Presentato un emendamento al Dl Rilancio che prevede anche per il settore della sanità che il requisito dei tre anni per accedere alla stabilizzazione debba essere posseduto al 31 dicembre 2020. La deputata Dalila Nesci: «Questione atavica, c’è stata anche procedura di infrazione europea su questi temi. Ora proviamo a sanare vulnus». E assicura: «Il Governo è d’accordo»
Estendere la platea di chi può accedere alla stabilizzazione in sanità. È questo l’obiettivo di un emendamento al Dl Rilancio presentato dal Movimento Cinque Stelle che vuole offrire una speranza ai tanti lavoratori del settore (medici, infermieri, professionisti, operatori socio-sanitari) che in questi mesi di emergenza Covid-19 hanno operato contro il virus con professionalità e dedizione pur essendo da sempre l’anello debole del sistema, in perenne attesa del rinnovo del contratto.
L’emendamento è semplice: prevede che anche nel settore della sanità il requisito dei 3 anni per accedere alla stabilizzazione debba essere posseduto al 31 dicembre 2020. Inoltre si prevede lo spostamento a questa data del termine per la maturazione del requisito dei 3 anni per accedere alle procedure concorsuali riservate.
«Questo emendamento è un atto dovuto – spiega a Sanità Informazione la deputata M5S Dalila Nesci – in quanto era necessario che anche il personale sanitario avesse la possibilità, come tutti gli altri lavoratori della Pubblica amministrazione, di maturare i 36 mesi di lavoro entro il 31 dicembre 2020, cosa che specifica l’emendamento, offrendogli la possibilità entro la stessa data di partecipare anche alle procedure concorsuali interne. L’obiettivo è stabilizzare il più grande numero di precari. Anche in questi decreti emergenziali si è spinto molto su queste assunzioni a tempo determinato ma ciò non significa che questi lavoratori non debbano aspirare a una stabilizzazione».
In effetti nei Decreti emergenziali varati per rafforzare le risorse umane del Sistema sanitario per la lotta al Covid-19 è un fiorire di contratti a tempo determinato, di lavoro autonomo o in libera professione. Il rischio concreto è che, finita l’emergenza, a questi professionisti si dica ‘arrivederci e grazie’.
«Questo emendamento – spiega Nesci – vuole sanare un vulnus che era rimasto nelle precedenti leggi. Si era fatto un tentativo nel Dl Liquidità, adesso riproviamo a dare questa possibilità di stabilizzazione. Era stata una dimenticanza macroscopica, perché tutti i lavoratori devono poter aspirare alla stabilizzazione».
«In passato – ricorda la deputata M5S – ci sono stati tanti ricorsi, persino una procedura di infrazione europea su questi temi. È una questione atavica, ogni volta ci ritroviamo a livello legislativo a dover mettere delle garanzie a diritti che dovrebbero essere acquisiti. Con questo nuovo flusso di risorse economiche (solo con questo Decreto abbiamo uno scostamento di Bilancio di 55 miliardi) noi contiamo di fare via via contratti direttamente a tempo indeterminato. È un obiettivo politico che ci diamo e speriamo di raggiungerlo proprio per non creare più questo “esercito di precari”».
L’emendamento, che è in via di presentazione, non ha ancora avuto l’ok formale del Governo ma, assicura Nesci, «è volontà dell’esecutivo chiudere una questione da cui era rimasto fuori il personale sanitario».
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Altra battaglia di Nesci è sospendere, in questa fase emergenziale, i piani di rientro delle regioni commissariate. «L’ho proposto in coerenza con quanto già accaduto con la sospensione del Patto di Stabilità – conclude Nesci -. In poche notti si è capito che bisognava dare respiro a questi lacci e lacciuoli europei che sono figli di questa ideologia dell’austerity e della spending review. Sarebbe il caso di sospendere anche i piani di rientro dal disavanzo sanitario. Non è semplice, si tratta di una riforma importante perché significa rivedere anche tutte le questioni di fiscalità e di finanza: non si può ottenere in poco tempo. Infatti ci lavoro da un po’ di tempo: ho ottenuto sul Cura Italia un Ordine del giorno che impegna il Governo a sospendere i piani di rientro delle regioni che sono in disavanzo sanitario e la mia volontà politica è proprio di riformare l’istituto del commissariamento e la messa in mora dei piani di rientro».
Tuttavia Nesci assicura che «le norme che contenute nel Decreto Rilancio sono applicate anche a tutte le regioni in piano di rientro. Ciò significa la possibilità di assumere anche in deroga ai limiti».
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