Ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente, Giorgia Meloni, e del Ministro della salute, Orazio Schillaci, ha approvato due provvedimenti, un decreto-legge e un disegno di legge, che introducono misure per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e per garantire le prestazioni sanitarie
Per una visita specialistica urgente, ovvero da fissare entro e non oltre 72 ore, si attendono anche due mesi. Due anni per una esame radiologico di screening e tre mesi per un intervento per la rimozione di un tumore. Tempi di attesa lunghissimi che hanno rischiato di mandare al collasso la Sanità italiana e costretto molti, troppi, cittadini a rinunciare alle cure. Ora, tutto questo dovrebbe diventare solo un brutto ricordo: il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente, Giorgia Meloni, e del Ministro della salute, Orazio Schillaci, ha approvato due provvedimenti che introducono misure per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e per garantire le prestazioni sanitarie. Nello specifico, si tratta di un decreto-legge e un disegno di legge.
Il decreto legge prevede l’istituzione, presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (AGENAS), della Piattaforma nazionale delle liste di attesa, interoperabile con le piattaforme delle liste di ciascuna regione e provincia autonoma. La Piattaforma nazionale, attraverso il monitoraggio dei dati delle agende di prenotazione di tutta Italia, permetterà l’attivazione di un meccanismo di audit per rilevare le aree dove si verificano inefficienze o anomalie. Questo nuovo strumento di controllo è in linea con l’obiettivo fissato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di “Potenziamento del Portale della Trasparenza”.
Ma questa non sarà l’unica novità in tema di monitoraggio del Sistema nazionale: per rafforzare ulteriormente queste attività, lo stesso decreto prevede l’istituzione, presso il Ministero della Salute dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, che avrà il compito di verificare il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei relativi piani operativi per il recupero. L’Organismo, con il supporto dei Carabinieri per la tutela della salute, potrà accedere prendere visione, su segnalazione dei cittadini, degli enti locali e delle associazioni di categoria degli utenti, di tutte le agende sanitarie, pubbliche e private-accreditate, per verificare e analizzare i disservizi denunciati. Inoltre, sempre a seguito di segnalazioni da parte di cittadini, potrà acquisire documentazione dalle regioni e dalle province autonome. Gli esiti delle verifiche effettuate saranno decisive per ogni singola struttura sanitaria: i responsabili a livello regionale o aziendale potranno essere sanzionati o premiati, soggetti a revoca o rinnovo dell’incarico.
Chiamando il Centro unico di prenotazione (CUP) regionale o infra-regionale, dove attualmente sono disponibili solo prestazioni erogate dai servizi sanitari pubblici, sarà possibile accedere anche alle agende dei privati accreditati, ospedalieri e ambulatoriali. Tutti i CUP d’Italia dovranno avere un sistema di disdetta delle prenotazioni: al cittadino sarà ricordata la data di erogazione della prestazione tramite l’invio di un apposito promemoria e, in caso di disdetta, si attiverà automaticamente un sistema di ottimizzazione delle agende di prenotazione per riassegnare la prestazione annullata. Il tutto, secondo linee guida omogenee di livello nazionale.
I percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA) avranno delle agende dedicate, le aziende sanitare e ospedaliere avranno il divieto di sospendere o chiudere le attività di prenotazione relative ai Livelli essenziali di assistenza (Lea) e si raddoppiano le sanzioni per la sospensione o chiusura delle attività di prenotazione. Nell’eventualità che i tempi previsti dalle classi di priorità indicate dal Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa 2019-2021 non possano essere rispettati, le direzioni generali aziendali dovranno garantire l’erogazione delle prestazioni richieste attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria o del sistema privato accreditato, anche al di fuori degli accordi contrattuali vigenti, sulla base della tariffa nazionale vigente. I direttori generali delle aziende sanitarie dovranno vigilare sul rispetto di tale disposizione, provvedendo anche a disporre azioni disciplinari e di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ai quali sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell’assistito.
