da Covid-19, diffusa a livello globale e perciò affidata interamente alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, a titolo di profilassi internazionale».
La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Governo contro la legge della regione Valle d’Aosta – già sospesa in via cautelare dalla stessa Corte – «limitatamente alle disposizioni con le quali la legge impugnata ha introdotto misure di contrasto all’epidemia differenti da quelle previste dalla normativa statale». Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.
«Apprendiamo con soddisfazione che la Corte costituzionale ha sancito che spetta allo Stato, e non alle Regioni, determinare le misure necessarie al contrasto della pandemia. Nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza, non possiamo non commentare quanto sosteniamo sin dall’inizio: è il Governo centrale a dover avere un ruolo forte di guida in questa emergenza». Il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) Filippo Anelli approva la decisione della corte, in attesa del deposito della sentenza. «L’avere 21 sistemi sanitari differenti non ha aiutato nella gestione dell’emergenza – aggiunge Anelli – ha generato disuguaglianze, ha messo in condizioni di debolezza proprio quei sistemi che sembravano più inattaccabili, dimostrando che nessuna organizzazione poteva reggere da sola, senza fare rete, rinunciando alla solidarietà».
Qual è allora la strada da seguire? «Occorre solidarietà tra le Regioni, perché ritornino a ragionare come un corpo unico, come un Servizio sanitario nazionale, appunto, che coordina e gestisce i sistemi regionali. Non possiamo non evidenziare – ammette Anelli – come i singoli sistemi sanitari regionali registrino, rilevanti differenze di qualità ed efficienza rispetto alla garanzia dei livelli essenziali d’assistenza. Come siano in aumento le disuguaglianze di salute tra le Regioni – soprattutto tra quelle del Nord e quelle del Sud».
Anelli auspica non solo «il superamento delle differenze ingiustificate tra i diversi sistemi regionali, creando un sistema sanitario più equo, salvaguardando il servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico» ma anche «il raggiungimento di obiettivi di salute, la finalità prioritaria del servizio sanitario». Tutto questo può verificarsi solo con «un ruolo più forte e centrale del Ministero della Salute – specifica Anelli -. Auspichiamo una modifica di legge che rafforzi le sue capacità di intervento, aumenti le disponibilità economiche e le sue funzioni al fine di colmare le diseguaglianze. Rivendichiamo – conclude il presidente Anelli – anche un ruolo centrale per i professionisti, che devono essere messi nelle condizioni di partecipare alla definizione e al raggiungimento, in autonomia e indipendenza, degli obiettivi di salute».
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