Sanità 6 Novembre 2019 12:45

Bilancio, Sileri-Cartabellotta: «Intervenire su personale e Lea». Viceministro: «Per specializzazioni 2mila borse in più»

Botta e risposta ai microfoni di Sanità Informazione, tra il Senatore e il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: «Su fondi per il personale ed esigibilità dei Lea giuste critiche che consentono di aggiustare il tiro di una Legge di Bilancio su cui, io credo, abbiamo già ottenuto moltissimo: vedi l’abolizione del superticket»

Bilancio, Sileri-Cartabellotta: «Intervenire su personale e Lea». Viceministro: «Per specializzazioni 2mila borse in più»

«Quelle sui fondi per il personale e sull’esigibilità dei Lea sono sicuramente delle giuste critiche che consentono di aggiustare il tiro di una Legge di Bilancio su cui, io credo, abbiamo già ottenuto moltissimo: vedi l’abolizione del superticket, quindi l’eliminazione di una disuguaglianza importante». Queste le parole del Viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, in un botta e risposta ai microfoni di Sanità Informazione, con il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

Gimbe in un suo documento ha fatto un po’ le “pulci” al testo della Manovra che approda in Parlamento in queste ore. Molte luci segnalate dalla fondazione e qualche ombra. «Sicuramente sul personale dovremo fare molto a partire dalle borse di specializzazione per aumentare gli specialisti nei prossimi anni e non trovarci con una carenza» spiega Sileri.

Lei faceva un numero su questo tema…

«Puntiamo ad un incremento ulteriore di 2mila borse. Sarebbe davvero auspicabile, stiamo vedendo come poter fare. Giusta anche la necessità di poter fare una critica sui Lea e quindi la necessità di immettere nuovi fondi. Già mi sono espresso sul tema lo scorso anno: è inutile parlare di Lea se poi non metti dei soldi e lo fai a costo zero. Quindi pienamente d’accordo anche con questo aspetto» conclude il chirurgo e Senatore intervenuto all’Healthcare summit del Sole 24 ore.

Prende la parola Cartabellotta per ribadire i temi emersi dall’analisi Gimbe: «Noi prendiamo atto che il Ministro Speranza e il Viceministro Sileri hanno voluto rimettere al centro il SSN rispetto a quello che è l’articolo 32 della Costituzione, quindi, se si riparte da qui e se c’è volontà politica, tutte le disuguaglianze nell’erogazione dei servizi sanitari verranno, a poco a poco, tolte di mezzo. Quella del superticket è solo una prima e importantissima manovra. Lo sblocco dei nuovi Lea è fondamentale e il personale ovviamente bisogna riqualificarlo adeguatamente, oltre che rimotivarlo, perché i Lea non sono “autoeroganti” e quindi ci vuole un’adeguata rimotivazione del personale sanitario. Altrimenti rischiamo che questi giovani che noi andremo a formare un domani andranno via dall’Italia. Io credo che sia arrivato il momento, veramente, di rilanciare il SSN e credo che questo Governo sia già partito bene e speriamo che possa durare nel tempo per realizzare quanto auspicato».

Altri temi, viceministro, riguardano edilizia, farmaci innovativi, biosimilari e innovazione.

«Sono disponibili due miliardi in più che potrebbe sembrare una goccia nel mare, ma non lo è, perché già non ci sono tagli, in più hai i due miliardi per l’edilizia sanitaria e l’innovazione tecnologica – precisa Sileri -. Questo significa far ripartire un sistema che ha subìto in 10 anni 37 miliardi di tagli che sono stati distribuiti in maniera irregolare sul territorio nazionale. Alcune Regioni sono state in grado di adottare percorsi virtuosi per cui hanno eliminato gli sprechi e organizzato meglio la rete centrale e periferica di erogazione dei servizi e altre regioni, purtroppo spesso del sud – mi viene in mente una per tutte la Calabria – non sono riuscite a rendere virtuosi i tagli resi necessari dalla crisi. Ora, il bicchiere è mezzo vuoto perché serve ottimizzare meglio le risorse che però oggi vengono ancora sprecate, ci sono parti mancanti: penso alla telemedicina e alla digitalizzazione del SSN, tutti processi da anni annunciati, che potrebbero portare a ulteriori risparmi che possono essere reimmessi poi nel sistema. È evidente che bisogna rivedere un po’ tutto. Sui tetti di spesa, ad esempio, stamane ho incontrato le industrie farmaceutiche preoccupate per la revisione del prontuario. Ma significa solo aprire un tavolo alla luce di una redistribuzione del SSN in un’ottica non più di tagli ma di riorganizzazione. Grande polemica sui biosimilari: sì ai biosimilari perché porta risparmio, lo dico da medico e da viceministro. Ma quando il paziente non è mai stato trattato, in caso di switch bisogna pensarci e lascio al medico la decisione su come curarlo. I farmaci innovativi sono presenti all’interno della Manovra: 500 milioni di euro l’anno per tre anni così come per le terapie oncologiche. In tutto c’è un miliardo l’anno per tre anni. Vedremo i risultati di questa immissione di ossigeno per capire cosa servirà il prossimo anno ma io guarderei il bicchiere mezzo pieno, non ci sono tagli e ci sono soldi in più. Penso all’edilizia sanitaria: i soldi ci sono, ma se le regioni non chiedono soldi per costruire o migliorare gli ospedali quei soldi sono fermi. Bisogna sensibilizzare e prendere per mano le regioni che non riescono a collaborare con il ministero e usare i modelli; Veneto, anche Umbria, Emilia-Romagna. Prenderle come modello e riprodurre le loro iniziative».

Viceministro, il tema del personale si sta trattando a parte rispetto alla manovra; le regioni vi fanno molte proposte per ridurre il gap di medici e personale sanitario. Cosa ci dice sui commissariamenti? C’è un braccio di ferro tra regioni e ministero?

«Io sono contrario ai commissariamenti delle Regioni – spiega il chirurgo e Senatore – sono per quelli “chirurgici” che devono riguardare solo le strutture e le aziende con i problemi economici o altro. Può bastare anche affiancare, vigilare e prevenire gli errori. Peraltro, se c’è un disavanzo può bastare il trend di miglioramento e poi affiancare la regione per la crescita. Parliamo di carenza medici. Stiamo lavorando per poter aumentare il numero delle borse, lo scorso anno sono state aumentate in maniera cospicua credo che vada fatto anche quest’anno. Non c’è un numero perfetto, o meglio c’è un numero ideale che secondo me è 6000 borse in più nei prossimi 2 anni considerando il fatto che il prossimo anno si laureeranno coloro che hanno fatto ricorso nel 2013 quindi avremo un’uscita di laureati in medicina superiore rispetto all’anno precedente, se riuscissimo ad avere 2000 borse in più quest’anno per me sarebbe un grandissimo successo per far fronte alla carenza dei medici specialisti, che sono quelli che mancano. Si è aperta la diatriba sul numero chiuso: non è il numero aperto che risolve il problema, anzi ne aggiunge un altro. Il vero problema è l’imbuto formativo. Dobbiamo lavorare per aumentare le borse per il prossimo anno».

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