L’ex senatore dem ed ex sindaco di Cremona candidato al Senato per la formazione guidata da Pietro Grasso. Le sue priorità: «Bisogna rilanciare la medicina preventiva sul territorio. Se le persone perdono fiducia nel Ssn si rifugiano nel privato e si crea una spirale»
È stato a lungo uno dei volti più noti del Partito democratico cremonese. Nei mesi scorsi, dopo una lunga militanza, ha lasciato i dem per aderire a Liberi e Uguali, la nuova formazione guidata da Pietro Grasso che raccoglie molti dei delusi del Pd targato Matteo Renzi. Paolo Bodini, gastroenterologo, per 23 anni direttore dell’Unità di Medicina generale dell’Ospedale di Cremona, è candidato al Senato nel collegio di Cremona. Vanta una lunga militanza politica. Dal 1995 al 2004 è stato primo cittadino di Cremona per una coalizione di centrosinistra. Poi per due anni, dal 2006 al 2008 senatore del Partito democratico. «Il Pd nel quale ho militato fino a qualche mese fa, sotto la guida di Renzi ha preso una posizione neocentrista su diversi tipi di politiche che io non condivido – spiega Bodini a Sanità Informazione – Quindi c’è necessità di riproporre una politica di centrosinistra più decisa in una fase in cui tutto il mondo si sta spostando a destra».
Questa sua scelta come si coniuga in ambito sanitario? Di quali politiche c’è bisogno in sanità?
«La sanità è uno dei cardini fondamentali. Come si è visto in questi anni ci sono stati dei tagli sostanzialmente non dichiarati o non dichiarati in modo così eclatante. Il Servizio sanitario nazionale ha subito una riduzione del finanziamento e ha subito dei blocchi di turnover a livello di medici e operatori per cui non è più in grado di svolgere il servizio in maniera efficiente come prima, le liste di attesa si allungano e la gente si rivolge sempre di più al privato. Un esempio classico è il numero di assicurazioni che gli italiani stipulano, purtroppo anche con contratti collettivi. Ci sono assicurazioni che sono deducibili dalle tasse, nella denuncia dei redditi, e quindi di fatto sottraggono fiscalità e quindi sottraggono potenziale finanziamento al Servizio sanitario nazionale. Scatta una spirale che ci porterà in poco tempo nella situazione inglese dove hanno smantellato, sotto la guida dei conservatori, il Servizio sanitario nazionale che era uno dei vanti di quella nazione e che è stato anche uno dei vanti dell’Italia. Il nostro Servizio sanitario nazionale è stato classificato al quarto posto nel mondo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e adesso lo stiamo svendendo».
Il 23 febbraio è annunciato lo sciopero dei medici. Lei condivide le motivazioni?
«Le condivido, anche se non sono più attivo perché sono in pensione da poco più di un anno. Appunto i contratti della sanità, così come il rispetto delle professionalità che ci sono, sono fondamentali perché altrimenti soprattutto i medici migliori saranno tentati di lasciare il Servizio sanitario nazionale per situazioni dove si guadagna di più e si lavora di meno».
Pietro Grasso ha presentato il programma sanità che prevede, tra le altre cose, l’abolizione del ticket e un piano di investimenti. Qual è la sua priorità sul tema?
«I primi interventi sono quelli volti a ridare ossigeno al Sistema sanitario ospedaliero e soprattutto rilanciare la medicina preventiva sul territorio, intendo la medicina di base. Per esempio io non condivido assolutamente la legge sulla cronicità che ha varato la Regione Lombardia, una legge che appalta in pratica a strutture private la gran parte dei pazienti cronici, i pazienti che hanno più necessità di assistenza e di cura. Io credo che un rilancio della sanità nel suo complesso sia urgente. Se la gente perde la fiducia nel Sistema sanitario nazionale si rifugia nel privato e diventa una spirale. Dobbiamo rilanciare l’idea del servizio pubblico come una conquista di civiltà per lo Stato e per l’Europa».
In sostanza lei propone più fondi al Servizio sanitario nazionale.
«Sì, bisogna aumentare la quota di Pil che è stata erosa in questi anni».
C’è qualcos’altro su cui si impegnerà qualora dovesse essere eletto?
«Gli altri temi che mi stanno maggiormente a cuore e che sono strettamente connessi al discorso della salute, che non è solo ospedali, sono quelli legati alla vita quotidiana. Soprattutto i temi ambientali, i temi dei cambiamenti climatici che sono molto sentiti qui in pianura padana dove abbiamo l’enorme problema dell’inquinamento dell’aria, e a questo si aggancia il sistema dei trasporti: tutti hanno visto l’incidente di Pioltello, la situazione dei treni dei pendolari. Grande impegno per migliorare le ferrovie perché le persone possano usare meno la macchina. Più energie rinnovabili, perché questo incide molto sulla salute delle persone. Non è una spesa ma diventa un investimento. Sono tematiche assolutamente correlate».
A un giovane medico che si affaccia alla professione adesso, lei cosa si sente di dire?
«Innanzitutto che le prospettive di impiego oggi sono buone perché c’è carenza di medici nel Sistema sanitario nazionale. Consiglierei di fare la scelta che ho fatto io a suo tempo. Lavorare per il pubblico perché è un modo di lavorare per il quale si guadagna meno ma rende più liberi. Permette di fare la professione in modo veramente dedicato senza essere condizionati dal problema del guadagno».