“Norme per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti”: è questo il titolo della proposta di legge presentata dalla Commissione interventi sociali e politiche per la non autosufficienza. È per ora una bozza che, come tale, potrà essere integrata e modificata. Le proposte di Senior Italia FederAnziani
Riformare le modalità di accesso e di erogazione dell’indennità di accompagnamento, modificare la funzione delle RSA nella gestione della non autosufficienza dell’anziano e supportare i caregiver. Si racchiudono in tre proposte le modifiche alla bozza della legge “Norme per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti” avanzate da Senior Italia FederAnziani. Presentata dalla Commissione interventi sociali e politiche per la non autosufficienza, di concerto con il ministero della Salute, al Ministro Orlando, la proposta di legge, infatti, è per ora solo ad una prima stesura che, come tale, potrà essere integrata e modificata.
La bozza della legge che promuove la dignità delle persone anziane non autosufficienti è suddivisa in 14 articoli, che spaziano dalla definizione dei soggetti a cui è destinata la norma, alla tipologia di interventi da attuare sul territorio, fino all’adeguamento del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza. «Questa proposta di legge è senz’altro un segnale positivo – commenta Eleonora Selvi, portavoce Senior Italia FederAnziani -. Dimostra che chi governa il Paese ha preso coscienza delle conseguenze che il progressivo invecchiamento della popolazione ha sulle condizioni di salute dei cittadini, dalle malattie croniche, alle condizioni di non autosufficienza». Nella proposta di legge, infatti, appare chiaro l’intento di promuovere sia l’invecchiamento attivo, che la prevenzione.
Il testo prevede anche che Governo, Regioni e Enti Locali adottino il principio della programmazione integrata per garantire l’universalità di accesso ai servizi, alle prestazioni, ai trattamenti in relazione alle necessità delle persone e degli anziani non autosufficienti. Sarà compito delle amministrazioni locali anche promuovere, almeno una volta all’anno, con il supporto degli ATS (l’Agenzia di Tutela della Salute) e delle Case di Comunità, eventi per la cittadinanza e una specifica “giornata della partecipazione sociale”. Un intero articolo della proposta di legge è dedicato alla riforma dei percorsi di studio e di formazione delle figure professionali che assistono e si prendono cura alle persone anziane e non autosufficienti e la promozione della ricerca scientifica nel medesimo ambito.
Idee che Senior Italia FederAnziani definisce «tutte buone intenzioni, ma che per funzionare – sottolinea la portavoce Eleonora Selvi – devono essere sostenute da un importante sforzo economico».
In Italia, agli invalidi totali, ovvero incapaci di deambulare o di compiere gli atti quotidiani della vita, è concesso un sostegno economico erogato attraverso l’indennità di accompagnamento. «Questo strumento – spiega la portavoce di Senior Italia FederAnziani – appare ancora troppo rigido e obsoleto rispetto ai reali bisogni delle famiglie e delle persone non autosufficienti. In altri paesi europei, come la Germania o la Spagna, tale indennità è stata già adeguatamente modificata. In Italia, un’eventuale riforma, sulla scia di quella tedesca, dovrebbe prevedere l’erogazione di un assegno proporzionato al grado di invalidità. Non è pensabile riservare il supporto economico solo agli invalidi totali. E soprattutto, non è accettabile che chi ha perso completamente la sua indipendenza possa ricevere poco più di 500 euro al mese: mettere in regola un assistente familiare costa quasi 1.500 euro al mese», sottolinea la portavoce dell’Associazione.
La proposta di legge per la promozione della dignità delle persone anziane non autosufficienti prevede la promozione di forme innovative di coabitazione solidale domiciliare. Un’idea che Senior Italia FederAnziani svilupperebbe realizzando condomini solidali. «La solitudine è uno dei fattori di rischio per la perdita di autonomia – dice Eleonora Selvi -. Per questo, progettare soluzioni abitative che possano evitare l’isolamento dei nostri anziani significherebbe migliorare non solo la qualità di vita, ma anche lo stato di salute complessivo nella terza età. La coabitazione potrebbe essere, dunque, una risorsa non solo per le persone che hanno perduto la propria autonomia, ma anche per coloro che sono autosufficienti. Immaginiamo condomini solidali dove sia possibile centralizzare forme di assistenza, attraverso un’equipe di professionisti sociosanitari a servizio della comunità residente, capaci di abbattere significativamente i costi che, altrimenti, le famiglie non sarebbero in grado di sostenere».
Concepire nuovi modi di abitare aprirebbe la strada anche ad un’altra riforma proposta da Senior Italia FederAnziani: la modifica della funzione delle RSA nella gestione della non autosufficienza. «Oggi le RSA sono l’unica risposta alternativa all’assistenza domiciliare, strutture totalmente separate dal territorio. Queste residenze, invece, dovrebbero assumere un ruolo di continuità tra il domicilio e il territorio, ad esempio mettendo delle professionalità sociosanitarie a disposizione anche delle persone non autosufficienti che vivono a casa propria. Allo stesso tempo, gli ospiti delle RSA dovrebbero mantenere una relazione costante con i propri familiari (e quindi con il territorio) per tutelare non solo la salute, ma anche i legami affettivi e rispettare i bisogni psicologici».
A tutela delle persone anziane la proposta di legge prevede che il Governo si impegni ad emanare, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della stessa, un decreto legislativo per migliorare, sostenere le condizioni di vita individuali e riconoscere le figure dei caregivers familiari. «Le persone non auto-sufficienti sono prese in carico, in maniera quasi esclusiva, dai familiari che rischiamo quotidianamente il burnout per l’enorme carico psico-fisico. Le leggi finora messe in campo per sostenere i caregivers sono rimaste lettera morta: non vi è un supporto materiale ed economico adeguato al lavoro svolto. E, spesso, i caregivers degli anziani sono essi stessi anziani, mogli o mariti che nel giro di pochi anni – conclude Selvi – potrebbero a loro volta perdere l’autosufficienza e aver bisogno di aiuto».
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