Il documento: «Serve programma organico di intervento, con finanziamenti adeguati, per procedere sui tre pilastri già individuati di prevenzione e screening, presa in carico e linkage to care e terapia»
La Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la relazione sull’indagine conoscitiva dell’epatite C in Italia. «Va considerata – si legge nelle conclusioni del documento – la costituzione di un programma organico di intervento, con finanziamenti adeguati, per procedere sui tre pilastri già individuati di prevenzione e screening, presa in carico e linkage to care e terapia. Nello specifico, sulla base dei finanziamenti già disponibili nelle norme vigenti (71,5 milioni per gli screening) e di quelli eventualmente rintracciabili dall’avanzo del Fondo innovativi per il 2020 (pari ad almeno 150 milioni di euro), va valutata la costituzione di un Fondo per il contrasto dell’HCV che dia luogo a un Piano nazionale di eliminazione aggiornato e condiviso con l’istituzione di una “cabina di regina nazionale” che coordini il piano nazionale e monitori i piani regionali, che includa anche una parallela valutazione sulla possibilità di proroga dello status di innovatività, indipendentemente dalle rinegoziazioni ed eventuali gare regionali, e che si ponga – precisa il documento – i seguenti obiettivi:
«Debellare definitivamente l’epatite C entro il 2030 è ancora un obiettivo alla portata dell’Italia – ha commentato Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari Sociali ed esponente di Italia Viva, che aveva richiesto l’indagine -. Ringrazio l’intera commissione per il lavoro svolto che ha portato un risultato importante in termini di programmazione e proposta».
«Il Piano di eradicazione dell’epatite C è al momento in una fase di stallo, con riferimento alle politiche di prevenzione e screening, di presa in carico e linkage to care e terapia – ha aggiunto la vicepresidente Rostan -. Il Piano di eradicazione ha infatti subito una importante battuta di arresto anche a causa del ruolo che i reparti di infettivologia hanno avuto nel dare risposta all’emergenza cercando di contenere gli effetti devastanti del Covid-19 ma con conseguente stallo di qualsiasi altra gestione terapeutica, epatite C compresa. È il momento di adottare una terapia d’urto per non vanificare, a un passo dal traguardo, tutti gli sforzi fatti per mettere ko l’epatite C definitivamente», ha concluso.
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