Dalla zona rossa a quella arancione per un errore nel calcolo dell’Rt. La Lombardia riapre, ma il dibattito sulla “colpe” non si ferma. I governatori leghisti si associano a Fontana e chiedono un nuovo metodo di valutazione, Speranza bolla come polemiche inutili
Dal 24 gennaio la Lombardia è tornata in zona arancione. Con un’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza la regione di Attilio Fontana abbandona la zona rossa per quello che sembra un errore di trasmissione dei dati. Errore del quale non si è ancora trovato il responsabile definitivo, con un rimpallo agguerrito tra Regione e Cabina di regia ministeriale.
È cominciato tutto con tre separate e-mail che hanno poi portato alla decisione del ritorno in zona arancione. In allegato i documenti che raccontano l’allarme scattato sul ricalcolo dei dati e il conseguente cambio di classificazione. Al centro il dato sui positivi sintomatici, che sembrerebbe aver modificato la sorte della Lombardia.
La prima e-mail inviata dall’Iss a Milano è datata 7 gennaio. Si segnalava un’anomalia nei dati e si invitava a un controllo approfondito. Un invito caduto a vuoto, in quanto già il 15 gennaio l’Rt lombardo arrivava a 1,4. Le proteste sono cominciate quando è stata ufficialmente dichiarata la zona rossa, imputando la decisione a motivazioni di natura politica.
In generale, infatti, l’Rt e l’indice di contagio da Covid-19 vengono calcolati dalla Cabina di regia solo con i dati sui positivi sintomatici. Per poter stabilire con quanta velocità il virus si trasmette tra le persone. La Lombardia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, avrebbe segnalato «un numero di casi significativamente maggiore rispetto alle altre regioni», si legge su un comunicato. «Con una data di inizio sintomi a cui non ha associato uno stato clinico e che pertanto si è continuato a considerare inizialmente sintomatici».
Il 19 gennaio arriva poi la seconda comunicazione da parte della Lombardia: «Si richiede che venga eseguito un calcolo dell’indice RTSintomi recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti». Tra 15 e 30 dicembre le persone con i sintomi scenderebbero da 14mila e poco meno 5mila, con Rt a 0.88. A questo punto, il 22 gennaio, il nuovo assessore al welfare lombardo Marco Trivelli invia all’Istituto la richiesta di rivalutazione dell’Rt. Il giorno stesso del monitoraggio e della consueta riunione della Cabina di regia.
La cronologia delle comunicazioni sembrerebbe mostrare un errore compiuto dai tecnici della regione, ma il governatore della Lombardia Attilio Fontana non ha risparmiato gli attacchi. Specie per manifestare il disappunto dei tanti commercianti che, aderendo alle regole della zona rossa, hanno tenuto chiusa la loro attività. «La responsabilità è chiara – ha detto in un’intervista sul Corriere della Sera-. Noi abbiamo sollevato il caso e abbiamo riportato la regione in zona arancione. E il Governo sta provando a ribaltare le responsabilità. Un’operazione che mi indigna. Forse è l’algoritmo che determina il colore delle zone a dimostrare limiti. Noi, come governatori, pensiamo che questo sia un argomento vivo e delicato che non possa essere affidato a un freddo algoritmo».
«I governatori chiedono da un pezzo di rivedere il calcolo – sottolinea il presidente lombardo – Lo stesso ministro ha detto che serve un sistema per valutare meglio l’Rt (indice di contagio) e ha affermato che l’Rt ospedaliero fotografa meglio la realtà. La cosa vera, e va detto chiaramente, è che nessuno riesce a capire come si arrivi a questo valore. Di certo, noi abbiamo sempre fornito i dati – e lo dico anche al sindaco di Milano Giuseppe Sala – con trasparenza e rigore».
Affermazioni a cui ha risposto quasi immediatamente l’Istituto. «L’algoritmo utilizzato dall’Istituto Superiore di Sanità è corretto – si legge – da aprile non è mai cambiato ed è uguale per tutte le Regioni che lo hanno utilizzato finora senza alcun problema. Questo algoritmo e le modalità di calcolo dell’Rt sono state spiegate in dettaglio a tutti i referenti regionali».
«La regione Lombardia non ha finora mai contestato questa stima» si specifica. «Ha segnalato casi con una data di inizio sintomi a cui non ha associato uno stato clinico e che pertanto si è continuato a considerare inizialmente sintomatici, in accordo con la procedura sopra descritta. Un’anomalia è stata segnalata più volte dall’Iss alla regione».
Sul calcolo dell’Rt, si ricorda: «Ogni volta che viene rilevato un caso clinico, viene compilato il relativo campo “stato clinico” nel quale viene indicato il grado di severità dei sintomi, da paucisintomatico a severo e, quando possibile, anche la data della loro insorgenza. Nel caso in cui invece il campo “stato clinico” non venga mai compilato e così nei successivi aggiornamenti del database fino a quando sia documentata la guarigione o il decesso, il caso si considera asintomatico nonostante la presenza di una data di inizio sintomi».
«Cercherò di mantenere la mia consueta pacatezza, ma sarà difficile perché credo che la misura sia colma: la mancanza di rispetto nei confronti della Lombardia è andata oltre il consentito». Attilio Fontana non si è fatto attendere con le repliche, iniziando così un burrascoso Consiglio regionale. La Lombardia «è disponibile come sempre a una leale collaborazione istituzionale. Ma non accetto che venga calunniata con mistificazioni della realtà. Una vergogna quello che sta succedendo. Non lo dico per me – ha precisato – ma per i lombardi che sono stufi di essere umiliati».
La mancata registrazione dei guariti in Lombardia sarebbe «una falsa notizia come si evince dai flussi pubblici, come quello della Protezione Civile che registra quotidianamente casi, guariti e decessi». Senza il ricorso della Lombardia al Tar, «oggi saremmo ancora in zona rossa fino alla fine del mese. Qualcun altro avrebbe potuto tacere e nessuno, magari, si sarebbe accorto di questa situazione. Ricordo che il ricorso, contrariamente a quanto sostenuto da qualche organo di stampa, prosegue nel merito».
Affermazioni a cui l’Iss ha prontamente risposto tramite comunicato stampa. «L’algoritmo per il calcolo dell’Rt non è esile – si legge – è basato su standard internazionali, è pubblico, reperibile sul sito web dell’Iss ed è stato illustrato a tutti i referenti regionali che hanno contestualmente ricevuto il software per la sua applicazione e l’eventuale verifica».
«Le Regioni hanno completa autonomia nel caricamento di aggiornamenti e rettifiche senza alcun intervento o richiesta verso l’Iss che, laddove ne abbia evidenza o sospetto, può segnalare errori, incompletezze o incongruenze alle Regioni». Dal mese di maggio 2020 l’Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla regione Lombardia, l’ultima delle quali in data 7 gennaio 2021. La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) «è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d’Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021».
Dalla situazione i più danneggiati sono certamente i commercianti e gli imprenditori, che con la zona rossa hanno dovuto tenere chiuse le loro attività per due settimane non necessarie. Molte associazioni hanno deciso di proporre una class action contro i responsabili. «Stiamo attivando l’iter burocratico per richiedere la documentazione e le informazioni alla Regione per avviare la richiesta di risarcimento e di tutela dei danni subiti» ha avvertito Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi & Partners, colosso legale che sta raccogliendo le adesioni per le azioni a tutela di diversi commercianti.