In corso la “Maratona” per arrivare a chiudere il Patto della Salute. Sul tavolo temi quali l’autonomia regionale e il reperimento delle risorse. «Non nego che recuperare risorse per la sanità sarebbe importante – ha spiegato il ministro della Salute, Giulia Grillo – ma vediamo anche come organizzare meglio quelle che abbiamo»
Tre minuti ad associazione di categoria per esporre il proprio punto di vista, una sala gremita ma con qualche defezione e al tavolo il ministro della Salute, Giulia Grillo che assiste per le prime due ore, sostituita poi dal sottosegretario Armando Bartolazzi. Parte così il primo di tre giorni di “Maratona” per arrivare a chiudere il Patto della Salute, l’accordo programmatico e finanziario per il triennio 2019/2021.
Per il ministro della Salute, Giulia Grillo la maratona è un momento di «confronto su quei temi che sono strettamente del Patto. Qualcuno potrebbe sembrare che va fuori tema, ma in realtà così non è perché in ogni caso ci sono sempre argomenti importanti in queste occasioni di confronto pubblico». L’idea di una tre giorni di mini-interventi non è piaciuta ad alcuni tra gli auditi, soprattutto per il ridotto tempo a disposizione. «È un modello inedito, che a noi piace», ha invece precisato Giulia Grillo, poiché è «molto più utile confrontarsi tutti insieme che non aprire un tavolo con ogni singolo attore».
Tra i temi emersi nel dibattito anche l’autonomia regionale. «Il concetto è che bisogna far andare avanti chi vuole andare avanti e prendere per i capelli chi rimane indietro, per far andare avanti anche lui. Chi è proattivo deve poter andare avanti e chi non lo è va aiutato dallo Stato», ha spiegato il ministro Grillo, nel giorno in cui è stato convocato il vertice di Governo sull’autonomia regionale differenziata a Palazzo Chigi. Per quanto riguarda la Sanità, «la riforma ha già le sue fondamenta nella concorrenza della materia sanitaria a livello costituzionale. Già le Regioni hanno una fortissima autonomia. Quello che dobbiamo fare – ha spiegato il ministro – è dare alle Regioni a cui serve quell’autonomia che, in alcuni casi, è necessaria per tenere in piedi i servizi. E, d’altra parte, cercare di smuovere una serie di blocchi burocratici, che hanno frenato il paese per anni».
Rimane il nodo finanziamenti. «Molte delle idee esposte sono interessanti – ha continuato – come gli infermieri di famiglia. Ma è un tema di risorse. Ci stiamo impegnando a mantenere quelle stanziate nella precedente legge di bilancio». Serve anche fare risparmio. Per esempio, ha sottolineato il ministro, «oggi si è parlato della possibilità di utilizzare i fondi sanitari integrativi per le prestazioni non incluse nei livelli essenziali di assistenza. Ci sono diversi percorsi da seguire, certamente le risorse non sono infinite, quindi dobbiamo cercare di capire come finanziare l’esistente facendo un po’ di risparmio».