In tutto stanziati venti milioni di euro, di cui dieci per un contributo di massimo 600 euro a persona per accedere alla psicanalisi. Plauso da tutte le forze politiche. La deputata M5S D’Arrando: «Bonus risposta emergenziale, ora creare presidi territoriali e attivare collaborazione tra psicologi e MMG»
Il bonus psicologo, una forma di contributo di massimo 600 euro che aiuterà le persone con reddito inferiore a 50mila euro ad accedere alla psicoterapia e al sostegno psicologico, mette d’accordo tutte le forze politiche e gli addetti ai lavori. Non tanto per l’entità del contributo stanziato con il Decreto Milleproroghe (il sostegno arriverà a circa 16mila persone secondo i primi calcoli), quanto per l’innovativo messaggio contenuto nella norma: il benessere psicologico viene riconosciuto come meritevole di tutela da parte dello Stato che interviene per garantirlo.
Da Fratelli d’Italia al Pd, da Italia Viva al MoVimento 5 stelle, lo stanziamento di dieci milioni di euro destinati a questo scopo (a cui si aggiungono altri dieci milioni di euro per il reclutamento di professionisti della salute mentale) soddisfa le richieste dei partiti, delusi nel corso dell’esame della legge di Bilancio perché invece, allora, il governo non aveva accolto l’emendamento bipartisan sul tema. Adesso, invece, si è trovata la quadra e il contributo diventerà realtà, non prima però di un decreto del Ministero della Salute che ne disponga le modalità di erogazione.
«È il riconoscimento di un principio» sottolinea a Sanità Informazione il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologici David Lazzari, molto soddisfatto per la norma.
«La cifra è sicuramente simbolica – spiega Lazzari – ma il dato importante, la grande vittoria, è il riconoscimento da parte dello Stato del diritto dei cittadini ad avere aiuto psicologico. Questo è il grande dato. Qui non stiamo parlando delle malattie mentali, ma del disagio psicologico, dello stress. Quando noi diciamo che il 30 per cento degli italiani ha una condizione di malessere e disagio noi non stiamo dicendo che il 30 per cento di italiani ha una malattia mentale ma che ha un malessere importante che impatta sulla qualità della vita. Fino ad ora in Italia per questa situazione non ci sono stati interventi e servizi: siamo un Paese avanzato sulla psichiatria grazie alla legge Basaglia, ma manca una rete di aiuto psicologico per la popolazione e anche di prevenzione di disturbi come stress, disagio e malessere che se non trattati poi possono diventare malattie psichiche e fisiche».
Lazzari non nega che si tratta «di uno strumento molto limitato da un punto di vista quantitativo, ma molto importante da un punto di vista qualitativo e simbolico perché è la prima volta che questo diritto viene pienamente riconosciuto. Adesso si apre un percorso, non è la fine ma l’inizio». Per Lazzari è i prossimi step sono lo psicologo delle cure primarie e la psicologia scolastica: «Anche i ragazzi che occupavano le scuole la chiedevano. È fondamentale per far emergere le situazioni di disagio».
Tra i primi a lavorare per una forma di sostegno al benessere psicologico dei cittadini c’è stato il MoVimento 5 stelle, che già nel corso dell’esame della legge di Bilancio si era fatto promotore di un emendamento in questa direzione. Alla norma contenuta nel Decreto Milleproroghe ha lavorato anche la deputata del MoVimento 5 Stelle Celeste D’Arrando, che a Sanità Informazione spiega: «Il cosiddetto bonus psicologo è una risposta emergenziale a un bisogno di essere ascoltati che le persone hanno per affrontare un disagio che vivono e che non sanno come gestire. Ora, però, è oltremodo urgente intervenire con azioni strutturate avendo una visione di medio e lungo periodo. È opportuno specificare che la norma prevede l’emanazione di un decreto attuativo che indicherà i criteri per accedere non tanto ad un bonus ma ad un contributo che permette di supportare coloro che hanno necessità di un sostegno di tipo psicoterapeutico».
D’Arrando auspica che venga garantito il principio di appropriatezza «motivo per il quale ritengo opportuno che per accedere al cosiddetto bonus sia necessaria la prescrizione del medico di base ovvero la diagnosi del professionista competente del SSN per ragioni che attengono all’appropriatezza dell’intervento assistenziale e delle risorse pubbliche impiegate».
Oltre al bonus, per la deputata pentastellata, bisogna guardare oltre e attuare interventi strutturali che possano funzionare nel medio e nel lungo periodo: «In primis, non dovremmo più avere una distinzione tra ambito sociale e ambito sanitario ma realizzare una piena e concreta integrazione sociosanitaria adottando quello che viene definito come approccio biopsicosociale anche perché l’uso di modelli organizzativi “a silos” è risultata in più occasioni inefficace soprattutto in questi ambiti».
In secondo luogo, «si dovrebbe poi effettuare una mappatura delle diverse situazioni regionali proprio perché in Italia coesistono 21 sistemi sanitari regionali, che rispondono spesso diversamente ad uno stesso bisogno di salute della cittadinanza, al fine di avere un quadro della situazione nazionale. Raccogliere dati epidemiologici che consentano di rendere il più possibile “su misura” i servizi territoriali mettendo così al centro la persona e i suoi sistemi».
«Poi – continua – si dovrebbe fare in modo che venga dato seguito a quanto abbiamo previsto all’articolo 20 bis della Legge 176/2020 e cioè che le ASL e gli altri enti del Servizio Sanitario Nazionale riorganizzino l’attività degli psicologi in un’unica funzione aziendale al fine di creare presidi territoriali quali i consultori psicologici oltre che prevedere l’incremento del monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna, nell’area specifica della psicologia e della psicoterapia ai sensi del D.Lgs 502/1992».
«Infine, favorire la realizzazione di progetti sperimentali che prevedono, nell’ambito del SSN, la collaborazione tra psicologi/psicoterapeuti e i medici di assistenza primaria, prevedere l’istituzione di figure come lo Psicologo delle cure primarie e lo Psicologo scolastico proprio al fine di prevenire il disagio evitando l’emergere di psicopatologie più complesse».
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