Il ritorno alle urne, per quanto improbabile, resta sullo sfondo di una crisi di governo dall’esito imprevedibile. Rischiano di saltare riforme chiave della sanità: dalla medicina territoriale all’infermiere di comunità
La crisi di governo esplosa dopo lo strappo di Italia Viva dalla maggioranza, qualora dovesse precipitare verso le elezioni anticipate, rischia di interrompere il percorso di alcune riforme del mondo della sanità attese da tempo e ora di nuovo appese a un filo. Il ritorno alle urne, infatti, interromperebbe una legislatura di per sé già non molto fortunata: lo scoppio della pandemia Covid-19 ha di fatto compresso l’attività parlamentare con i lavori di Montecitorio e Palazzo Madama quasi sempre occupati dalla conversione in legge di Decreti. La crisi complicherebbe anche l’iter del Recovery Plan, approvato dal Consiglio dei Ministri prima delle dimissioni delle renziane Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, ma il cui iter parlamentare è ancora tutto da delineare. Rischierebbe di andare perduto anche il lavoro di ascolto promosso dalla Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama sull’Affare assegnato sul potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid.
A lungo casus belli dello scontro tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il Recovery Plan rischia di avere un percorso particolarmente accidentato in Parlamento. La sua approvazione è fuori discussione (i fondi del Next Generation Ue coprono molti degli interventi programmati nell’ultima Legge di Bilancio) ma con una crisi di governo resta incerto l’iter parlamentare e c’è ancora da definire la governance del pacchetto di riforme.
Il termine ultimo per l’invio in Europa del Recovery Plan è il 30 aprile: tanti giorni a disposizione, quindi, ma neanche troppi in caso di crisi. Il Piano prevede per la sanità risorse per un ammontare di 18 miliardi a cui si aggiungono risorse React UE per 1,7 miliardi, per complessivi 19,7 miliardi. Saranno potenziate le Case di Comunità, l’assistenza domiciliare, l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, la sicurezza delle strutture ospedaliere, la ricerca e lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità.
Il Recovery Plan prevede importanti misure sul tema del rafforzamento della medicina del territorio che la pandemia ha mostrato essere uno dei punti deboli della sanità italiana. Parallelamente a questi interventi, la Commissione Sanità del Senato sta portando avanti un Affare assegnato sul potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid: un lavoro di ascolto delle diverse realtà della sanità italiana che, come sottolineato dalla Presidente Annamaria Parente, dovrebbe portare all’elaborazione di un Disegno di legge di riforma da sottoporre alle aule parlamentari.
Due disegni di legge presentati in Senato puntano a risolvere definitivamente il contenzioso dei medici ex specializzandi. La soluzione è quella di un accordo transattivo per il riconoscimento economico dovuto di diritto ai medici.
Uno dei progetti di legge all’esame del Senato è quello sull’introduzione dello psicologo delle cure primarie, promosso da Paola Boldrini (Pd). Il Ddl prevede che questa nuova figura possa agire accanto ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta per consentire la presa in carico della persona e garantire prevenzione e cure psicologiche di prossimità.
Giace ormai da tempo in Commissione Cultura alla Camera il Ddl che ridisegna il sistema di accesso alle facoltà universitarie presentato da Manuel Tuzi (M5S): punta al superamento del numero chiuso a Medicina e in altre facoltà scientifiche con un anno comune a tutti e l’ammissione al secondo anno solo dopo il superamento di un’apposita prova di verifica, unica per tutti i corsi di laurea e di contenuto identico nel territorio nazionale.
Dopo l’approvazione in Commissione, è atteso in Aula alla Camera il disegno di legge sulle “Norme per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare” che punta a garantire l’uniformità della erogazione delle prestazioni e dei medicinali su tutto il territorio nazionale e punta a far avanzare la ricerca nel campo delle malattie rare.
In Commissione Sanità giacciono diversi disegni di legge sull’istituzione dell’infermiere di comunità. Sebbene il Decreto Rilancio abbia previsto l’assunzione di 9600 infermieri di famiglia, manca una cornice normativa in cui inserire la nuova figura professionale. Uno degli obiettivi della riforma è quello di potenziare l’assistenza domiciliare di soggetti cronici, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti.
Al Senato è già all’esame della Commissione Sanità la riforma dell’emergenza sanitaria territoriale “118”. In base al Ddl presentato dalla senatrice Maria Domenica Castellone il Set 118 verrebbe strutturato su base dipartimentale, con area di competenza provinciale. Il personale dovrà essere distinto da quello ospedaliero, e dovrà essere stabilmente dedicato al servizio di emergenza territoriale. Per l’attività di trasporto si apre alle associazioni di volontariato sanitario.
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