L’ex Premier Massimo D’Alema sulla riforma: «Una scelta che toglie potere alle Regioni e lascia poco margine d’azione ai cittadini. L’esecutivo diventa il centro assoluto, non ci sarà più un corretto bilanciamento fra le funzioni»
Il 4 dicembre sarà il giorno della scelta. L’Italia è chiamata al voto sulla riforma Renzi-Boschi. Il fronte del Sì spera in una centralizzazione della sanità per colmare le lacune del malridotto sistema sanitario nazionale su base regionale. Diversa l’opinione per il fronte del No che accusa la riforma di essere solo di facciata e di incoraggiare un centralismo che significherebbe un ritorno al passato. Questa la posizione di Massimo D’alema, uno dei sostenitori più convinti del No alla riforma. L’ex presidente del Consiglio ai nostri microfoni spiega il suo punto di vista.
Il 4 dicembre il Referendum costituzionale, quali le ragioni per votare No?
«Questa riforma è confusa, sbagliata, indebolisce il Parlamento e di conseguenza la sovranità e il controllo dei cittadini. Una Camera sarà nominata dai Consigli regionali, quindi una sorta di Camera di serie B, una sarà nominata in buona parte dai capi dei partiti perché tutti i capilista verranno imposti e saranno eletti d’ufficio, ex-officio. Quindi per i cittadini resterà davvero poco margine d’azione e aggiungo, la cosa che considero più preoccupante, è che questa riforma espropria completamente le Regioni dei loro poteri e questa cosiddetta Camera delle Regioni non ha il potere di discutere il bilancio dello Stato. Per esempio se il Governo decide di tagliare 2 o 3 miliardi destinati al fondo sanitario, cosa di cui si discute e cosa che porterebbe al collasso il Sistema Sanitario Nazionale che vive già grandi difficoltà, lo può fare senza che le Regioni abbiano il potere di porre un veto o di negoziare una scelta diversa. Quindi, quando si dice che questa riforma non rafforza il potere dell’esecutivo non è la verità. In realtà l’esecutivo diventa il centro assoluto non più controbilanciato né da una Parlamento autorevole né da un sistema di Regioni con un potere reale. Ora noi sappiamo quanto la sanità in Italia dipenda dalla forza delle Regioni e se le Regioni non avranno la forza di difendere il fondo sanitario questo si risolverà in un danno molto grave per i cittadini, per la medicina e per i medici».