I risultati sono frutto di una sperimentazione avviata da Agenas con la Fondazione The Bridge. Finora sono stati raccolti i dati di 13 Regioni su 21
Per una visita o un esame specialistico i tempi di attesa sono diventati più ragionevoli, ma ancora si fatica a garantire un numero di prestazioni pari a quello erogato prima che esplodesse la pandemia da Covid-19. Sono questi, in sintesi, i risultati emersi dal primo monitoraggio sperimentale dei tempi delle liste d’attesa in Italia nei primi sei mesi del 2023. Stando al Report “per tutte le tipologie di prestazioni osservate si riscontra, nella maggior parte delle Regioni, un trend in miglioramento rispetto al primo semestre 2022. Viceversa, il confronto con il primo semestre 2019 individua ovunque, tranne che in Toscana nell’ambito delle visite di controllo, delle criticità nel ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia”.
I risultati sono frutto di una sperimentazione avviata da Agenas con la Fondazione The Bridge. Finora sono stati raccolti i dati di 13 Regioni su 21. In particolare, 6 (Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Marche, Provincia di Trento, Piemonte, Toscana) hanno inviato i dati totali a livello regionale, mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più Asl. La sperimentazione ha permesso di raccogliere in modo analitico i dati provenienti dai sistemi Cup a livello centrale, nella settimana che va dal 22 al 26 maggio 2023, in riferimento alle prestazioni monitorate dal Pngla – Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-2021 (14 visite e 55 prestazioni di diagnostica strumentale). In totale sono state raccolte informazioni su 125mila prenotazioni di visite specialistiche e 146mila prenotazioni di esami di diagnostica strumentale.
Ecco le principali evidenze derivanti dalla sperimentazione, con riferimento alle classi di priorità B (entro 10 giorni) e D (entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami diagnostici). Prime visite: “Premesso che i dati presentano un’ampia variabilità sia nell’utilizzo delle classi di priorità sia nei tempi di attesa – si legge nel report – a livello globale la prima visita cardiologica è garantita in classe B nell’84% dei casi e in classe D nell’80% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe B che si osservano tra le Regioni passano da 13 giorni in Friuli Venezia Giulia ai 5 giorni dell’Emilia-Romagna. Per la prima visita ortopedica la garanzia in classe B è pari al 74% dei casi e in classe D al 78% dei casi. In Regione Toscana in classe D il valore mediano di attesa è pari a 18, mentre in Regione Piemonte tale valore raggiunge i 36 giorni”.
“La Tac è garantita in classe B nel 78% dei casi e in classe D nel 89% dei casi – prosegue l’analisi dell’Agenas – I valori mediani delle giornate di attesa in classe D che si osservano tra le Regioni passano da 4 giorni in Provincia di Trento ai 21 giorni delle Marche. Per un’ecografia dell’addome la garanzia in classe B è pari al 78% dei casi e in classe D al 84% dei casi. In Regione Abruzzo, in classe B il valore mediano di attesa è pari a 4 giorni, mentre in Regione Lazio tale valore raggiunge i 31 giorni”.
“Da rilevare – rimarca l’Agenas – che il dato relativo ai giorni che intercorrano tra la data di prescrizione della ricetta e la data di contatto al Centro prenotazioni è molto variabile. Ad esempio, si registra che solo il 18% delle prescrizioni in classe U (da erogare entro 3 giorni ) e il 40% delle prescrizioni in classe B (da erogare entro 10 giorni) riportano una data di contatto nella stessa giornata o il giorno dopo la prescrizione”.
“Nell’80% delle prescrizioni in classe U e nel 57% in classe B, la data di contatto è superiore a quella della prescrizione, mediamente, di 10 giorni. Tale modalità organizzativa e/o comportamentale – si precisa nel report – può distorcere i risultati che tengono in considerazione la differenza dei giorni che intercorrono tra la data di contatto e la data di prima disponibilità offerta dal sistema”. Infine, conclude l’analisi, un “altro elemento di distorsione” rilevato “rispetto alla corretta programmazione dell’offerta è rappresentato dalla scelta dell’utente. Nel 51% dei casi l’utente sceglie una data peggiorativa rispetto a quella che gli viene offerta dal sistema, perché chiede di poter avere la prenotazione presso una struttura diversa da quella proposta in prima disponibilità (73% dei casi) o perché sceglie una data successiva a quella proposta (20% dei casi)”.
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