Le visite diagnostiche e specialistiche potranno essere effettuate anche nei giorni di sabato e domenica con orario prolungato. Ogni azienda sanitaria e ospedaliera dovrà assicurare il corretto ed equilibrato rapporto tra l’attività istituzionale e la corrispondente attività libero-professionale. Previste agevolazioni anche per il personale sanitario: chi svolgerà degli straordinari nell’ambito dei piani di riduzione delle liste d’attesa, a seguito dell’entrata in vigore del decreto, godrà di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, che riduce al 15% il prelievo tributario sugli emolumenti percepiti.
Allo smaltimento delle liste di attesa contribuiranno, poi, anche le disposizioni contenute nel disegno di legge “Misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie”, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Per garantire l’appropriatezza prescrittiva ed erogativa delle prestazioni sanitarie, attraverso questo disegno di legge si obbliga il medico di medicina generale o il pediatra di famiglia ad attribuire, nella propria prescrizione, la classe di priorità. Ancora, sarà istituito il Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (SINGLA) comprensivo di strutture, strumenti, e competenze, volto a riunire in un unico organismo diverse funzionalità. A governare il SINGLA sarà una Cabina di Regia, presieduta dal Ministero della salute. È prevista anche la creazione del nuovo “Registro delle segnalazioni”, presso il Ministero della salute, che i cittadini possono utilizzare per segnalare disservizi in materia di prestazioni sanitarie. Le regioni e le province autonome avranno la possibilità di aumentare, entro un limite massimo, il tetto di spesa ai fini dello smaltimento delle liste d’attesa e di destinare alla contrattazione integrativa risorse aggiuntive per valorizzare le professionalità dei dirigenti sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche, ostetriche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione.
E ancora: deroghe per l’avvalimento degli specialisti ambulatoriali interni già in servizio a tempo indeterminato e l’incremento delle retribuzioni orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico. La messa “a regime” della possibilità, per i medici specializzandi, di assumere, su base volontaria e fuori dal periodo di formazione, incarichi libero professionali per i servizi di emergenza del Servizio sanitario nazionale, per un periodo di 12 ore settimanali (in luogo delle attuali 8). Una deroga per consentire alle regioni e agli enti del SSN il reclutamento del personale sanitario dirigenziale e non, con contratto di lavoro autonomo anche di collaborazione coordinata e continuativa. Interventi sui limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati, prevedendo che tali limiti siano rideterminati nei seguenti valori: di quattro punti percentuali per l’anno 2025 e di cinque punti percentuali a decorrere dall’anno 2026. Si precisa che le risorse sono prioritariamente destinate alle prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso, inserite nella rete di emergenza.
Nel testo del ddl è inoltre prevista: la possibilità, per le aziende ospedaliere universitarie che non possono far fronte alle esigenze assistenziali con l’organico funzionale di tipo universitario, di stipulare contratti con il personale medico o sanitario anche con contratti a tempo indeterminato, oltre che a tempo determinato. Riconosciuta anche la possibilità, nell’ambito dei nuovi servizi assicurati dalle farmacie del Servizio sanitario nazionale, di dispensare anche i dispositivi medici necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale. Sarà avviata l’estensione delle misure di premialità già previste a favore di determinate regioni, anche a quelle che garantiscono il rispetto dei tempi massimi di attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie rientranti nei livelli essenziali di assistenza.
I direttori generali delle ASL, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del SSN che raggiungeranno gli obiettivi avranno diritto ad un incremento, fino al dieci per cento, della retribuzione. A contrario, in caso di mancato raggiungimento dei traguardi annuali relativi alla riduzione delle liste di attesa saranno soggetti a specifiche misure sanzionatorie. È stata autorizzata una spesa di 60 milioni di euro annui dal 2026, per un triennio, per interventi nel campo della salute mentale e finalizzati al rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale regionali, al reinserimento dei pazienti con disturbi mentali, alla presa in carico di soggetti con disturbi mentali e della nutrizione alimentare. Non sono previsti limiti per l’assunzione del personale che opererà per l’attuazione degli obiettivi prefissati. Infine, novità anche nell’ambito formativo: prevista la nascita della “Scuola Nazionale dell’Alta Amministrazione Sanitaria” per una formazione più appropriata e specifica di dirigenti e direttori sanitari.
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