Previsto per martedì 18 giugno l’esame del testo in Senato. Secondo il segretario Anaao Assomed, Carlo Palermo, grazie al decreto si «allarga enormemente la platea dei medici che possono essere assunti nel sistema»
Settimana decisiva per il mondo della sanità. È previsto per martedì 18 giugno l’esame in Senato del “Decreto Calabria”. La norma prevede, tra le varie novità, il commissariamento della sanità calabrese e lo sblocco del tetto di spesa per il personale Servizio sanitario nazionale.
Un provvedimento di cui sembra essere soddisfatto il segretario di Anaao Assomed, Carlo Palermo, che in occasione dall’assemblea Anaao Giovani – Als (Associazione liberi specializzandi) sulla formazione post laurea in Medicina, ha ricordato l’importanza dello sblocco delle assunzioni per il Servizio Sanitario Nazionale.
«Il Decreto Calabria – spiega Palermo – è un punto importante, perché incrementa la possibilità di assunzioni, le sblocca. Si possono assumere gli specializzandi a tempo determinato, oltre alla possibilità già prevista dalla legge di Bilancio di una partecipazione a concorso e un’assunzione una volta acquisito il titolo. Questo allarga enormemente la platea dei medici che possono essere assunti nel sistema».
«Gli specializzandi dell’ultimo anno interessati dal Decreto Calabria sono 6200. – Aggiunge il segretario Anaao Assomed – A settembre-ottobre, col nuovo anno accademico sono altri 6200. Abbiamo già circa 12.500 specializzandi che potrebbero essere assunti a tempo determinato. Se apriamo alle assunzioni a tempo determinato, saranno più allettati a entrare anche gli specialisti che si sono formati negli ultimi tre anni, altri 15mila».
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«Le problematiche che riguardano la formazione – ricorda Palermo – sono legate a una prospettiva di carenza di specialisti nel prossimo decennio. Perché si incrocia la gobba pensionistica al peggioramento dovuto alla quota 100. Calcoliamo che nei prossimi sette-otto anni saranno almeno 52mila i medici che usciranno dal Servizio sanitario nazionale. La capacità di formazione rispetto a questa uscita è molto più bassa: calcoliamo che coloro che si specializzeranno e sceglieranno il Servizio sanitario nazionale saranno non più di 36mila».
«Avremo una discrepanza di 16mila medici», spiega Palermo. E aggiunge: «Nella fase successiva i fabbisogni andranno a ridursi, perché verrà riassorbita la gobba demografica, ecco perché è inutile incrementare ora gli accessi a medicina: nel 2031-2032, il fabbisogno globale non sarà superiore a 6mila specialisti e a questo punto andremo a formarne circa 6mila in più ogni anno, per cui si creerebbe un imbuto lavorativo. Gli specialisti andranno all’estero. Da qui a cinque anni il fabbisogno di medici in Europa sarà di circa 230mila unità».