Allo studio una collaborazione con l’Ordine degli psicologi per applicare il Sistema internazionale di classificazione della disabilità ICF: «È importante per dare dignità lavorativa e formativa alla persona. Al MEF chiedo sensibilità e collaborazione su tutta la filiera della non autosufficienza»
Sulla disabilità c’è ancora tanto da fare in Italia. Un aiuto concreto può arrivare dagli Ordini professionali che possono fornire alle persone diversamente abili un supporto fondamentale. Una collaborazione virtuosa sta nascendo tra il sottosegretario alla Famiglia e alla Disabilità Vincenzo Zoccano e l’Ordine degli Psicologi.
Nelle settimane scorse il presidente CNOP (Consiglio Nazionale Ordini Psicologi) Fulvio Giardina e il componente dell’esecutivo David Lazzari hanno incontrato Zoccano: l’obiettivo è coinvolgere gli psicologi nella valutazione delle abilità residue dei cittadini disabili e al loro orientamento verso una coerente prospettiva lavorativa.
Zoccano, non vedente dall’età di 18 anni e un passato nel mondo associativo, è molto attivo sulle tematiche del suo dicastero: dal ‘Decreto inclusione’ con misure per favorire l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità alla riattivazione del Tavolo di confronto sulla non autosufficienza, tante le tematiche affrontate dal Sottosegretario nel primo anno di governo. «L’Europa deve tenere conto che la crescita passa anche attraverso le persone più deboli che non possono restare indietro, vogliono essere produttive, ma se continuiamo con una politica assistenzialistica ovviamente finiscono per essere un peso», sottolinea il Sottosegretario a Sanità Informazione.
Sottosegretario, psicologia e disabilità. Perché è importante questo connubio?
«È importante perché secondo me gli psicologi insieme agli altri Ordini professionali possono darci una mano concreta per esempio per applicare l’ICF che è il sistema internazionale di classificazione del funzionamento (un sistema di classificazione della disabilità sviluppato dall’Organizzazione mondiale della sanità, ndr). Penso agli psicologi così come agli assistenti sociali: credo che questo connubio sicuramente ci darà una mano più efficace per inquadrare le abilità residue, perché il problema oggi non è quello che la persona con disabilità non può fare. Dobbiamo piuttosto assolutamente investire, non spendere, sulle abilità residue, cioè su tutte le innumerevoli abilità che la persona con disabilità conserva per darle dignità lavorativa e dignità formativa. È importante questo aspetto, fare sistema, il governo lavorerà proprio a questo. Insieme all’Ordine degli Psicologi vedremo di trovare modo di fare rete, di mettere a sistema saperi e conoscenze nell’interesse della collettività».
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A proposito di investimento, si dice sempre che gli investimenti non siano mai sufficienti per la disabilità. Quello che avete fatto al governo è sufficiente o si aspetta di più?
«Continuerò a chiedere al ministero dell’Economia e delle Finanze maggiore sensibilità e collaborazione su tutta la filiera della non autosufficienza, sui caregiver familiari, ci sono tanti aspetti su cui la politica non ha fatto abbastanza, non si è curata come si deve dell’ottimizzazione delle risorse economiche. Non è vero che i soldi non ci sono, i soldi vanno ottimizzati. I calcoli di una Europa che è sempre più lontana evidentemente dalle nostre politiche di crescita deve tenere conto che la crescita passa anche attraverso le persone più deboli che non possono restare indietro, vogliono essere produttive ma se noi continuiamo con una politica assistenzialistica ovviamente finiscono per essere un peso, noi non vogliamo che restino indietro, vogliamo che siano produttivi, cittadini tra i cittadini e non cittadini di serie B».