Sanità 25 Febbraio 2020 10:54

Mascherine e amuchina, la paura del contagio sbarca a Montecitorio. E c’è chi chiede la chiusura del Parlamento

Il coronavirus tiene banco anche alla Camera. Baldini (FdI) entra in Aula con la mascherina mentre Trizzino (M5S) prova a tranquillizzare: «Non è la peste raccontata da Manzoni». Toccalini (Lega) propone di approvare i decreti per affrontare l’emergenza e sospendere i lavori

Mascherine e amuchina, la paura del contagio sbarca a Montecitorio. E c’è chi chiede la chiusura del Parlamento

C’è chi vorrebbe che tutti i deputati indossassero le mascherine. Chi invece agogna controlli per tutti. Chi si scambia l’amuchina. E chi addirittura propone di chiudere il Parlamento e di aspettare la fine dell’Apocalisse. Ieri alla Camera si discuteva del Dl intercettazioni ma a tenere banco non poteva che essere il Covid-2019, il virus che sta bloccando e spaventando mezzo Paese. E anche mezzo Parlamento.

La psicosi che ha spinto tanti italiani a fare incetta di beni alimentari come se fosse imminente la fine del mondo non si è fermata sulla soglia dei palazzi del potere ma ci è entrata di prepotenza non appena i portoni hanno riaperto. In Aula è spuntata la prima mascherina che, a sorpresa, era sul volto di un medico, il chirurgo Maria Teresa Baldini, parlamentare di Fratelli d’Italia: «È nostro dovere di parlamentari lanciare i messaggi giusti in termini di prevenzione. Non voglio dire ai colleghi cosa fare, è una scelta individuale, ma come medico è una scelta che consiglio».

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Si sono spinti oltre alcuni colleghi della Lega. Come Luca Toccalini, deputato e coordinatore Giovani della Lega, che su Facebook lancia la sua proposta choc: «Approviamo i decreti per affrontare l’emergenza e poi chiudiamo il Parlamento» perché «ogni giorno incontriamo centinaia di persone, stringiamo mani, prendiamo aerei e treni» e «come politici dobbiamo dare il buon esempio». In tempi di antipolitica, ha accompagnato la sua proposta da una «necessaria decurtazione dello stipendio» che certamente non sarà gradita da tutti. Una linea seguita anche da Guglielmo Picchi del Carroccio, mentre Roberto Turri, anche lui della Lega, sottolinea in Aula che «ci sono colleghi deputati impediti dal partecipare ai lavori alla Camera perché ‘chiusi’ nei territori sottoposti a restrizioni per l’emergenza coronavirus. Credo che questo sia un vulnus per i nostri lavori». Una sequenza di dichiarazioni che per il partito di Matteo Salvini sembra essere più che una strategia anti una strategia congela-Conte.

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Più composita la realtà dei Cinque Stelle: c’è chi vive con grande preoccupazione la riapertura del Parlamento ai tempi del coronavirus, ma anche chi, come il medico Giorgio Trizzino, prova a tranquillizzare gli animi parlando di «una normale ciclicità delle diffusioni virali e batteriche in un mondo che per fortuna ha una immensa diversità naturale» e evoca la peste di manzoniana memoria quando «le misure di contenimento furono adottate dai signorotti locali solo quando loro stessi si videro minacciati fin dentro il loro palazzo, poiché la peste smise di essere una calamità a solo carico della plebe».

Appartiene al partito della prudenza il giovane deputato e medico M5S Manuel Tuzi: «Penso che come vengono fatti in aeroporto, i controlli siano necessari anche alla Camera per la peculiarità dell’attività e per la moltitudine di persone che incontriamo. Penso sia giusto e corretto vista anche la differente localizzazione geografica degli onorevoli: un terzo proviene dalle zone limitrofe a quelle dove è presente maggiormente il coronavirus».  Preoccupata invece Fucsia Nissoli, deputata eletta all’estero nella circoscrizione America Settentrionale e Centrale, che gira per i corridoi della Camera con due enormi valige. È in partenza per gli Stati Uniti, teme che la situazione italiana si aggravi e non la facciano sbarcare nel Paese nordamericano. Intanto però anche i politici sono costretti a cambiare la loro agenda a causa del coronavirus: annullati viaggi dei presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Casellati che oggi avrebbero dovuto volare a Londra per parlare di cambiamenti e climatici e Brexit; Matteo Salvini ha cancellato i suoi impegni in giro per l’Italia tra Lombardia e Umbria mentre il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, impegnato nelle suppletive per Roma, ha disdetto un incontro elettorale con i Verdi. Nessun allarmismo ma meglio non rischiare.

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