L’avvocato, volto noto in tv, sottolinea le potenzialità della legge Lorenzin: «Finalmente cittadini sanno come poter riconoscere un professionista». Sulle liste di attesa: «Sono migliaia le lamentele che arrivano ai nostri call center. Lesi principi costituzionali»
«Una svolta epocale per pazienti e consumatori». Laila Perciballi, avvocato da anni in prima linea in difesa dei consumatori, definisce con queste parole la creazione del nuovo maxi Ordine delle professioni sanitarie. Uno strumento, quello introdotto dalla legge 3 del 2018, che sarà fondamentale per riconoscere chi esercita la professione (sono tante, ben 22 professioni e 17 Albi) in modo abusivo. «È l’occasione per una maggiore alleanza tra le associazioni dei consumatori e gli esercenti le professioni sanitarie per creare un codice deontologico comune per combattere l’abusivismo e per far crescere la sanità nella maniera più opportuna, cioè quella in conformità alla tutela della salute prevista dalla nostra Costituzione», spiega Perciballi a Sanità Informazione a margine di un incontro organizzato dalla Simedet, Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica. Perciballi è un volto noto al grande pubblico: come referente del Movimento Consumatori è spesso in tv in trasmissioni come “Uno Mattina”, “La vita in Diretta” o “Di Martedì”, referente del Movimento Consumatori. Una veste che l’ha vista spesso confrontarsi anche con un problema ormai antico della sanità italiana, quello delle liste di attesa: «Sono centinaia, forse migliaia le lamentele che arrivano ai call center del movimento consumatori per denunciare queste lunghe liste di attesa. Ci attendiamo che il legislatore passi dalle parole ai fatti».
Avvocato, la legge Lorenzin ha introdotto un nuovo Ordine che racchiude ben 19 professioni sanitarie. Un vantaggio per utenti e pazienti e un modo per valorizzare e riconoscere nuove professioni…
«La legge Lorenzin è decisamente una svolta epocale per quanto riguarda il rapporto medico – paziente. Abbiamo 22 professioni e riconosciuti 17 albi professionali, maggiore trasparenza nei confronti delle professioni, maggiore informazione dei confronti degli utenti-pazienti, finalmente i cittadini sanno come riconoscere un professionista, ci sono degli albi con gli elenchi degli iscritti. Coloro che non sono iscritti negli albi professionali non sono esercenti le professioni sanitarie e quindi sono degli abusivi. In questo modo il cittadino ha uno strumento in mano per poter sapere a chi si rivolge, che tipo di professione sanitaria sta svolgendo, che tipo di rapporto e laddove c’è una mancanza può fare un esposto all’Ordine professionale che si deve attivare per verificare i comportamenti del professionista che è stato segnalato e quindi attivarsi con le sanzioni previste dall’ordine. È l’occasione per una maggiore alleanza tra le associazioni dei consumatori e gli esercenti le professioni sanitarie per creare un codice deontologico comune per combattere l’abusivismo e per far crescere la sanità nella maniera più opportuna, cioè quella in conformità alla tutela della salute prevista dalla nostra costituzione».
Prima della legge Lorenzin ci sono stati molti casi di esercizio abusivo? lei ne ha riscontrato qualcuno?
«Erano tantissimi i casi di esercizio abusivo della professione, c’era poca possibilità da parte dell’utente di saper riconoscere l’esercente legittimo della professione sanitaria in maniera legittima. Con l’istituzione degli albi professionale questo è possibile, gli elenchi devono essere pubblici e pubblicati sui siti, quindi il cittadino può verificare direttamente attraverso il sito internet se il professionista a cui si sta rivolgendo è un esercente la professione sanitaria in maniera legittima oppure è un abusivo, in questo caso può segnalarlo. Inoltre oggi c’è una maggiore trasparenza, una relazione medico-paziente veramente basata su un rapporto di fiducia e di alleanza grazie al decreto Lorenzin e alla legge Gelli-Bianco che riconosce anche il momento dell’informazione come un momento del trattamento terapeutico: la relazione è importante sin dall’inizio del rapporto, quindi l’informazione sulla malattia, sulle cure e un consenso che sia realmente informato. Tutto questo è previsto da queste riforme che consentono di dar luogo a una svolta nel Sistema sanitario e riconoscere il paziente al centro del sistema».
Un altro tema caro alle associazioni dei consumatori è quello delle liste di attesa che a volte mettono a rischio il diritto alla salute. Da questo punto di vista qual è la situazione in Italia?
«Sono centinaia, forse migliaia le lamentele che arrivano ai call center del movimento consumatori per denunciare queste lunghe liste di attesa che costringono spesso i cittadini a rivolgersi al privato perché non riescono ad accedere al pubblico. Tutto questo lede il diritto alla salute, in violazione dei principi costituzionali: il diritto alla salute sia come interesse individuale, sia come interesse della collettività. Va assolutamente messa al riparo questa situazione. Ci aspettiamo che gli annunci che sono stati fatti dal legislatore non siano soltanto annunci ma siano seguiti da fatti concreti e che le liste di attesa non siano più tali ma ci sia una effettiva risposta alle domande dei cittadini».