Palermo (Anaao): «Fondo sanitario riportato a livelli più consoni». Vergallo (Aaroi-Emac): «Bene aumento indennità di esclusività». Cimo-Fesmed: «Temiamo per il futuro della sanità»
La Legge di Bilancio, approvata la scorsa settimana, ha portato novità anche nel settore sanitario, particolarmente colpito in questi mesi di pandemia. Dall’aumento del fondo sanitario a quello dell’indennità di esclusività, dai contratti di formazione specialistica all’istituzione di un fondo per i caregiver, il testo che ha ricevuto il via libera in Senato contiene diverse iniziative volte a potenziare il Servizio sanitario nazionale. Ma cosa ne pensano i principali sindacati medici?
Per Carlo Palermo, Segretario di Anaao, la principale nota positiva della Legge di Bilancio è «l’aumento dell’indennità di esclusività del 27%, come proposto più volte in passato dal nostro sindacato. Si tratta – spiega Palermo – di un segno di attenzione nei confronti di una categoria che in quest’anno ha dato tanto». Altro elemento gradito è «l’incremento del Fondo sanitario nazionale che viene riportato a livelli più consoni per quel che riguarda le prospettive del Servizio sanitario nazionale».
Detto ciò, Palermo auspica che si possa «portare a termine l’operazione» con una quota di risorse del Recovery Plan maggiore («passare da 9 ad almeno 25-30 miliardi») o, ancora meglio, «accedendo ai fondi del MES, già pronti e utilizzabili per coprire tutte le spese dirette e indirette causate dal Covid». Infine, il Segretario di Anaao spera che si possa fare qualcosa per stabilizzare i contratti precari, «magari nel decreto Milleproroghe: le nuove assunzioni sono perlopiù precarie e il precariato mal si addice al lavoro in sanità, che invece ha bisogno di rapporti stabili».
Il Presidente di Aaroi-Emac (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica) Alessandro Vergallo è soddisfatto, al pari di Palermo, del «comma che ha introdotto la rivalutazione di indennità di esclusività. Ne sono felice – spiega – anche perché, quando siamo andati a trattare il rinnovo contrattuale, abbiamo avuto difficoltà nel far capire che serviva. Purtroppo abbiamo dovuto aspettare il Covid per far capire il valore di chi lavora a tempo pieno per il Servizio sanitario nazionale».
In aggiunta, Vergallo crede che, «anche se capiamo che non può farlo una legge», si sarebbero potute «porre le basi per una rivalutazione delle remunerazioni nel pubblico impiego e negli ospedali a seconda delle categorie di specialisti, laddove ce ne sono alcune, come quella tutelata da Aaroi-Emac, che si trovano particolarmente in trincea. E non parlo solo della pandemia ma in generale per i servizi che vengono di solito erogati. Questo aspetto – conclude Vergallo – sarà oggetto del rinnovo contrattuale che ci aspettiamo in tempi non troppo lunghi».
Più critica invece Cimo-Fesmed. In una nota la Federazione ricorda come già lo scorso anno aveva «giudicato del tutto insufficiente l’incremento di due miliardi per la sanità nella legge di bilancio 2020 (da 114,4 a 116,6 mld) destinato ai rinnovi contrattuali del personale sanitario, all’aumento del 2% il tetto per acquisto di prestazioni dal privato, al premio alle regioni “virtuose” e all’abolizione del superticket. La pandemia ha forzato – si può leggere nel comunicato –, con la necessità e tre decreti urgenti, la destinazione di ulteriori 4,2 mld per aumentare il fondo sanitario nazionale per supportare le strutture sanitarie territoriali ed ospedaliere sotto emergenza, soprattutto per il potenziamento delle terapie intensive e subintensive (n. 7.725 posti letto) anche se senza i necessari medici specialisti». Da una parte, dunque, sarebbero «corrette le dichiarazioni del Ministro della Salute Speranza circa l’incremento, in pochi mesi, di 6 mld di euro del FSN, stanziati per affrontare specifici problemi emergenti e straordinari; dall’altra, questi fondi certamente non risolvono la vera sostenibilità del nostro servizio sanitario in termini di LEA, di offerta sanitaria e di accessibilità alle cure».
Secondo la Federazione «non è più possibile procrastinare, occorre lavorare sull’impianto strutturale del nostro SSN e decidere quale sarà il vero futuro della sanità italiana. Non ci sembra però che si stia partendo con il piede giusto: la Legge di Bilancio 2021 appare perseguire la politica degli ultimi anni e, con i suoi 144 commi in tema di sanità che sono in gran parte di ordinaria amministrazione, non incide sostanzialmente sul miglioramento del SSN».
«Nei piani del governo – spiega ancora la Federazione Cimo-Fesmed – non c’è ancora una vera idea di sanità del futuro: non tanto in termini ristrutturazione edilizia o di innovazione tecnologica o informatica, quanto di vera riorganizzazione strutturale che assicuri sostenibilità, equità, prevenzione ed accesso alle cure, sicurezza, efficienza clinica ed efficacia delle cure. In quest’ottica, lo ribadiamo ancora una volta, il ruolo del Ministro della Salute diventa fondamentale per sostenere una riforma del SSN o attraverso una radicale revisione del PNRR in tema di sanità o tramite risorse aggiuntive dal MES, dato che le misure contenute nella legge di bilancio sono sostanzialmente ininfluenti per un vero cambiamento».
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