Sanità 13 Febbraio 2019 19:27

Diabete, anche Milano entra nella rete Cities Changing Diabets. Gallera (Ass. Sanità Lombardia): «Indirizzare cittadini verso corretti stili di vita»

Dopo Roma, anche il capoluogo meneghino entra nelle 19 città a livello globale che aderiscono al progetto. Il programma, che si articolerà su un triennio, prevede diverse fasi: dalla mappatura dei dati epidemiologici alla fotografia dello stato attuale. In Lombardia 550mila diabetici e 150mila malati cronici. Carruba (Comitato esecutivo): «Questo ingresso consentirà all’Italia di contribuire con un significativo volume di dati, avendo le due aree metropolitane quasi 8 milioni di abitanti»

di Federica Bosco

Milano ufficializza il suo impegno nella lotta al diabete. La Metropoli lombarda che conta oltre 200 mila persone affette da diabete è entrata ufficialmente nel programma Cities Changing Diabets, un progetto globale per far fronte alla crescente diffusione delle malattie croniche non trasmissibili, come il diabete, l’obesità, le malattie cardiovascolari e i tumori nelle grandi città. Questa mattina a Palazzo Marino l’annuncio ufficiale alla presenza delle istituzioni, del mondo scientifico ed accademico.

«Oggi in Regione Lombardia abbiamo 550 mila diabetici e 150 mila malati cronici che costano complessivamente ogni anno al sistema sanitario tra i 600 milioni e il miliardo e 300 milioni con una prospettiva di crescita esponenziale – il commento di Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia – Dobbiamo metterci nelle condizioni per cui la città sviluppi un programma di sensibilizzazione e informazione per indirizzare i cittadini verso corretti stili di vita, sana alimentazione, attività fisica e, in quest’ottica, – ha aggiunto – un’alleanza virtuosa tra ospedale e territorio come già accade in Regione Lombardia rappresenta un valore aggiunto».

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Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore alle Politiche sociali, salute e diritti del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, tra l’altro anche vicepresidente della rete nazionale Città Sane, che ha rimarcato la necessità di fare fronte comune in quella direzione: «Il nostro impegno vuole caratterizzarsi nell’essere convinti compagni di strada in questo progetto – ha ammesso, evidenziando la necessità di fare un programma di sensibilizzazione rivolto ai cittadini, dai più piccoli in età scolare, fino agli adulti, – ci impegneremo per fornire risposte ai nuovi bisogni dei cittadini per migliorare la loro qualità della vita».

La partecipazione di Milano porta a 19 le città a livello globale che fanno parte di Cities Changing Diabetes. Oltre alla metropoli lombarda ci sono Roma, Beirut, Buenos Aires, Città del Messico, Copenaghen, Hangzhou, Hudston, Jakarta, Johannesburg, Koryama, Leicester, Madrid, Mérida, Pechino, Shanghai, Tianjin, Vancouver e Xiamen.

«Dopo il coinvolgimento di Roma, l’ingresso di Milano nel progetto consentirà all’Italia di contribuire con un significativo volume di dati, avendo le due aree metropolitane quasi 8 milioni di abitanti – ha spiegato Michele Carruba, Presidente dell’Executive Committee di Milano Cities Changing Diabetes – e di paragonare così una realtà come quella di Milano e della Lombardia (dove la soddisfazione dei cittadini per quanto riguarda i servizi alla salute è alto) con altre realtà mondiali. Inoltre, verranno fatti dei convegni per spiegare l’insorgenza del problema, come si può prevenire e in qualche modo indirizzare queste persone a modificare determinati atteggiamenti».

Il programma, che si articolerà su un triennio, prevede diverse fasi: «Innanzitutto verrà fatta una mappatura – ha aggiunto Livio Luzi, Presidente del comitato Scientifico del progetto – della situazione reale, una fotografia dello stato attuale, partendo da dati epidemiologici: quanti sono i malati, i livelli di cura e le possibilità di implementare questo livello di cura. Una volta ultimato questo passaggio verrà fatto un report che verrà fornito a tutte le autorità regolatorie sia locali che nazionali. Sulla base di questo documento si concorderanno diverse azioni con le autorità regolatorie. Il tutto si svolgerà nell’arco di tre anni. Noi pensiamo di fare la fotografia iniziale entro il 2019 dopodiché nel 2020 si preparerà l’action plain che si svilupperà tra il 2020 e il 2022».

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